Alessandra Amitrano


"Sono nata alla Clinica del Sole a Napoli. Era il 2 luglio, il giorno che sta giusto in mezzo all’'anno. L’'anno era il 1970. Mia mamma insegnava disegno e storia dell'’arte. Mio padre collezionava cani, macchine e armi. Mio nonno mi procurava degli apparecchi per i denti falsi visto che io amavo le macchinette (si chiamavano così a Napoli) e lui faceva il dentista. Mia nonna collezionava scarpe e cameriere. Una volta sono rimasta in cima a un albero per diverse ore a guardare dall'’alto mia madre, il suo secondo marito e altri parenti che mi cercavano con ansia e preoccupazione. Usavo sputare addosso alle persone che mi stavano antipatiche, eppure ero una bambina dolce, introversa ed educata. Ero orgogliosa della mia destrezza fisica. Sentivo di dover essere sempre pronta a scappare o a difendermi. Usavo (e uso) dei criteri mentali assolutamente arbitrari per anticipare la conoscenza di persone rischiose. Diversi di questi metodi avevano a che fare con i numeri. Il mio primo bacio con la lingua l’'ho dato che avevo dodici anni. Stavo a casa di Giorgia e c'’era Luigi Capuano che si offriva per baciarci tutte noi che non sapevamo farlo. A turno entravamo in cucina a scambiarci saliva con la sua. Cristiana, la mia migliore amica, mi rubava i vestiti. Un giorno le ho rubato Massimiliano, il fidanzato, ma solo per qualche minuto. Massimiliano si è suicidato quando eravamo più grandi. Anche mio padre si è tolto la vita. Avevo diciannove anni. A vent’'anni sono andata a studiare al DAMS di Bologna. A metà dei ’90 a Madrid a scrivere la mia tesi di laurea sui cortometraggi spagnoli che sarebbe poi diventata un libro edito in Italia e in Spagna. Di nuovo in Spagna ho scritto una monografia su Francesc Betriu, un regista catalano. La scrissi a quattro mani con Atonio Llorens. È stato bello scrivere quel libro, molto aristocratico, trascorrevamo interi pomeriggi nella casa madrilena del regista a conversare di cinema, arte, vita e letteratura. Da lì ne uscì il libro. Dopo Madrid ho scelto di vivere a Roma, per due ragioni: un fidanzato romano e la scrittura. Scrivevo in italiano e l’'italiano mi mancava, mi mancava sentirlo parlare visto che ormai sognavo anche in spagnolo. A Roma la vita non era facile come a Madrid dove avevo la strada spianata. Ho fatto un sacco di lavori, cameriera, baby sitter, modella fetish. Ho girato un documentario sul sadomaso, uno al fumettista Franco Saudelli e una videointervista a Miguel Angel Martin e Jorge Vacca della Topolin Edizioni sul tema della censura editoriale. Sono andata a Londra per girare un documentario sulla trapanazione del cranio. Ero pronta per una lunga videointervista ad Amanda Fielding ma ho preferito le mitsubishi che mi prendevano a tempo pieno e il documentario non l’'ho più girato. Però ho scritto un bel racconto, Mitsubishi appunto e con Serena e Alessandra abbiamo girato ore e ore di digitale delle nostre vite sporche. Un giorno farò qualcosa di quei girati. A Roma come ovunque ho amato la scena underground, soprattutto quella dei party, delle feste illegali. Broken Barbie è iniziato come una lettera a Rudy che mi ha tatuato un serpente sulla schiena. Poi è diventato Lacrime artificiali e poi è diventato BB. Sempre quando scrivo parto da una cosa che si trasforma in un'’altra. Anni prima avevo scritto Venganza, mai pubblicato. Parlava di V, una di 28 anni molto in gamba però con un problema, ogni tanto perde la memoria. Un giorno si accorge non solo di avere un marito ma che questo marito è scomparso e allora comincia a girare il mondo per cercarlo e scopre delle cose incredibili. Quando ho visto Memento ho pensato che dovevo aver conosciuto il regista o lo sceneggiatore o un loro amico un giorno da qualche parte e gli dovevo aver raccontato del mio romanzo inedito. Mi piace quando sotto il rap c’è questa musica che ti fa pensare alle madri che piangono. La mia vita è stata più bella ed entusiasmante di quella di qualsiasi libro di cui potrei mai scrivere."

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