Colm Tóibín

Sud

COD: 43ec517d68b6 Categoria: Tag:

Collana:
Numero collana:
24
Pagine:
224
Codice ISBN:
9788881121052
Prezzo cartaceo:
€ 13,00
Data pubblicazione:
01-05-1999

Traduzione di Laura Pelaschiar

Una misteriosa straniera si aggira per le strade assolate di Barcellona, alla fine dell’estate del 1950. Si chiama Katherine Proctor ed è appena fuggita dall’Irlanda. Si siede nei caffè della città catalana e la esplora, protetta da uno scudo impenetrabile di solitudine. Poi, lentamente, si risveglia. Conosce Miguel e si lascia andare a un amore mediterraneo, che risveglia anche la sua passione per la pittura, alla quale si dedica febbrilmente frequentando l’ambiente bohémien degli artisti. Una notte, però, in un bar, un incontro la getta in pasto ai demoni del passato. Michael Graves è irlandese, e Katherine teme che la stia spiando per ricondurla a quella vita da cui si è strappata senza lasciare traccia di sé. Intanto la Storia incombe: Miguel, ricercato dalla milizia franchista, fugge in montagna e Katherine lo segue. In un susseguirsi di eventi e colpi di scena.
Tóibín tratteggia uno straordinario ritratto di donna: Katherine ha una personalità complessa, spregiudicata, moderna. E il romanzo della sua vita è una dolorosa ma ineluttabile ricerca di se stessa.
La vita sarà meno intransigente di lei. La risarcirà della sofferenza, regalandole la riconciliazione con se stessa e con il suo paese.

«Un romanzo forte e commovente sulle dure verità che è costretto ad affrontare chi dà una svolta alla propria vita. Colm Tóibín, come i suoi personaggi, non dice mai troppo e non ci mette mai troppo a nostro agio. Un’opera straordinaria».
Don De Lillo

SUD – RECENSIONI
SUD – RECENSIONI

 

Sandra Petrignani, PANORAMA
– 02/05/1999

 

Scrivere sotto la cintura

 

Di tanto in tanto s”individua in una determinata zona geografica una particolare ricchezza espressiva. Un po” è un fenomeno di moda, ma c”è sempre anche una ragione reale. Adesso, per esempio, è il momento dell”Irlanda e degli scrittori irlandesi. Joseph O” Connor, Roddy Doyle, Jennifer Johnston, Catherine Dunne, Dermot Bolger, Robert McLiam Wilson si stanno imponendo all”attenzione mondiale con la forza semplice e rude dei loro romanzi. Che cosa è successo? Cosa è venuto a tirarli fuori dal cono d”ombra di una letteratura ferma ai grandi Yeats, Beckett, Joyce? Forse la spiegazione più convincente (e rude, tanto per cambiare) viene da O”Connor: ”Noi oggi abbordiamo la letteratura come Monica Lewinsky Bill Clinton: con un grande rispetto, in ginocchio e abbassandole la chiusura-lampo”. Insomma, gli scrittori che si sono imposti recentemente in Irlanda hanno saputo sbarazzarsi dell”eredità dei padri, dell”eccesso di letterarietà e conseguente illeggibilità che li marcava. Hanno buttato a mare James Joyce e la sua intoccabile sacralità, hanno cominciato a guardare il mondo dal basso, sotto la cintura, con le conseguenze buone e pessime che questo comporta. Prendiamo Colm Tòibìn e il suo Sud, tradotto nove anni dopo l”uscita in patria. Tòibìn è del 1955 e scrive come se avesse esordito nel dopoguerra. Non fosse per l”impronta decisamente apolitica, lo si direbbe neorealista. Se molti suoi colleghi preferiscono scenari domestici, bevute e inconcludenze di una generazione disoccupata e confusa, lui ha l”ambizione di raccontare il terrorismo e il disagio verso la propria terra. Ma se l”approccio è neorealista, il sentimento è contemporaneo: sospensione del giudizio, tutta la forza spostata dal pensiero ai fatti. Piccoli e grandi fatti della vita messi uno vicino all”altro senza gerarchia: la morte, l”amore, la preparazione dei cibi, gli incontri, i tradimenti, le chiacchiere. Protagonista di Sud è Katherine Proctor, che ha lasciato marito e figlio in Irlanda per fuggire in Spagna e ricominciare. Frequenta i pittori di Barcellona, s”innamora di un terrorista (siamo negli anni Cinquanta, durante il franchismo) e lo segue in montagna dove vivono nascosti. Hanno una bambina. Gli eventi precipitano e la parentesi spagnola della sua vita si conclude tragicamente. Ma Katherine è una donna dura, ricomincerà ancora una volta tornando a Dublino, ritrovando il figlio senza una lacrima. Si resta disorientati da tanta programmatica mancanza di sentimento. Eppure, grazie al suo non concedere nulla alla commozione, Tòibìn riesce a ridisegnare la mappa dei rapporti d”amore e disamore dei nostri giorni, fra genitori e figli, fra uomo e donna, fra l”uomo e il suo prossimo. Non è poco.

 

Luigi La Rosa, ORIZZONTI
– 02/05/1999

 

Colm Tóibín, cronache dalla Rivoluzione

 

“Sud”, un romanzo magistrale che coglie l’anima del Mediterraneo attraverso le drammatiche scelte di una donna forte, orgogliosa, speciale.

Una scrittura che mette in luce passioni e contraddizioni di un’epoca, in un’opera di struggente bellezza e di profonda commozione.

Lo spirito mediterraneo è ancora al centro di una scrittura forte, di un pensiero profondo. Quelli di un romanzo stupendo, intitolato “Sud” e proposto, da qualche tempo, dall’editore Fazi. E la cosa più sorprendente è dettata dal fatto che l’autore arrivi da lontano, addirittura dall’Irlanda, con l’urgenza e l’intelligenza di cogliere aspetti e lacerazioni appartenenti in massima parte alla nostra cultura. Lo scrittore, Colm Tóibín, che con questo libro d’esordio è arrivato finalista al prestigioso “Whitbread Novel Award”, vive e lavora a Dublino, dove è tra i migliori collaboratori del “Sunday Indipendent”. “Sud” rappresenta il primo dei suoi libri. Successivamente, assecondando il registro autobiografico e dando vita a un romanzo di spregiudicata rivendicazione intellettuale, sempre per i tipi della Fazi è apparso anche il romanzo successivo, con un titolo di altrettanta notevole suggestione: “Storia della notte”. Ma non è di questo che volevamo parlare, ma della prima esperienza narrativa di Tóibín. Della sua scrittura dai toni leggeri, di una potenza indicibile, nel mettere a nudo personaggi e vicende a noi vicini – tanto per vicissitudini esistenziali, quanto per prerogative culturali ed estetiche -, uomini e donne al centro di scelte difficili, il più delle volte dolorose, tuttavia inevitabili, tuttavia richieste. La protagonista di “Sud” si chiama Katherine, ed è una donna coraggiosa, decisa, una ragazza che ha avuto la forza di dare un taglio al suo matrimonio e lasciare l’Irlanda. L’attendono la Spagna dell’oblio, dei silenzi incontaminati, e l’incontro con Miguel, giovane pittore alle prese con una tenace vocazione per la pittura. Ecco i presupposti di una comune lotta con l’Agenlo. Oltre alla passione e alla necessità di fuggire via lontano – non dimentichiamo che sono gli anni della dittatura di Franco, e il conformismo è la maschera vigliacca che è necessario indossare per allontanare conflitti e lacerazioni di natura politica – l’amante instilla nella combattiva compagna anche l’amore per l’arte. I due penetrano i poetici ambienti della vita notturna di Barcellona, abbandonandosi a una dimensione sognante e fortemente bohémien. Fino a imbattersi in Michael Graves, anch’egli irlandese e pronto a innescare, nella coscienza della donna, i meccanismi di un sottile senso di colpa. Di un pentimento. Quest’ultimo rappresenta il ritorno, laddove l’artista aveva portato nell’esistenza di Katherine una profonda speranza di cambiamento. Graves le fa pensare al passato, alla vecchia casa tra gli alberi, al figlio che ha rinnegato senza neppure il tempo di un addio. Anche quella vita fa parte della sua storia, appartiene alla sua ricerca umana, è una vita che reclama a piena voce i suoi antichi territori d’affetto. Le vicende precipitano allorché la minaccia di un potenziale arresto di Miguel costringono Katherine e l’amico a una fuga, in direzione di un rifugio segreto. E’ allora che la decisione di sopravvivere a ogni costo vien fuori cristallizzando miracolosamente la pagina, e arricchendo la scrittura di una fine emotività, di una purezza sentimentale, di quel pathos inequivocabile che rende il racconto di alcune esistenze una magnetica cronaca del cuore. Quello che fa di “Sud” un’opera indimenticabile non è solo la bellezza della storia o il fascino originalissimo del racconto, in grado di incantare il lettore per intero, dalla prima all’ultima pagina. E’ anzitutto la potenza di una cifra simbolica sapiente, il miracolo di uno stile che affonda continuamente il bulino nella vita reale, riportandone immagini, sconforti, turbamenti. Non c’è mai sovrabbondanza, né esagerazione. Il vissuto e il sognato conquistano naturalmente i propri spazi, con figure che si delineano nitide, su sfondi di emozionato vigore. Colm Tóibín è davvero un geniale narratore, forse il più grande e più avvincente della sua generazione. E la letteratura è stata in grado di operare in lui un miracolo formidabile: trasfondere nella natura nordica e autunnale del suo mondo, il calore spontaneo e il fuoco incontenibile del Sud.

 

Maria Serena Palieri, L”UNITÀ
– 02/05/1999

 

Lo scrittore fuggito dall’Irlanda in cerca del sole

 

Il dublinese Colm Tóibìn ci spiega che il suo nome è quanto di più irlandese possa esserci: Colm è “il santo prediletto dai genitori irlandesi nazionalisti”; mentre Tóibìn è la versione gaelica del normanno D”Aubyn. Per qualche neo-natale spirito di contraddizione, però, lui è venuto fuori con capelli e occhi neri (“l”unico, in mezzo a due fratelli e due sorelle biondi come il grano”) e, sarà per questo, con una curiosità volta tutta alle minoranze. Colm Tóibìn, 44 anni, di famiglia cattolica, giornalista per il “Sunday Indipendent”, ha scritto tre romanzi in Irlanda pluripremiati. In “Sud”, appena edito in Italia da Fazi, ha intrecciato due mondi, gli irlandesi episcopali (il 5% della popolazione gli anarchici catalani, veri sconfitti, su tutti i fronti, della guerra civile spagnola. 1950, Katherine Proctor, possidente protestante e aspirante pittrice nell”appena nata Repubblica d”Irlanda, abbandona in tronco marito e figlio e arriva a Barcellona; qui incontra due colleghi pittori, Miguel, anarchico, e Michael Graves, un Irlandese cattolico e povero. Insieme vanno a vivere in un paese sui Pirenei dove in ogni casa abbandonata, in ogni viso, in ogni albero, sembra aver lasciato tracce la catastrofe della guerra civile. Dall” amore con Miguel nasce una bambina, Isona, e quando tutti e due muoiono in un incidente lei torna in Irlanda con Michael: il filo che unisce le tre fasi della sua vita è la pittura, un”attività espressiva e straniante che la rende singolarmente insensibile a quello che succede nell”anima di chi le vive accanto, al bisogno affettivo dei figli… Tóibìn scrive in una lingua stringata all”osso (lui stesso riconosce un tributo a Hemingway), con un uso architettonico dei punti di vista (un montaggio di prima e terza persona), con una scansione del tempo novecentesca. In un certo senso, scrive come Wenders fa cinema. Katherine e sua madre fanno figli e se li lasciano senza un “ciao” alle spalle, per inseguire se stesse. Sua madre è così? Le madri irlandesi, magari quelle protestanti, sono così? “Mia madre è cattolica e non è andata da nessuna parte. Ha il terrore che qualcuno possa identificarla con Katherine: quando, uscito il romanzo, un giornalista incontrandola per la prima volta le ha detto “In realtà è come se la conoscessi già…” è rimasta scioccata. Ma io come tutti gli scrittori non so esattamente perché ho scritto questa storia: l”inconscio ha le sue vie. Diciamo che se Katherine fosse rimasta a casa non ci sarebbe stata narrazione. Henry James esortava “Drammatizzate, drammatizzate, drammatizzate”, quindi sono partito dall”idea “Una donna lascia suo marito e suo figlio…” e l”ho sviluppata. Io non credo che le donne siano portate all”istinto materno per natura… Non è neppure un tratto culturale, questo: le madri protestanti differiscono dalle cattoliche in altro, perché hanno capelli lisci e scarpe basse, mentre le altre portano permanente e tacchi alti. Katherine è solo una donna sui generis”. Lei conosce bene la Catalogna. Perché nel ”75 decise di partire per la Spagna? “L”Irlanda allora era un paese tremendamente repressivo: la nostra storia negli ultimi trent”anni è stata caratterizzata al Nord dal conflitto tra cattolici e protestanti e al Sud da quello di una parte della società civile, donne, gay, con la Chiesa. Ventiquattro anni fa il Mediterraneo per un irlandese era uno shock: sono partito per il Sud in cerca di sole e di libertà. In Irlanda associavo l”idea della politica con il mondo adulto e repressivo, lì, due mesi dopo che ero arrivato moriva Franco, ci fu un”esplosione politica, mi ritrovavo con giovani comunisti acclamati ed era difficile distinguere tra sesso e politica. Fu una sorpresa anche il contatto con gli anarchici: in Irlanda non ci sono, mi affascinavano queste persone che credevano nell”idea più utopica e romantica”. Katherine ha la vocazione per la parte sbagliata: episcopale in un paese cattolico, però episcopale ribelle, in Spagna amante di un anarchico catalano. Perché lei scrive sulla “parte sbagliata”? “Sono le minoranze m”incuriosiscono, solo loro capisco. Quello che m”interessava è il fatto che Katherine fosse convinta di fuggire dalla Storia e camminasse invece con gli occhi bendati verso di essa.” Tra i nuovi scrittori irlandesi lei spicca: gli altri scrivono sull”oggi e usano un linguaggio colloquiale. È consapevole della sua diversità? “Vengo dallo stesso back-ground e sono in ottimi rapporti con molti di loro. Ma io sono confuso dal presente, non vi avrei saputo trovare un substrato, uno schema”. Crede che i conflitti etnici e religiosi irlandese e spagnolo possano dire qualcosa su quelli di oggi nei Balcani? “Forse che la Spagna poteva sprofondare in una seconda guerra civile ma, morto Franco, pian piano in qualche modo le cose si sono acquietate. Così come nel mio romanzo Katherine e Michael Graves trovano un accordo: una ricca episcopale e un povero cattolico in Irlanda sono come una bianca e un nero, ma all”estero grazie all”intelligenza e all”humour di lui trovano un” intesa”. “Sud”è uscito in Spagna? “Non verrà mai tradotto. Un poeta spagnolo mi ha detto “Ne ho sentito parlare. So che è una storia triste ambientata dopo la guerra”. Gli spagnoli hanno il terrore di resuscitare certi fantasmi: nessun genitore racconta ai figli la guerra civile, perché la sente ancora in agguato”. Un Irlandese americanizzato, Frank McCourt, nell”autobiografia “Le ceneri di Angela” ha scritto di un”Irlanda degli anni Trenta nella quale si provava solo il desiderio di scappare via. Anche la sua, anni ”50, è un”Irlanda che spinge alla fuga. Oggi il suo paese è cambiato: ci si può restare? “Fino al ”68 la censura proibiva per immoralità autori come Edna O”Brien e Graham Greene. Oggi l”aeroporto di Dublino è tappezzato coi manifesti di Seamus Heaney e Samuel Beckett. Come scrittore, io non pago tasse sugli incassi dei miei libri, sono membro dell”Accademia d”Irlanda e so che, se nel futuro dovessi cadere in disgrazia potrei vivere gratis nella residenza per scrittori di Dublino e avere un vitalizio. Così, oggi non viene voglia di scappare”. Fa ancora il giornalista? “Solo quando sono arrabbiato. Ora in incubazione una serie di articoli contro la guerra in Jugoslavia”. Una posizione popolare in Irlanda? “No, sono in assoluta minoranza”.

 

Masolino D’Amico, LA STAMPA
– 02/05/1999

 

Le ossessioni di Katherine in fuga dalla verde Irlanda

 

Colm Tóibín, altro notevole rappresentante dei nuovi scrittori irlandesi, è nato nel 1955, dunque “Sud”, il romanzo con cui si è rivelato, non si basa su esperienze autobiografiche in quanto inizia nel 1950, anche se finisce decenni dopo. A distanziare ulteriormente dall”autore questa storia di indigeni che tentano di staccarsi dall”Irlanda ma che alla lunga non ci riescono – uno dei temi fondamentali nella letteratura espressa dalla verde isola in questo secolo – c”è il particolare che la protagonista è una donna, Katherine. Costei ha appena piantato in asso marito e figlio (esattamente come, apprenderemo, sua madre aveva fatto nella generazione precedente) ed è approdata a Barcellona, in una Spagna, anzi, in una Catalogna che pur non avendo partecipato alla guerra mondiale si lecca ancora le ferite di quella “civíl”. Katherine se n”è andata senza voltarsi indietro quando senza ascoltarla il marito, più anziano di lei, ha manifestato l”intenzione di far causa a certi vicini poveri il cui bestiame ha l”abitudine di sconfinare: la goccia ha fatto traboccare il vaso di un matrimonio senza passioni, ma all”origine del gesto c”è anche il disagio, che per ora la donna non confessa nemmeno a se stessa, per la separazione in Irlanda, fra popolino cattolico e borghesia terriera protestante, alla quale ella stessa appartiene. A Barcellona le sembra di trovarsi in un posto dove nessuno reprime i propri slanci e dove tutti sono uguali; qui si mette con entusiasmo a dipingere e a fare vita di bohème, prima di gettarsi nella relazione con un pittore molto macho. Ma anche in questo paradiso meridionale i fantasmi della lotta fra oscurantismo cattolico e pulsioni libertarie, neppure esse prive delle loro intolleranze, la seguono; il pittore è u n ex rivoluzionario tuttora sorvegliato e a tratti angheriato dalla polizia, e non serve a niente rifugiarsi con lui in un eremo di montagna, e nemmeno dargli una figlia. Sempre più ossessionato, Miguel non riesce né a venire a patti con le nuove realtà né a ritrovare l”antica vena creativa, e da ultimo in un impulso autodistruttivo uccide se stesso e la bambina. Intanto un altro esule irlandese si è affacciato nella vita di Katherine, Michael, nato a poca distanza del suo villaggio, e cattolico, quindi per lei praticamente un paria. Avendola corteggiata a lungo senza mai farsi avanti, anche Michael rimpatria quando Katherine torna in Irlanda e si stabilisce a Dublino senza farsi viva col figlio ormai sposato (il marito è morto), sempre contando sul sussidio inviatole dall”eccentrica madre, che vive a Londra e ha approvato la sua fuga fin dall”inizio. Il libro prende quota ora, quando Katherine lascia dietro di sé l”alta Catalogna, di cui aveva persino imparato l”ostica lingua, e i suoi primitivi abitanti, per riscoprire un”Irlanda in parte cambiata, con occhi di reduce che crede di avere esaurito la propria capacità di passione. Gradualmente Katherine incontra un certo successo come pittrice, impara a accettare la mediocrità altrui, recupera degli affetti familiari, capisce il figlio che si è sposato con esponenti della razza inferiore, dice persino di sì, finalmente, al povero Michael, a costo di frastornarlo; e insomma si prepara a un tramonto conciliatorio, nel segno di una serenità forse non troppo dissimile da quella già possibile tanto tempo prima, quando era scappata addirittura con orrore.

 

Maurizio Bartocci, IL MANIFESTO
– 02/05/1999

 

Un’eroina esistenzialista

 

“E” soltanto un romanzo esistenzialista. Niente di più. Camus e Sartre hanno sempre esercitato un grande fascino su di me, ma gli eroi dei loro libri erano sempre e solo uomini. E se invece, per una volta, l”eroe esistenzialista fosse una donna? E se questa donna abbandonasse il marito, i propri figli e scomparisse, cosa succederebbe? Il punto dunque non sarebbe il perché l”ha fatto, ma cosa succederebbe poi. Non le motivazioni ma le conseguenze dell”atto”. Con queste parole Colm Tòibìn, 44 anni, giornalista e romanziere irlandese, comincia a raccontarci Sud (trad. di Laura Pelaschiar, pp. 220, £.26.000), suo romanzo d”esordio, uscito in patria nel 1990 e da qualche settimana nelle nostre librerie per i tipi di Fazi. La storia è semplice. E gli ingredienti ci sono proprio tutti – l”amore, il sesso, la libertà, l”arte, l”esilio e la morte – sapientemente miscelati per affascinare il lettore con un piccolo capolavoro che, attraverso una lingua scarna ed evocativa, incrocia emozioni ed esperienze e mette in scena l”inadeguatezza di chi, pur appartenendo a un tempo e a un luogo, vive intensamente l”esperienza intima e struggente dell”estraniamento sia fisico che mentale. La nostra “eroina esistenzialista” si chiama Katherine Proctor. E” ricca signora protestante che di colpo, nell”autunno del 1950, decide di abbandonare l”Irlanda e la sua famiglia; di lasciarsi alle spalle marito e figlio per affrontare a mani nude l”ignoto e assecondare, sembrerebbe, una fioca passione per la pittura che la guiderà fino a una Barcellona fatta di colori che accecano, di suoni che ammaliano e di sapori che seducono. Una città con le ferite della Guerra Civile ancora aperte, sanguinanti; e dove incontrerà Miguel, pittore anarchico del passato non troppo decifrabile. Un soggetto ritenuto pericoloso alla polizia di Franco e considerato scomodo dagli abitanti del posto. Insieme, Katherine e Miguel, percorreranno le vie della memoria, del dolore e del rimpianto. “In questo romanzo c”è senz”altro una certa propensione all”autobiografismo – dice Tòibìn – Scegliere Barcellona come cornice più che come unità di luogo di narrazione, dipende dal fatto che io stesso in quella città ho passato gran parte della mia vita. Ed è lì che nel”75, ventenne ho incontrato il sesso, la droga e il rock”n roll che speravo di trovare lasciando Dublino. Ma soprattutto in quella città ho conosciuto la passione per la politica”. “Arrivai qualche mese prima della morte di Franco – continua – Immediatamente dopo la città esplose, letteralmente, sotto ogni punto di vista. E non solo per l”arrivo della democrazia, ma anche per il riaffiorare del nazionalismo catalano. Un sentimento che, da irlandese, comprendevo alla perfezione. Quando ritornai a Dublino, tre anni dopo, mi sentii come in una sorta di esilio dall”esilio. Fui travolto da emozioni sconcertanti legate all”andarsene e al ritornare, ma soprattutto al senso di perdita di un luogo”. Ma Sud deborda dalla semplice definizione esistenzialista venato di autobiografismo. E” un racconto trasversalmente politico, un”indagine mascherata sul colonialismo, una riflessione che, obliquamente, affronta anche il problema del linguaggio e della tradizione letteraria. “La lingua è volutamente asciutta, sobria, diretta – ci dice Tòibìn – Faccio uso di pochi aggettivi e di frasi brevi. Diciamo che ho voluto fare mio l”insegnamento di Hemingway. Lui, a grandi linee, diceva che le emozioni che il lettore scopre e prova durante la lettura, sono quelle che lo scrittore ha segretamente infilato tra una parola e l”altra. E” dall”atmosfera, dal pathos che si sprigiona dagli interstizi fra le parole che scaturiscono le sensazioni più forti. In questo modo il lettore viene colpito dalle emozioni senza capire esattamente da dove gli arrivano. Sono colpi repentini e violenti. E l”uso di frasi brevi è funzionale a tutto questo. Credo che questa, comunque, sia una preoccupazione letteraria soprattutto nordamericana. Non conosco nessuno scrittore inglese o irlandese che scriva in questo modo”. “Forse anche per questo aspetto – prosegue – il mio romanzo rispecchia poco la cosiddetta tradizione letteraria irlandese e prende le distanze dalle tendenze letterarie irlandesi dell”ultimo decennio. Roddy Doyle, ad esempio. E” uno scrittore abile e intelligente, tecnicamente molto interessante, con uno stile cinematica coinvolgente. Doyle ha il merito di aver creato un vasto pubblico internazionale per la scena irlandese, ma non ha niente a che vedere con una “tradizione letteraria” del nostro paese. Ciò che lui descrive nei suoi libri è affascinante, mette in moto l”immaginazione di chi legge, ma, secondo me, tratta temi assolutamente provinciali”. “In fondo, credo che l”Irlanda sia più un luogo dell”immaginazione – conclude Tòibìn – Un luogo da cui partire, per andare lontano. La nostra è una letteratura classificabile come “irlandese” solo perché oggi, finalmente, esiste anche per i lettori di casa nostra”.

 

Mario Fortunato, L’ESPRESSO
– 02/05/1999

 

FRESCHI DI STAMPA

 

Irlandese come molti (troppi) scrittori tradotti da ultimo in Italia, Tòibìn si distingue dai suoi un po”””” monocordi connazionali perché sceglie tempi e modi di narrazione non accanitamente di stampo neo-neorealista. Questo suo romanzo, per esempio, tradotto non sempre al meglio da Laura Pelaschiar, racconta con tecnica di montaggio assoluto la storia di una giovane irlandese che, negli anni Cinquanta, si trova in Spagna, in pieno franchismo, e lì viene una sorta di palingenesi etica e umana. Scritto con un linguaggio asciutto, il libro ci riporta a certe atmosfere hemingwayiane, però depurate, scarnificate. In sintesi: un buon romanzo.

 

ELLE
– 07/07/1999

 

AMORE E ALTRI AFFANNI

SUD di Colm Toibin 217 pagine, £ 26.000

‘Sud’ è una storia lunga una vita. Ha dentro tutto: l’amore e la fine dell’amore, il matrimonio e il divorzio, la nascita dei figli e la loro morte, la paura e il coraggio, la felicità e il dolore. Il filo che tiene unito tutto si chiama Katherine ed è un’irlandese scappata dal suo Paese pieno di violenza e da un marito che non ama. Finirà in Spagna – “sud” che attira tutti i nordici – e troverà l’amore, con un pittore anarchico. Ma poi dovrà tornare. E fare i conti col suo passato.

 

Paolo Perazzolo, LETTURE
– 04/01/2000

 

Una donna inquieta tra Irlanda e Spagna

 

Katherine è fuggita dall’Irlanda, dove ha lasciato una casa, un marito e un figlio. Vuole dare una svolta alla sua vita. Anche se non sa bene quale direzione imprimerle, ora che se n’è appropriata: sa solo che vuole ricominciare. Va in Spagna, a Barcellona. Consuma i suoi primi giorni all’estero senza fare nulla: dorme, mangia, beve, passeggia. Lentamente in lei rinascono passioni, desideri, aspirazioni. In particolare si risveglia l’amore per la pittura. Siamo negli anni Cinquanta e Miguel, l’uomo di cui si è innamorata è ricercato dal regime franchista. Fuggono nei Pirenei. Lui muore tragicamente e così la figlia. Ancora una volta dovrà lasciarsi tutto alle spalle. La narrazione di Tòibìn è secca, priva di qualsiasi ornamento (è significativo che l’autore abbia dichiarato la sua ammirazione per Hemingway). Per esempio sappiamo poco – forse persino troppo poco – sulle ragioni che hanno spinto la protagonista a lasciare la famiglia e la patria. I fatti vengono accostati l’uno all’altro senza commento, senza commozione, senza apparente partecipazione. Lo scrittore sceglie una storia e poi la sviluppa fino alle estreme conseguenze. Non c’è bisogno di un “happy – end”, perché apparirebbe improbabile. Il ritorno in patria della protagonista, la sua amicizia con un irlandese che sfocia in amore (possiamo immaginarlo, l’autore non lo dice) non hanno il sapore del raggiungimento della pace interiore, ma del tragico rassegnarsi dell’uomo agli eventi. Pubblicato in Irlanda nel 1990, finalista al Whitbread Novel Award, “Sud” è il primo romanzo di Tòibìn (“The story of night”, il suo terzo libro, è di prossima pubblicazione presso Fazi Editore). Mentre i suoi connazionali (Robert McLiam Wilson o Joseph O’Connor, per fare due nomi) raccontano il presente, lui preferisce il passato. L’obiettivo però è lo stesso: entrare nel cuore dell’uomo senza finzioni, descrivendolo così com’è.

 

Manuela La Ferla, SETTE – CORRIERE DELLA SERA
– 02/05/1999

 

Colm Tòibìn, Sud

 

Il gusto per la libertà pervade il libro Sud, debutto italiano di Colm Tòibìn. Una donna, in fuga dall’Irlanda, approda in Spagna, ama un artista rivoluzionario e nostalgico e scopre la passione per la pittura, mentre intorno a lei la vita inizia, finisce e ricomincia sempre. Un romanzo intenso, mediterraneo, che svela orizzonti e tempi di una solitudine creativa, tutta femminile.

 

Alberto Rollo, DIARIO DELLA SETTIMANA
– 02/05/1999

 

Irlanda mia

 

Katherine Proctor è un”irlandese Protestante arrivata a un vicolo cieco della sua esistenza. Abbandona di punto in bianco il marito e il figlio piccolo e si trasferisce in Spagna, a Barcellona. Non ha progetti precisi e campa coi soldi che le invia regolarmente la madre, una originale signora che, a sua volta, molti anni prima aveva abbandonato la famiglia per trasferirsi a Londra e dimenticare l”Irlanda (l”Irlanda cattolica che, durante i disordini confessionali del 1920, ha incendiato e distrutto la residenza di famiglia). A Barcellona Katherine frequenta degli artisti bizzarri e nottambuli fra cui spicca il vitale e introverso Miguel. Si unisce al gruppo un giovane irlandese, Michael Graves, anche lui pittore, anche lui inquieto transfuga ma solo per consolidare la faticosa guarigione dalla tubercolosi. Siamo negli anni Cinquanta e l”oppressione del regime di Franco si fa sentire. Miguel, che ha combattuto nella Guerra Civile, non fa che ricordare i vecchi tempi) come l”unica vera stagione della propria e altrui esistenza. Katherine e Miguel si trasferiscono sui Pirenei, in un paesino isolato di contadini e montanari, dove la loro relazione si consolida con la nascita della piccola Isona. Mentre Miguel piomba sempre più velocemente nella dolorosa percezione di una radicale impotenza ad agire, a resistere (un amico viene torturato e ucciso dalla polizia), nonché a esprimersi artisticamente, Katherine continua a dipingere, affascinata dal paesaggio scabro e potente dei monti, sempre più consapevole del proprio talento. Un giorno Miguel, fuori di sé, sale sulla jeep di Katherine insieme alla bambina e muoiono entrambi in un incidente. Di fronte al vuoto che le si è scavato intorno Katherine decide di tornare In Irlanda quasi in incognito: non smette di dipingere, anzi trova in patria nuova ispirazione e, dopo un”attesa durata vent”anni, è anche pronta a rivedere il figlio ormai trentenne che la invita a conoscere la sua nuova famiglia. Non è facile, anche perché, convertitosi, ha sposato una cattolica, ma poi un”intesa si ristabilisce. Michael Graves che è da sempre innamorato di Katherine, e che è sempre stato Puntualmente e affettuosamente respinto, non l”ha mai abbandonata, in una sorta di tenace attesa, forse destinata a tradurre l”amicizia in una nuova convivenza. Romanzo lento, implacabile, per molti aspetti severo, Sud (il primo di Tóibín, del 1990) è tutto imperniato sulla figura di Katherine Proctor, sulla sua fuga e sulla sua resistenza. Resistenza a cosa? Alla normalità da una parte, ma dall”altra al vuoto, all”ambiguità, al silenzio che ha percepito nella sua vita famigliare e nel suo Paese. L”amore per Miguel non è una fuga mediterranea, non è semplicemente un tuffo nei sensi, ma semmai una sorta di messa alla prova di sentimenti, di principi, di vocazioni. La scoperta del proprio talento pittorico dispiega una progressiva registrazione di identità che vanno dalla natura tormentata del paesaggio dei Pirenei, alla ruvida vitalità del porto di Barcellona per approdare infine alle linee e ai colori distesi della terra natale: “Iniziò a dipingere come se si sforzasse di catturare un panorama che stava rotolando all”indietro nella storia”. La pittura di Katherine – ciò che di essa sappiamo attraverso le pagine del romanzo – è in realtà un processo di riappropriazione; una riappropriazione che si distende in conoscenza e riconoscenza. Il franchismo in Spagna e i conflitti religiosi in Irlanda decidono le strade della protagonista senza che lei mai si trovi esplicitamente a prendere partito. Sorprende di Colm Tóibín (che ha all”attivo altri due romanzi, The Heather Blazing e The Story of the Night) il distacco, la lucidità, l”assenza pressoché assoluta del patetico e dell”ideologico. Così che gli spigoli di Katherine, tanto determinata quanto indifferente alle seduzioni della libertà che si conquista, contaminano la stessa scrittura. Paradossalmente gli aspetti più emotivamente significativi passano per una strada che noi non riusciamo a vedere, la pittura. Nel romanzo si parla molto di quadri, di tecniche, di colori, di tele di grandi e di piccole dimensioni, di simbolismo e astrattismo, ma quel che davvero emerge da queste argomentazioni non sono teorie estetiche quanto piuttosto una pittura-parola che, essa sola, dà conto dei sentimenti che si stanno involvendo o evolvendo. La riconquista dell”Irlanda e di un nuovo equilibrio da parte di Katherine si compie, in fondo, davanti a un quadro – quello del suo maestro Ramon Rogent – quando immagina che tutti gli uomini della sua vita possano finalmente rappacificarsi e convivere dentro di lei: “Ramon era morto. E Tom. E Miguel. E quella era una giornata qualsiasi, tra le tante che le erano state assegnate nel tempo della sua vita. Una giornata in cui sarebbero vissuti insieme a lei, vecchi fantasmi”. Toibín non fa alcuna concessione al lettore ma al contempo non lo ostacola, quello che gli preme è penetrare lo stratificarsi di un”identità culturale, politica, religiosa, estetica, e si prende i tempi per farlo. La pazienza è premiata sulla distanza, giacché Katherine Proctor è un personaggio che, quantunque si faccia fatica a collocare, non si dimentica.

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