Carlo Cattaneo

Interdizioni israelitiche

COD: c74d97b01eae Categorie: , , Tag:

Collana:
Numero collana:
14
Pagine:
242
Codice ISBN:
9788881120116
Prezzo cartaceo:
€ 10,00
Codice ISBN ePub:
9788876252228
Prezzo eBook:
€ 4.99
Data pubblicazione:
01-11-1995

Introduzione di Edoardo Albinati

Note di Carlo Bersani

Scritto da Carlo Cattaneo nel 1835, Interdizioni israelitiche è uno dei primi e più lucidi tentativi di confutazione dell’antisemitismo e rappresenta per la cultura europea un modello assoluto di pamphlet storico-politico. L’autore, padre della corrente federalista del Risorgimento italiano, ricostruisce la storia delle persecuzioni subite dagli ebrei incentrando la sua ricerca sulla questione cruciale del rapporto tra vita e denaro. “I nostri avi condannavano l’Ebreo a vivere di usura e di baratti, e poi lo maledicevano come usuraio e barattiere”.

INTERDIZIONI ISRAELITICHE – RECENSIONI

Enzo Siciliano, L’ESPRESSO

 

Carità per gli ebrei

 

“I nostri avi condannarono l’ebreo a vivere di usura e di baratti, e poi lo maledicevano come usuraio e barattiere”. Con questa chiarezza, nel 1835, Carlo Cattaneo poneva il problema dell’antisemitismo che travagliava l’Europa: “vi fu un tempo in cui tutta l’Europa consentì ad aggravare di dolorose interdizioni la vita degli Israeliti. Ed ora é giunto un altro tempo in cui ogni innovazione di leggi e di ordini civili concorre con mirabile uniformità e costanza ad alleviare il peso di quelle interdizioni, e a riannodare tra quelle e le altre stirpi del genere umano i vincoli della carità e della pace”. Sarebbe passato un secolo, e la più feroce persecuzione antisemita che abbia conosciuto l’umanità avrebbe avuto corso in Europa per responsabilità dei nazisti. Cattaneo distingue tra capitale e denaro con lucida percezione: “Si credeva che capitale e denaro fossero sinonimi. E siccome i pezzi di denaro non si propagano come i polipi; così s’insegnava il sofisma aristotelico, che la pecunia è infeconda; che chi aveva il suo patrimonio in terre, in case, in bestiami, poteva in buona coscienza godersene il reddito; ma che per sua disgrazia si trovava ad averlo in denaro, non aveva diritto a trarne alcun frutto; e ch’era tenuto a prestarlo gratuitamente a chicchessia affinché gli altri se ne arricchissero a suo rischio e a suo vantaggio”. Di qui l’equivoco tragico in cui é incorsa la storia del popolo d’Israele. Edoardo Albinati, cui va il merito d’aver sottratto alla polvere degli scaffali queste “Interdizioni”, ricostruisce in una persuasiva prefazione la figura di Cattaneo: un “borghese emarginato nel secolo della borghesia, proprio per la sua ostinazione a professare un austero, inamabile culto di valori borghesi”.

Elena Loewenthal, IL SOLE-24 ORE

 

Il Cattaneo e gli israeliti

 

Dopo lunga e tormentata battaglia, nel 1833 la Confederazione elvetica riconobbe formalmente la costituzione del nuovo cantone di Basilea – Campagna, che accoglieva anche il principio della interdizione degli ebrei a possedere immobili. Nel 1835 i fratelli Wahl, cittadini francesi di Muhlhouse, “israeliti”, comprano un podere nel cantone appena nato. Prontamente, un decreto del Gran consiglio di Basilea – Campagna dichiara illeggitma questa compravendita e annulla il contratto di acquisto. Questo episodio apparentemente insignificante e simile a tanti altri (anche se, guardato da vicino, provoca un certo stupore nonché sbigottimento), suscitò all’epoca non poche reazioni da parte di giuristi e intellettuali. In proposito si pronunciò anche il nostro Mazzini. Ma esso fu soprattutto lo spunto per un testo tanto breve quanto importante: le “Interdizioni isralelitiche” di Carlo Cattaneo, giurista e politico, spirito più che mai risorgimentale. Ma nulla nel suo scritto lascia trapelare forti emozioni, impulsi di sfrenate libertà: doveva essere un uomo piuttosto pacato, con il dono di un immancabile equilibrio. E qui, in queste poche pagine, ora ristampate da Fazi Editore ( dopo l’edizione della Nuova Universale Einaudi che risale al 1962), egli imprime alle sue argomentazioni un perfetto equilibrio, fra distanza e giustizia. Trapela infatti quasi sempre una forte diffidenza umana per l’ “ebreo”; come quando, a esempio, Cattaneo sostiene che la fine delle interdizioni porterebbe a un provvidenziale calo demografico all’interno delle comunità: egli ascrive infatti la “singolare moltiplicabilità degli ebrei”, al fatto che la società, “allontanandoli da tutte le vanità e dissipazioni, gli spingono verso la vita domestica e coniugale; e moltiplicano quella situazione che é più propizia al migliore allevamento della specie umana. Al contrario, lo scioglimento delle interdizioni infievolirebbe questa spinta coll’aprire ai giovani Israeliti tutto il vasto campo delle vanità e dissipazioni”. Profonda diffidenza dunque, ed estraneità a questa bizzarra specie umana che sono gli ebrei, ma per altro verso anche una forte urgenza di giustizia, di parità di diritti. Per Cattaneo sono essenziali meccanismi economici, e il perdurare delle interdizioni a carica degli ebrei é secondo lui un fattore essenzialmente antieconomico, controproducente. Queste sue pagine sono un modello di franchezza storica, di quella logica così semplice e lineare che forse proprio per questo é così rara nella storia del mondo: “Il progresso dell’umanità é faticoso, lento e graduale. I nostri padri ci hanno tramandato un tesoro inestimabile di dottrine, di arti utili e di generosi esempli. E’ debito della posterità essere riconoscente alle loro fatiche, compatire alla sventura che ebbero di non vivere in giorni migliori, e di consacrare la vita ad aumentar col dovuto obolo il deposito sacro del sapere universale e della comune prosperità”.

Antonio Debenedetti, CORRIERE DELLA SERA

Il poeta Edoardo Albinati ripropone “Interdizioni israelitiche”, un singolare pamphlet del pensatore lombardo

Cattaneo: “Difendo l’ebreo, condannato a vivere di usura”

 

“Interdizioni israelitiche” di Carlo Cattaneo è un vero e proprio catalogo di nefandezze e di prevaricazione compiute contro gli ebrei dai tempi dell’antica Roma fino alla Rivoluzione francese e oltre. Nell’occuparsi di Cattaneo, la cultura, italiana ( anche quella laica e progressista) ha preferito tuttavia leggere queste sue pagine inquietanti, terribili come l’opera di un filosofo dell’economia. Al contrario, il bisogno di recuperare le “Interdizioni”, presentandole come una straordinaria e precoce denuncia dei crimini dell’antisemitismo, ha spinto adesso Edoardo Albinati, poeta e narratore non ancora quarantenne, a ripubblicare il libro (Fazi de., pagg. 237) con un appassionato saggio introduttivo. “Le pagine di Cattaneo sono un esercizio di demistificazione molto forte. Il lettore assiste a un esemplare esercizio di decostruzione di un perverso meccanismo logico che confonde punizione con colpa”, afferma Albinati appena gli si chiede perché si sia voluto ripubblicare in una luce nuova, non priva di intenzioni polemiche un testo vecchio di centosessant’anni. “per questa logica aberrante, chi è vittima diventa perciò stesso colpevole”, aggiunge, spiegando come Cattaneo faccia del cliché antiebraico dell’usuraio il prodotto stesso delle restrizioni imposte agli israeliti dalle leggi che impedivano loro ogni altra attività. Una conferma ci viene dalla lettura del libro. “I nostri avi condannavano l’ebreo a vivere di usura e di baratti, e poi lo maledicevano come usuraio e come barattiere”, scriveva Cattaneo sul finire del 1835. Ex allievo di Gian Domenico Romagnosi, economista e filosofo, storico e “studioso delle sorti della civiltà”, il trentaquattrenne Cattaneo, prima ancora che dall’enormità delle ingiustizie perpetrate contro gli israeliti, si sentiva intellettualmente offeso dall’assurdità delle leggi contro di loro. Gli esempi, guardando indietro nel tempo, non erano difficili da trovare. se un ebreo “abbracciava i cristianesimo… il signore del feudo aveva il diritto di confiscargli tutti gli averi… Questa contraddittoria costumanza… rendeva quasi impossibile la conversione degli Israeliti che non fossero del tutto mendichi”. Cattaneo da buon repubblicano che nel 1848 costituirà un Consiglio di guerra per coordinare gli sforzi degli insorti milanesi contro gli Austriaci, ribolle di sdegno. sente la necessità di documentarsi e di scrivere una “Memoria”, dedicata alla “oscurissima” legislazione riguardante il popolo ebraico. Lo spirito si coglie ad apertura di pagina: “Esclusi dal diritto di possidenza e talvolta dal diritto di domicilio”, gli ebrei erano esclusi anche “dagli onori funebri, dalle armi, dalle magistrature, dagli studi liberali… non potevano abitare sotto uno stesso tetto che ospitasse cristiani. Severe leggi interdicevano ai cristiani il sedere a mensa, il giuocare, il domestico conservar con loro”. L’autore afferma di voler investigare le conseguenze economiche dei veti imposti agli israeliti. In realtà, come spiega Albinati, Cattaneo va ben oltre. Studia le leggi antisemite “come exemplum di ingiustizia sociale, alla cui analisi possono contribuire le discipline a lui più care: storia, economia politica, estimo, diritto, tenute insieme da un gusto di sfida intellettuale che sa di dover raccogliere più obiezioni che consensi”. “Interdizioni”, opera nata nella stessa temperie storica dei “Promessi sposi” (da cui separano pochi anni), trae spunto da un’occasione minima. “I fratelli Wahl, ebrei francesi di Muhlhouse, acquistano un terreno nel Cantone di Basilea, ma il contratto viene impugnato dalle autorità municipali perché lo statuto fa divieto agli israeliti di possedere proprietà fondiarie. Cattaneo si pone nei panni non già degli acquirenti (dei Wahl), ma del proprietario che vede limitato il suo diritto. Il libro partendo da qui, si trasforma in una storia di tutte le restrizioni imposte agli ebrei dai tempi dell’antica Roma”, spiega Albinati, il quale trova straordinario “che un autore non ebreo, non specialista di problemi ebraici possa in una questioncella giuridica fare lo specchio di una storia millenaria”.

Interdizioni israelitiche - RASSEGNA STAMPA

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