Tommaso Pincio

Gli alieni

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dove si racconta come e perché sono giunti tra noi

Collana:
Numero collana:
132
Pagine:
246
Codice ISBN:
9788881127368
Prezzo cartaceo:
€ 16,00
Data pubblicazione:
14-04-2006

È dalla notte dei tempi che noi umani scrutiamo la volta celeste. Di tutte le civiltà fiorite sulla Terra non ce n’è una che non si sia posta domande sulle stelle. E che le risposte siano i capricciosi dèi dell’antica Grecia o le orripilanti creature dei film di fantascienza, alla resa dei conti il cuore del problema resta sempre lo stesso: siamo soli nell’universo? Eppure, malgrado questa millenaria ossessione, è soltanto da pochi decenni che i dischi volanti hanno preso a volteggiare sopra le nostre teste. Come mai gli extraterrestri hanno impiegato secoli e secoli per entrare compiutamente nel nostro immaginario quotidiano? È soltanto un caso che gli alieni siano giunti fra noi all’indomani della seconda guerra mondiale? E che dire della loro spiccata predilezione per gli Stati Uniti? A molti sembreranno domande sciocche visto che l’effettiva esistenza degli alieni è ancora tutta da dimostrare. Ma sono invece domande concrete. Domande dunque cui è possibile dare una risposta. Forse le risposte non chiariranno se siamo davvero soli, ma ci diranno comunque qualcosa su chi siamo e dove speriamo di andare. Quella degli alieni è una strana storia che riguarda le folli idee di Hitler, l’invenzione della bomba atomica, la nascita del bikini, la morte di Marilyn Monroe, la controcultura degli anni Sessanta, i complotti della CIA, la psicoanalisi junghiana, il design degli oggetti quotidiani, la competizione tra America e Russia, il Big Mac e molto altro ancora. Che ci piaccia o no, è una storia che parla di noi e che sarà meglio ascoltare senza scetticismo, perché se gli alieni non esistono, forse allora nemmeno noi umani esistiamo davvero.

GLI ALIENI – RECENSIONI

 

GAZZETTA DI PARMA
– 04/03/2009

 

“Mondobugia” una mostra e tanti incontri

 

 

 

Rossano Astremo, BOOKSBLOG.IT
– 04/05/2006

 

Gli alieni secondo Tommaso Pincio – intervista

 

BooksBlog.it

 

Gli alieni secondo Tommaso Pincio

 

di Rossano Astremo

Come mai gli extraterrestri hanno impiegato secoli e secoli per entrare compiutamente nel nostro immaginario quotidiano? È soltanto un caso che gli alieni siano giunti fra noi all’indomani della seconda guerra mondiale? E che dire della loro spiccata predilezione per gli Stati Uniti? A tutte queste ed ad altre domande risponde Tommaso Pincio in “Gli alieni” (Fazi, euro 16), suo ultimo e recente lavoro, pubblicato ad un anno di distanza dal lisergico romanzo “La ragazza che non era lei”.

Chi conosce le tue opere narrative prima o poi avrebbe dovuto aspettarsi questo libro sugli alieni. I tuoi romanzi giocano molto spesso con questa relazione con l’ “oltreumano”. Quando è iniziata questa tua “passione” per gli alieni? Hai qualche aneddoto in proposito?

È andata più o meno come racconto in “Un amore dell’altro mondo”: da bambino pensavo di essere un piccolo alieno che per qualche ragione era stato punito e costretto a vivere sulla Terra in una famiglia che non era la sua. Speravo che un giorno o l’altro i miei veri genitori mi venissero a riprendere con un disco volante. Non è mai accaduto. Col tempo ho cercato di farmene una ragione, ma non è che abbia perso del tutto la speranza. Disfarsi dei fantasmi dell’infanzia è impossibile.

Quanti film, serie televisive e libri hai ingurgitato sul tema degli extraterrestri?

Moltissimi film e tante serie televisive. Quanto ai libri, relativamente pochi. La saggista sull’argomento è spesso noiosa e inconcludente. Non di rado rasenta anche il ridicolo. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. La ragione per cui l’ufologia non viene considerata una scienza è l’impossibilità di un accesso diretto al suo oggetto di studio. Gli alieni sono elusivi per natura. Ci provocano con fugaci apparizioni ma alla resa dei conti puntualmente si ritraggono, quasi pretendessero un nostro atto di fede. Vogliono che crediamo in loro alla stessa maniera in cui si crede alla favole o in Babbo Natale. La loro dimensione ideale è il mito, non la realtà in cui pretendiamo di vivere. Per questo le riflessioni più serie e credibili sugli extraterrestri vanno cercate nel cinema di fantascienza.

Perché non dedicarti al tuo quinto romanzo? Per liberarti da un’ossessione personale? Per cercare di chiarire alcuni punti oscuri sulla questione degli alieni che sono sconosciuti a gran parte del pubblico o per altre ragioni?

Il libro sugli alieni è nato quasi per caso. Mi si è presentata l’occasione e l’ho colta al volo in quanto volevo evitare di immergermi subito in un nuovo romanzo. Ti sembrerà incredibile ma le storie che racconto le vivo mentre le scrivo e “La ragazza che non era lei” è stata un’esperienza difficile da vivere.

E’ da poco consultabile in Rete ALIENS DON’T SUCK!, un periodico di integrazione non violenta degli extraterrestri da te curato (www.webalice.it/tommasopincio). Che tipo di spazio sarà?

Uno spazio anarchico con regole precise. Una di queste è di non usare il web alla stregua di un contenitore dove accumulare materiali a tempo indeterminato. Ogni due settimane i contenuti verranno cambiati senza dare ai visitatori la possibilità di accedere ai numeri precedenti. L’accesso limitato è la principale direttiva imposta dagli alieni al fine di giungere a un’integrazione pacifica con noi terrestri.

A proposito del prossimo romanzo, è già in cantiere qualcosa?

Ha un titolo provvisorio: “Apocalypse Rome”. Dal che ognuno potrà evincere che sarà ambientato nella città in cui sono nato. Ovviamente, trattandosi di un mio romanzo sarà una Roma alquanto devastata dalla mia immaginazione. Il cantiere è già aperto ma contemporaneamente sto lavorando ad un altro libro che andrà in stampa prima del romanzo e sul quale preferisco mantenere il riserbo.

Per concludere questa nostra chiacchierata?

Soltanto il monito il finale: gli alieni esistono ma forse è meglio se non ci crediamo.

 

Errico Passaro, AREA
– 01/06/2006

 

Gli alieni

 

 

 

Alessandro Gnocchi, LIBERO
– 23/07/2006

 

Un ufo in Vaticano? Nessun problema, la chiesa è pronta

 

 

 

Alessandro Scarano, ZERO 6
– 16/05/2006

 

Tommaso Pincio- Gli alieni – Dove si racconta come e perché sono giunti tra noi

 

Stamattina, passando davanti a un remainder, l’occhio mi è caduto su un volumetto intitolato “Esistono gli alieni?”. L’ho lasciato al suo posto senza pensarci troppo. Cosa ci importa se gli alieni esistono o no? Gli alieni ci sono, punto e basta: e sono dappertutto. Sono in televisione, nei videogiochi, sono al cinema e nei libri. Nelle città e sulle magliette. Si manifestano in forma di dischi volanti e musi marziani dagli occhi obliqui. Sono dappertutto, eppure la loro è una storia recentissima, cominciata solo nel dopoguerra. Tommaso Pincio in passato ha mandato Jack Kerouac in orbita, ha dato vita a Homer Alienson e ad altre alienazioni terrestri crudelmente apatiche. Pra torna e racconta come gli ometti delo spazio hanno invaso ogni angolo del nostro immaginario. Da “Roswell” ai suicidi di massa di Heaven’s Gate, da Elvis Presley agli uomini in nero, gli alieni si sono infiltrati nella nostra realtà in maniera capillare, e forse non sono più quelle crudeli e orribili creature che spopolavano nei B-movie degli anni Cinquanta. Un libro fortemente consigliato a chi si rifiuta di considerare il nostro come il miglior pianeta possibile.

 

Tommaso Pincio, XL – LA REPUBBLICA
– 01/05/2006

 

Marilyn? È finita tra gli alieni

 

J oe Di Maggio, uno dei pochissimi uomini che abbia veramente amato questo agnello sacrificale, ebbe a dire: “Non è divertente essere sposato a una luce elettrica”.
Forse non è stata mai detta cosa più vera su Marilyn Monroe. Il biondo accecante dei suoi capelli, l’ingenuità straziante del suo sguardo, la bambinesca indecenza del suo ancheggiare funzionavano proprio come lampadine che si accendevano negli occhi degli uomini. E non fu divertente nemmeno per lei, essere una luce elettrica. Ma lei non si aspettava granché dalla vita.
“Sono cresciuta in maniera diversa dalla media dei bambini americani, perché loro crescono aspettandosi di vivere felici”, confessò . Forse non chiedeva poi molto. Forse le andava anche bene di essere una lampadina, a patto però che ogni tanto qualcuno si ricordasse di premere l’interruttore e lasciare la luce spenta, almeno per un po’. Secondo il referto dell’esame necroscopico condotto nell’Agosto 1962 da Thomas Noguchi, il medico legale più famoso di Hollywood, fu la stessa Marilyn Monroe a spegnere la luce – e non solo per un po’- ingoiando un intero tubetto di barbiturici. In teoria, quindi, l’ipotesi del suicidio era estremamente plausibile. C’erano però alcune cose che non tornavano .(…)
Che il presidente avesse una relazione con Marilyn era un segreto per pochi, per cui fu pressoché inevitabile vedere nella cosa un collegamento con la tragica morte dell’attrice. Si disse che era stata “suicidata” perché Kennedy voleva dare un taglio a una storia che ormai gli stava creando più fastidi che altro. Ma è anche vero che il presidente si concedeva parecchie scappatelle. Eppure tutte le sue amanti, con la sola eccezione di Marilyn, gli sono sopravvissute.
Doveva esserci dell’altro. La donna doveva essere venuta a conoscenza di qualche scomodo segreto e per questo si era provveduto a eliminarla. L’ipotesi prese corpo un anno più tardi, il 23 novembre 1963, quando lo stesso presidente Kennedy fu assassinato a Dallas. Come è noto, l’evento scosse profondamente la nazione e fu oggetto di infinite speculazioni. Tra le ante ipotesi di complotto avanzate, una riguarda fatalmente anche gli alieni. Kennedy non tollerava che i sovietici potessero vantare un primato nell’esplorazione spaziale. Chiese così al congresso di finanziare il Programma Apollo con più di ventidue milioni di dollari. Scopo del programma era di portare un uomo sulla luna entro la fine del decennio. La forte determinazione a non voler rimanere indietro nella corsa per lo spazio era più che comprensibile.
Quel che ad alcuni parve strano è che ne avesse fatto un’autentica fissazione. Si è parlato così di fantomatiche telefonate di Marilyn, conversazioni nelle quali l’attrice avrebbe minacciato il presidente di rivelare alla stampa ciò che sapeva riguardo a “qualcosa che proviene dallo spazio”.
A questo punto si entra in territori molto fumosi. In breve, secondo la versione del complotto extraterrestre, le cose sarebbero andate così: nel 1954 il presidente Eisenhower incontrò una delegazione aliena nella base aerea si Muroc, lo attesterebbero alcuni documenti siglati “MJ-12” sulla cui autenticità gran parte degli stessi ufologi avanza seri dubbi.
Ad ogni modo, non appena si fu insediato alla Casa Bianca, Kennedy venne ovviamente informato delle relazioni diplomatiche che gli Stati Uniti intrattenevano con gli extraterrestri .
Kennedy avevo però idee divers dal suo predecessore. Laddove Eisenhower lasciava carta bianca alla Cia, Kennedy pretendeva il controllo assoluto e, in più di una occasione, fece intendere che credeva in forme di vita extraterrestri nonché nel diritto dei cittadini americani di sapere la verità. I servizi segreti avrebbero quindi chiuso la bocca di Marilyn, prima, e quella del presidente, poi. Lo scenario è difficilmente credibile, volendo usare un eufemismo. I teorici del complotto si sono spinti però anche oltre, ipotizzando che il governo americano non si sarebbe limitato a nascondere la verità sui dischi volanti e a tacitare chi, per una ragione o per l’altra, era venuto a sapere dell’esistenza degli alieni. Avrebbe anche fatto in modo di neutralizzare la verità screditandola agli occhi del pubblico in vari modi. Lo strumento più efficace per un’operazione del genere erano ovviamente i grandi mezzi di comunicazione, in particolare cinema e televisione. la CIA avrebbe perciò infiltrato un bel numero di agenti a Hollywood al fine di incentivare la produzione di film e spettacoli televisivi dove gli alieni erano dipinti in termini troppo brutti per essere veri. Finanche la presunta superiorità della tecnologia aliena doveva uscirne sminuita con l’inevitabile sconfitta degli extraterrestri, i quali non soltanto avevano un aspetto orripilante ma si comportavano pure alla selvaggia maniera dei barbari, quasi che la loro tecnologia a tutto fosse servita meno che a farli evolvere sul piano morale. Effettivamente negli anni Cinquanta le sale cinematografiche furono invase da pellicole di fantascienza infestate da alieni la cui bruttezza era pari solo alla loro cattiveria. È inoltre vero che, nonostante la loro superiorità tecnologica, gli alieni avevano immancabilmente la peggio. Vanno però segnalate alcune eccezioni, seppur rare. L’alieno di Ultimatum alla terra , film del ’51, ha le sembianze di un essere umano ed è anche buono, così buono da portare con sé un regalo per il presidente degli Stati Uniti, un dispositivo che gli consentirà di osservare com’è la vita negli altri pianeti. Ma, proprio mentre il pacifico visitatore estrae il dono, un soldato americano si fa prendere dal panico e gli spara. Probabilmente temeva che l’alieno fosse sul punto di fare fuoco con una di quelle micidiali armi spaziali a raggi X che si vendevano nei film di fantascienza. Probabilmente il soldato in questione andava troppo spesso al cinema e non immaginava che gli alieni potessero esistere davvero. Per non parlare della possibilità che potessero essere buoni.

 

Errico Passaro, AREA
– 01/06/2006

 

Fantarassegna

 

 

 

Alessandro Bottelli, IL MATTINO
– 05/06/2006

 

La controcultura degli alieni

 

 

 

UFO RAMA ON LINE
– 01/04/2006

 

ANTONIO ZICHICHI ANNUNCIA IN TV : NEL 2036 LA FINE DEL MONDO

 

Alle ore 20,30 di venerdi 14 aprile 2006 l’esimio prof.Antonio ZICHICHI ha annunciato in TV la fine del mondo per l’anno 2036.

La notizia è stata data durante il rotocalco giornalistico “Dopo il TG1” condotto da Clemente J.MIMUN,direttore del Telegiornale.In quel momento si stima che RAIUNO abbia avuto un’audience di 3.564.000 spettatori,con uno share del 25% (dati AUDITEL).

Questa la notizia: se entro il 2029 verranno confermati i calcoli degli astronomi,alle ore 21,20 di domenica 13 aprile 2036(Pasqua)l’asteroide “99942 Apophis” (già denominato 2004MN4)si schianterà sulla Terra con un’energia pari a quella di 100.000 bombe di Hiroshima,distruggendo con ogni probabilità qualsiasi forma di vita come noi la conosciamo.

Con tono molto serio il prof.Antonio ZICHICHI ha rievocato l’evento di Tunguska dell’inizio ‘900 ed ha ricordato che sono oltre un migliaio gli asteroidi potenzialmente pericolosi in caso di rotta di collisione con la Terra (cioè a meno di 1/10 della distanza Terra-Luna).

Nella circostanza lo scienziato ha ricordato più e più volte che “dobbiamo prepararci a difenderci” dalla minacccia degli asteroidi, ha proposto la creazione ad Erice (TP) di un apposito Centro di Osservazione Mondiale e Coordinamento dei fenomeni celesti che possa determinare entro il 2029 l’esatta rotta dell’asteroide Apophis e predisporre l’azione di contrasto più idonea a seconda della composizione dell’asteroide, ed ha citato espressamente la missione “Deep Impact” della NASA,svolta nel luglio 2005,che ha visto per la prima volta una sonda terrestre colpire la cometa TEMPLE 1 alla velocità di 37.000 km/h.

(NOTA: la minaccia degli asteroidi non è certo una novità.Il famoso contattato Eugenio SIRAGUSA da tempo ha previsto che la Terra possa venire distrutta da uno dei tanti corpi celesti vaganti nel sistema solare.

LA NOTTE

2 maggio 1989

Nel dicembre del 2005 i giornali avevano già parlato della minaccia di Apophis,che nella tradizione egizia rappresenta il Dio della Distruzione.

Nel luglio del 2005 la NASA aveva espletato la missione “Deep Impact” mandando una sonda automatica a schiantarsi contro la superficie della cometa TEMPLE 1 e già allora si era parlato della necessità di mettere a punto una tecnica di contrasto alla minaccia degli asteroidi.

Quello che stupisce è che un tale annuncio venga fatto proprio a ridosso della Pasqua e proprio nell’ora di massimo ascolto televisivo.Ciò può soltanto significare una cosa : che è successo “qualcosa” e che l’opinione pubblica va in qualche modo allertata ma non allarmata!!
Giova ricordare inoltre che a seguito della missione “Deep Impact” contro la cometa TEMPLE 1,la NASA è stata citata in giudizio per 8,7 miliardi di rubli ( 250.000 €uro)dalla astrologa russa Marina BAI,che accusa l’Ente spaziale di aver rovinato lo Zodiaco e di “aver infranto il sistema spirituale ed il naturale corso dell’Universo”

E se la NASA invece che lo Zodiaco avesse invece infranto l’equilibrio gravitazionale di alcuni asteroidi e cercasse ora di correre ai ripari?? Questa notizia è in relazione con le rivelazioni di Paul HELLYER e le dichiarazioni dell’Amministrazione BUSH di voler tornare sulla Luna per farne un avamposto spaziale??

GLI ALIENI: COME E PERCHE’ SONO GIUNTI TRA NOI

E’ appena uscito,fresco di stampa,”Gli Alieni:dove si racconta come e perchè siano giunti tra noi” (FAZI Ed.,244 pagg.,illustraz. colori e b/n – € 16,oo).

L’autore del libro è Tommaso PINCIO (al secolo Marco COLAPIETRO),romanziere e giornalista de IL MANIFESTO,grande esperto di miti moderni della società americana.Tommaso PINCIO parte ovviamente dal presupposto che quello degli UFO sia soltanto un mito moderno e passando in rassegna tutti i topos dell’ufologia moderna (da Kenneth ARNOLD al caso Roswell,dai MIB ai Nazi-UFO,dalla Guerra Fredda al cinema di fantascienza,dalle Sette Ufologiche a Marilyn MONROE ed Elvis PRESLEY),giunge alla conclusione che “gli Alieni esistono ma forse è meglio se non ci crediamo”.Le illustrazioni del libro sono molto curate e spesso rare o inedite.
Il libro è stato anche recensito dal CORRIERE DELLA SERA del 14 aprile 2006,che gli ha dedicato addirittura un articolo a 5 colonne.

In conclusione si tratta di un libro che conforterà gli scettici sulla natura mitologica degli UFO ma che aiuterà anche certi “fanatici” ad aprire gli occhi.Di buono c’è che è ben scritto (ed è già qualcosa) e che,soprattutto,l’autore si è molto ben documentato ed ha sicuramento visto e letto tutta la bibliografia e la cinematografia riportata in appendice.Più che potabile.

LE ATTIVITA’ ALIENE SU WASHINGTON RIVELATE DA NEXUS

Nel suo nuovo numero 61 (aprile/maggio 2006) la rivista NEXUS NEW TIMES torna ad occuparsi di attività UFO su Washington,con la seconda parte dell’articolo di Robert STANLEY,tratto dal libro di prossima uscita “Capitol Offence:Alien incursions of Restricted Area”.

L’articolo è una retrospettiva sulla mini-ondata americana di Oggetti Volanti Non Identificati del 2002, che rinnovato i misteri e le inquietudini degli avvistamenti UFO sul Capitol Hill a 50 anni esatti dal primo famoso flap del 1952.Di diversa natura ma di sicuro interesse sono poi gli articoli sulle origini naziste di alcune organizzazioni terroristiche arabe e sulle presunte camere nascoste all’interno della grande Piramide.L’inserto “INformazione” a cura della Redazione italiana è dedicato – non a caso,viste la recenti polemiche pre e post-elettorali – ai meccanismi della grande propaganda di massa.Un altro numero imperdibile di NEXUS NEW TIMES.

 

Andrea Cortellessa, TTL LA STAMPA
– 27/05/2006

 

Gli Alieni colmano il vuoto lasciato dalla guerra fredda

 

 

 

Enzo Mansueto, HTTP://ENZO-MANSUETO.LIVEJOURNAL.COM
– 23/05/2006

 

INTERVISTA A TOMMASO PINCIO

 

Chi sono gli alieni?
È impossibile fornire una risposta soddisfacente a questa domanda. Gli alieni sono le creature più sfuggenti ed elusive del creato. Sono talmente sfuggenti da non essere mai usciti dal regno indistinto delle ipotesi. Palesarsi in modo compiuto nel mondo reale – il mondo in cui noi viviamo – sembra fargli schifo. Fanno capolino dai loro velivoli avveniristici nell’apparente intento di invadere la Terra ovvero di salvarla, ma finiscono sempre per ritrarsi. Questa loro elusiva natura suscita in noi sentimenti complessi dove terrori e desideri si tengono teneramente per mano. Prima di chiederci chi sono gli alieni, dovremmo forse riflettere sul perché ne siamo tanto attratti, che è poi l’argomento del mio ultimo libro.
Cosa rispondere a chi ti critica accusandoti di americofilia o di non mettere la tua bella penna al servigio delle italiche cose?
È mia abitudine non replicare alle critiche. Ognuno ha il diritto di pensare quello che vuole, anche di insistere su un punto tanto vacuo come questo. Dico vacuo perché mi pare evidente che la patria di uno scrittore è ciò che scrive e come lo scrive. Se i miei romanzi facessero sfoggio di realismo sarei disposto a comprendere l’appunto. I miei personaggi vivono però in dimensioni perlopiù immaginarie e mettono in gioco questioni che vanno aldilà dei confini nazionali. Credo che questa cosa risulterà ben chiara nel romanzo cui sto lavorando. È ambientato a Roma ma per il momento gli ho dato un titolo inglese, Apocalypse Rome. Potrà sembrare una provocazione gratuita nei confronti di coloro che mi hanno sempre rimproverato di essere uno scrittore americano, e in parte lo è. In effetti l’ho scelto perché la Roma che ho intenzione di raccontare non sarà esattamente quella che gli italiani conoscono.
Da Cronopio a Einaudi, via Fanucci: cosa cambia?
Mi verrebbe da dire che nulla è cambiato in quanto l’Einaudi si interessò al mio lavoro prima ancora che M. uscisse con Cronopio. Ovviamente non è così. La certezza che il tuo libro verrà pubblicato da un’importante casa editrice ha indubbiamente un suo peso, che però non enfatizzerei più tanto. Ci si abitua a tutto. Passata l’ubriacatura iniziale, si torna a vivere la scrittura come prima, vale a dire come un’avventura perlopiù solitaria. Debbo anche dire che ho cominciato a scrivere piuttosto tardi, in quanto da giovanissimo coltivavo ambizioni affatto diverse e non pensavo nemmeno lontanamente che sarei diventato scrittore. Fortunatamente non ho faticato granché a trovare un editore e al momento fatidico dell’esordio avevo alle mie spalle un’esperienza più che decennale nel mondo dell’arte. Ero insomma sufficientemente scafato da capire che non basta una grande casa editrice a trasformare un libro in un capolavoro.
Chissà perché leggendo il tuo ultimo romanzo canticchiavo mentalmente Kill All Hippies!: il tuo romanzo fotte il sogno hippy, ma by-passa il non-sogno punk… a quale attitudine è più vicino?
La ragazza che non era lei è scritto da una persona che appartiene alla generazione punk. Sono stato adolescente sul finire degli anni Settanta e come molti ragazzi di allora sono rimasto invischiato in quel rigurgito di nichilismo che vomitò il proprio schifo sul movimento hippy, salvo poi ricredersi in età adulta. Nel romanzo ho inteso raccontare questa evoluzione culturale. Mettiamola così: è un’apologia degli hippy pronunciata da un punk pentito. Mi sembra che questo aspetto risulti particolarmente evidente nel lungo monologo di Zeta, il protagonista maschile.
Un indice, una playlist: che rapporto tra canzoni e capitoli?
Quelle tracce servono semplicemente a evocare determinati periodi della storia recente in forma di emozioni e stati d’animo. Sono la colonna sentimentale del romanzo. Mi è sembrata una scelta molto naturale. Ognuno di noi ha le “sue” canzoni.
Tre righe per tre nomi: Philip K. Dick, Jean-Michel Basquiat, Don Siegel.
A Dick devo praticamente tutto. Non mi fossi imbattuto nelle sue storie visionarie probabilmente non sarei mai diventato scrittore. Basquiat ha bruciato la sua esistenza sul truffaldino e cinico altare dell’arte degli anni Ottanta, un mondo che per lungo tempo ha rovinato l’esistenza pure a me, sebbene non in modo altrettanto letale. È per questo che ricordo Basquiat con affetto. Quanto a Don Siegel, non posso certo negare che sia stato un grande regista ma stranamente faccio fatica a legare certi film, che pure ho molto amato, alla sua persona. Quel che sto cercando di dire è che quantunque abbia idolatrato L’invasione degli ultracorpi, Fuga da Alcatraz e Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo, non riesco a pensare a Don Siegel come a qualcuno che ha influito sul mio immaginario. I miei veri riferimenti sono altri. Personaggi come Alfred Hitchcock, per esempio.
L’invasione degli ultracorpi è oramai un luogo comune: chi lo ha visitato in modo interessante e quando è cominciato il tuo interesse?
Non sono sicuro sia un luogo tanto comune. Molte persone non hanno la minima idea di cosa voglia dire “ultracorpo” né hanno mai visto il film. Il miglior remake è certamente quello di Abel Ferrara ma è comunque distante anni luce dall’originale. Stephen King ha scritto pagine bellissime sul film di Don Siegel lasciando intendere di esserne stato profondamente influenzato. Per quel che mi riguarda, il primo contatto con L’invasione degli ultracorpi risale alla notte dei tempi. Lo vidi che ero ancora un bambino e fu un’esperienza sconvolgente perché ruotava intorno a qualcosa che avevo sempre pensato ovvero che mio padre e mia madre non erano i miei genitori ma impostori.
Narrativa, saggistica, “giornalismo”: quale altra modalità di scrittura vorresti affrontare a breve?
Sono tutte forme in cui mi sono già cimentato e mi cimento, per verso o per l’altro. A dire il vero, è un po’ che mi trastullo con l’idea di tornare a un mio vecchio e tormentato amore, le arti visive. Recentemente ho fatto un intervento in una galleria di Roma, visibile sul mio periodico on line, “Aliens don’t suck!”. Potrebbe rivelarsi qualcosa di più di uno esperimento passeggero.
Su cosa stai lavorando?
Su due progetti contemporaneamente. Il romanzo “romano” cui accennavo prima e una sorta di autobiografia indiretta, una storia della mia vita narrata attraverso quella di persone che con il loro esempio mi hanno indicato certe direzioni. L’idea di fondo è che una persona è sempre il fantasma di qualcun altro.
Nicola Lagioia, Mario Desiati, Francesco Dezio: gettiamo lì tre nomi a caso di nuovi scrittori di Puglia.
Dei tre quello che più sento vicino è Nicola, persona di rara sensibilità oltre che raffinato uomo di lettere. Apprezzo molto sia ciò che scrive che la sua compagnia. Desiati lo conosco e lo stimo per il grande impegno con cui lavora a “Nuovi argomenti”. Recentemente ha pubblicato un libro che mi ha fatto vedere in lui un promettente romanziere. Quanto a Dezio, devo confessare che non lo conosco, ma cercherò di colmare la lacuna al più presto.
“Coloro che fecero ritorno, sono quelli che barattarono la possibilità di cambiare il mondo con le fredde consolazioni della vita postmoderna”: detto da uno scrittore “postmoderno”… o no?
Non lo dico io in quanto scrittore postmoderno ma la storia. Quel baratto c’è stato ed è ancora sotto gli occhi di tutti, basta volerlo vedere. Inoltre non credo che l’etichetta di scrittore postmoderno possa essere affibbiata con leggerezza. Pynchon e Dick sono autori unanimemente considerati postmoderni ma furono anche hippy ai loro tempi. Io e altri miei contemporanei veniamo tacciati di postmodernismo soltanto perché su quegli scrittori ci siamo formati. Credo sia profondamente sbagliato. Noi figli dei figli dei fiori siamo parenti degli hippy ma non siamo la stessa cosa. Ma siccome una certa qual somiglianza è innegabile, diciamo che siamo pop-moderni. Mi pare una definizione più appropriata, per quel che può valere naturalmente.

Ancora “sostanze” nel tuo libro: certo, ancora oggi sono convinto che certe cose ti capitano perché finiscono per sembrare le più ovvie che tu possa fare. Da M. alla polvere rossa.
L’ovvietà di cui parli vale per molte cose, non soltanto per determinate “sostanze”, ma preferirei non addentrarmi troppo sulla questione degli stupefacenti. La faccenda è estremamente delicata e implica ipocrisie, pregiudizi culturali. La nuda verità è che viviamo in un mondo drogato, in una società che ci istiga continuamente a diventare dipendenti di qualcosa.
Gran parte della giuria popolare del Premio Città di Bari è composta di studenti: che diciamo a questi lettori?
Adulti o studenti che siano, i lettori sono il popolo sovrano delle lettere. È a loro che spetta l’ultima parola, non agli scrittori, che alla resa dei conto sono lettori anch’essi.
L’uomo è stato mai sulla Luna?
Io certamente sì. Su Neil Armstrong ho qualche dubbio.

 

Francesco Bernardini, LA VOCE REPUBBLICANA
– 11/05/2006

 

Gli alieni ci vogliono distruggere. Ed è un vero peccato che non esistano

 

 

 

Roberto Carnero, L’UNITÀ
– 08/05/2006

 

Gente dell’altro mondo

 

 

 

LA NUOVA FERRARA
– 08/05/2006

 

Gli alieni sono giunti tra noi

 

 

 

Andrea Colombo, IL MANIFESTO
– 09/05/2006

 

In quel volo il mito delle grandi curve

 

 

 

Concita De Gregorio, LA REPUBBLICA
– 29/04/2006

 

Quando gli alieni ci portano via

 

 

 

Angela Azzaro, LIBERAZIONE
– 28/04/2006

 

Tommaso Pincio: ‘Gli alieni esistono, ma meglio no crederci’

 

 

 

Tommaso Pincio, IL RIFORMISTA
– 22/04/2006

 

Ma dove sono? Per Fermi un alieno su dieci ce la fa a esistere. Dai netturbini extraterrestri ai raeliani, passando per Lassie

 

 

 

GRAZIA
– 11/04/2006

 

Da portarsi a letto

 

L’esistenza di civiltà extraterresti è un’eventualità niente affatto irragionevole, e quindi Pincio decide di ragionarci. Inizia da qui il racconto di una storia che nasce in America nel 1947, e che, a fisarmonica nel tempo – da Freud a Einstein e indietro fino ad Aristotele – sbarca nel 2006 sul pianeta Terra. Uno slalom surreale tra documenti e opinioni, con un bel corredo di immagini e un’accurata appendice con bibliografia, filmografia e “web-grafia” sull’argomento.

Da tenersi: PER LE NOTTI DI AVVISTAMENTO

 

Ranieri Polese, CORRIERE DELLA SERA
– 14/04/2006

 

La grande paura degli extraterrestri. Storia di un mito ormai tramontato

 

 

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