Myla Goldberg

La stagione delle api

COD: ad13a2a07ca4 Categoria: Tag:

Collana:
Numero collana:
74
Pagine:
410
Codice ISBN:
9788881124459
Prezzo cartaceo:
€ 16,50
Data pubblicazione:
03-10-2003

Traduzione di Lucia Olivieri

I Naumann ci tengono a celebrare lo Shabbat. Saul, il padre, è tutto casa e sinagoga, mentre la moglie, Miriam, avvocato dalle leggendarie doti di concentrazione, segue la sua vocazione professionale ed è lei a mantenere la propria famiglia con il suo lavoro. I due figli, Aaron ed Eliza, li ha allevati Saul, educandoli all’aspirazione a Dio e trasformando il primogenito in un figlio prediletto. Solo Eliza sembra non aver ereditato nessuna qualità, ma anni di mediocre rendimento scolastico vengono d’un tratto riscattati dalle sue inattese vittorie alle gare di spelling.
Per il padre, cabalista autodidatta, la figlia rivela abilità esoteriche inimmaginabili e, per prepararsi alla finale nazionale, i due si chiudono nello studio di Saul buttandosi a capofitto nell’apprendimento del vocabolario, chini su di esso «come un’ape su un fiore». La nuova ossessione del padre diventa così fare di lei una novella Abulafia, mistico ebraico medievale che proprio nel linguaggio aveva individuato la strada per raggiungere Dio. Tutto il resto passa ormai in secondo piano e Aaron, sentendosi improvvisamente escluso, geloso e vittima di un sentimento di abbandono, si spingerà verso altri territori religiosi, in aperta ribellione contro l’ambiziosa spiritualità di Saul.
Con la sua scrittura affilata che comprende ogni fremito dell’anima, Myla Goldberg ci conduce in un viaggio di solitudini familiari fino a quando la pace deflagrerà di fronte agli occhi della piccola, straordinaria Eliza che, con intelligenza affettuosa, illumina questa storia di continui lampi creativi, sorrisi infantili e speranze di felicità.

La stagione delle api segna il debutto di una scrittrice dal meraviglioso talento.

«La stagione delle api si legge come un tagliente e magnificamente distorto American Beauty».
«The New York Times»
 
«Un debutto davvero toccante».
Aimee Bender
 
«Un libro intelligente e feroce. La stagione delle api ti immerge in un sogno».
«The New York Times Book Review»

LA STAGIONE DELLE API – RECENSIONI

 

Elena Loewenthal, TTL
– 07/02/2004

 

Eliza, tagliente è questo spelling

 

In italiano dovrebbe dirsi “ortografia”. Anzi, più propriamente “ortofonia”. Negli Stati Uniti i ragazzi di scuola ci fanno le gare. Si chiama spelling ed è un modo come un altro per familiarizzare con le parole, talmente comune che ormai anche con l’italiano si dice così: “ti faccio lo spelling”, perché una parola giusta la nostra lingua non ce l’ha.
Chissà quale sarebbe stato, pertanto, il destino di Eliza se fosse nata e cresciuta non dentro l’inglese bensì con l’italiano per lingua madre. Senza gare di spelling. Eliza è una bambina dotata di quella mediocrità che a contatto con il mondo diventa irrilevanza. Non solo non disturba nessuno, questa sua mediocrità, ma la rende di fatto trasparente, inosservata in ogni momento dell’esistenza. Persino in casa, dove una madre in oscura carriere appare di passaggio, per lo più in ore di scarso o nullo traffico domestico (come la notte per lucidare inutilmente), e dove stagna un padre ufficialmente cantore di sinagoga, per lo più immerso fra scartoffie fine a se stesse. L’unico che a tratti s’accorge di lei è suo fratello maggiore Aaron, un ragazzo introverso e solitario. Anche a scuola nessuno nota Eliza tra i banchi, sinché non indovina una sequenza di spelling e allora l’insegnante la guarda come se lei fosse un errore di stampa.
Al suo esordio con La stagione delle api, Myla Goldberg scrive in un modo difficile da catalogare. L’impressione non è certo quella dell’ennesima “bad girl” della scrittura, come qualcuno vorrebbe etichettarla. Certo, la prosa è tagliente e mai bonaria, l’effetto risulta a volte esilarante ma a volte deprimente. Una sua pagina è capace di far saltare i nervi a fior di pelle e qualche riga dopo magari commuovere. Il romanzo è il racconto ben congegnato di quella strana patologia che a un certro punto della vita intacca Eliza, e da bambina mediocre la trasforma in esserino prodigio, in una lunga serie di gare di spelling dall’esito ormai scontato: non sbaglia più. Merito del fatto che Eliza ha visione delle parole lettera per lettera: il dizionario diventa davanti ai suoi occhi una specie di cartone animato, e le parole si snudano d’ogni segreto, d’ogni impervietà.
I successi di Eliza sconcertano la madre Miriam, turbata da questo improvviso sconvolgimento non solo nella vita quotidiana della sua famiglia, ma anche e soprattutto nell’idea che lei s’era fatta, di questa sua famiglia: la imprevedibile genialità di Eliza è come un ingranaggio stridente. Gettano invece il padre Saul in un’estasi frenetica: dalle parole alla mistica ebraica il passo è fin troppo breve, di lì a Dio è una passeggiata. Saul decide di fare di sua figlia Eliza un espediente cabbalistico, e arriva persino a lasciarle un po’ di spazio sulla propria scrivania.
Chi sta peggio di tutti, a parte la stordita protagonista, è suo fratello Aaron, improvvisamente emarginato: non solo perde il primato d’eccellenza, in casa, ma assume il ruolo che Eliza ha perduto come un rettile in stagione di muta. Diventa l’inosservato, e trova rifugio altrove, dopo una convulsa esplorazione di tutti i possibili e abbordabili territori religiosi.
La stagione delle api è un romanzo indubbiamente originale, con una sua complessità di toni e invenzioni che trattiene la lettura. E’ soprattutto una prova di spirito squisitamente al femminile, dove la risata piena si accompagna a quella amara e a volte sconfina nel surrealismo, quando non in una malinconia pura.

 

 

 

 

Valeria Merola, RAI LIBRO
– 06/02/2004

 

Il primo romanzo di Myla Goldberg

 


Accattivante fin dal titolo, La stagione delle api (che traduce solo parzialmente, perdendo il gioco di parole, l’americano Bee Season, allusivo alle spelling bees, ovvero alle competizioni di spelling) si presenta, nell’edizione italiana, con una copertina che non può non colpire l’attenzione. Le api con il salvagente colorato che volano nel giallo pallido dello sfondo rapiscono lo sguardo distratto tra gli scaffali della libreria e lo costringono a soffermarsi almeno sulle poche righe di presentazione del libro. Si scopre così che, a dispetto dell’immagine apparentemente caramellosa, il primo romanzo di Myla Goldberg è “un libro intelligente e feroce”, per usare le parole del New York Times Book Review. Il contrasto con l’idea iniziale è tale da suscitare una forte curiosità per un libro che, ben lontano dal raccontare favole per bambini, offre uno spaccato tagliente e cinico della società americana, osservata attraverso le vicende della famiglia ebrea dei Naumann. Le api del titolo perdono la loro connotazione rassicurante e mostrano il pungiglione divenendo emblematiche dell’implosione dei legami familiari e dei modelli sociali tradizionali.
Paragonato ad American Beauty e a Le correzioni, La stagione delle api ha ottenuto un grande successo negli Stati Uniti, dove è stato accolto come un importante caso letterario. Agli americani è piaciuto soprattutto il modo dissacratorio di dipingere le loro paranoie e i loro miti, visti dalla prospettiva distorta di una minoranza. Il romanzo della Goldberg contribuisce infatti a smontare il sogno americano nelle sue fondamenta della vita quotidiana, svelandone, proprio come Franzen, le dinamiche più perverse. Per questo La stagione delle api è un libro pungente e profondamente cattivo, perché si compiace di smascherare le falsità, le apparenze, ma anche i ricatti e le violenze psicologiche che stanno dietro ai buoni sentimenti alla base della società.
Raccontando la storia di Saul, Miriam, Aaron ed Eliza, La stagione delle api gioca su vari piani temporali, continuamente intersecando il presente con il passato e sovrapponendo i genitori con i figli, nel rivelarne i diversi percorsi di vita. Dalla scrittura polifonica, molto attenta nel penetrare nei singoli personaggi, emerge il quadro di quattro solitudini, cui corrispondono quattro mondi non comunicanti. Nella disperata ricerca di sé, ogni personaggio individua un cammino che lo allontana dagli altri e dai loro valori, sottolineando l’incomunicabilità di fondo.
È Saul, il padre, il perno intorno a cui ruota il sistema familiare. Totalmente devoto alla vita della sinagoga e convinto sostenitore delle pratiche esoteriche come tecniche di avvicinamento a Dio, Saul è troppo distratto dalle proprie occupazioni per accorgersi della depressione e della cleptomania della moglie Miriam, o delle difficoltà dei figli Aaron ed Eliza. La porta dello studio di Saul si apre solo per le discussioni religiose con Aaron, che il padre crede possa divenire rabbino, mentre rimane chiusa per Eliza, i cui insoddisfacenti risultati scolastici creano in lui una forte delusione. Ma sarà proprio Eliza, con un inaspettato successo alla gara di spelling della scuola, a stravolgere il tranquillo train de vie della famiglia ebrea.
Scoperte le sorprendenti doti della ragazzina, Saul deciderà di aprire a lei la porta del suo studio, per accompagnarla nel suo viaggio tra le lettere per la preparazione dei campionati nazionali di spelling. Le conseguenze sul resto della famiglia saranno però molto vistose, perché l’allontanamento dell’unico elemento stabile provocherà il crollo di tutte le false apparenze. Aaron abbandonerà progressivamente l’ebraismo per interessarsi ad altri culti, e Miriam darà libero sfogo alle sue pulsioni più represse, intrufolandosi in casa di sconosciuti, per rubare un po’ della vita degli altri.
La stagione delle api è però soprattutto la storia della complicità tra Saul ed Eliza, che, allenandosi con le parole, trovano uno spazio di comunicazione e di amore in un mondo altrimenti privo di legami veri. Le gare di spelling offrono ad Eliza la possibilità di dimostrare al padre il proprio valore, ma anche di acquisire una coscienza di sé e delle proprie capacità. Myla Goldberg ci racconta di un universo quasi esoterico, in cui le lettere ci invadono con una loro affascinante carica emotiva. Ma è l’affermazione di una dimensione di non senso, in cui la parola smarrisce la propria funzione segnica per divenire puro suono.
Il gioco con le lettere diviene allora immagine dello svuotamento della comunicazione, dell’impossibilità di Miriam e di Aaron di dire il proprio dolore e di uscire dalla propria solitudine. Ma il linguaggio è anche la chiave per la trascendenza, perché, concentrandosi sulle lettere, “come un’ape su un fiore”, Saul ed Eliza credono di contemplare, secondo gli insegnamenti del cabalista Abraham Abulafia, l’intelletto divino.

 

 

 

 

Valentina Pigmei, SPECCHIO (LA STAMPA)
– 01/11/2003

 

Sono cattive ma scrivono buoni libri

 

Shelly Jackson, A.M.Homes, Zoe Trope, Julia Slavin, Myla Goldberg: le nuove “cattive ragazze” della letteratura americana sono in arrivo in Italia a dare una bella rinfrescata alla nostra letteratura, che di essere trasgressiva non ne vuole sapere: tematiche disturbanti, antifemminili, scabrose. A volte sgradevoli, chirurgiche. Hanno tra i sedici e i trent’anni. Ironiche. Cattive. Amanti della performance. Perverse.
“In Italia non esiste una cultura dello sgradevole. Dell’anti. E’ una specie di maledizione della grazia le cui ultime nefaste conseguenze sono i sorrisi e le barzellette del nostro presidente del Consiglio.Tutto quello che facciamo, e scriviamo, è sottoposto alla censura della piacevolezza”, dice la scrittrice Elena Stancanelli, una delle poche badgirls nostrane.
“Credo che un’autrice trasgressiva sia quella che forza i generi e gli stili, usa un linguaggio privo di stereotipi e crea dei mondi narrativi originali. Armata fino ai denti di autoironia e in grado di punti di vista raramente condivisi”, dice Martina Resta editor e traduttrice, “colpevole” d’averci fatto conoscere tante badgirls d’Oltreoceano.

Per Fazi Editore è invece in uscita La stagione delle api di Myla Goldberg (traduzione di Lucia Olivieri, 16,50 euro), storia di una ragazzina di 10 anni che vince a sorpresa una gara di spelling e poi si appassiona di mistica alfabetica ebraica. Il libro, un godibilissimo studio dolceamaro sulla disgregazione della famiglia borghese americana, definito dal New York Times “intrigante”, ha riscosso un immenso successo di critica. La sua autrice è stata eletta dal quotidiano Usa Today tra i cento personaggi più cool del 2002, con altri due soli scrittori: Jonathan Franzen e J.T.Leroy.

 

 

 

 

B. Marietti, D-REPUBBLICA
– 27/09/2003

 

Le correzioni di Myla

 

Cosa sta succedendo alla famiglia americana? Dopo aver conosciuto il fallimento nelle Correzioni di Jonathan Franzen, viene impietosamente indagata da Myla Goldberg, trentenne newyorkese, il cui folgorante romanzo d’esordio, La stagione delle api, forte delle 500 mila copie vendute oltreoceano, approda finalmente il 3 ottobre in Italia. Al centro del romanzo (uscito negli Usa un anno prima dell’opera di Franzen), una tipica famiglia ebrea della provincia americana, i Naumann, la cui storia è narrata attraverso i loro diversi punti di vista: quello del padre, Saul, un passato da fricchettone, ora fanatico studioso di misticismo ebraico; della madre, Miriam, fredda e distante, avvocato in carriera e dei due figli: il secchione Aaron, cocco del padre, ed Eliza, scialba bambina di nove anni. L’equilibrio si spezza quando Eliza dimostra un talento innato per lo spelling, vince tutte le gare scolastiche e diventa così il centro dell’attenzione generale. Saul, convinto che attraverso le parole si possa raggiungere l’illuminazione divina, si dedica anima e corpo alla figlia. Aaron, ora passato in secondo piano, diventa Hare Krishna. Mentre la madre, frustrata, dà sfogo alla cleptomania, suo vizio segreto, in un crescendo incalzante che la porterà alla follia. E quando i rapporti familiari si intersecano con ossessioni mentali, false aspettative reciproche e mancanza di comunicazione, sembrano identificarsi con la crisi di un’intera società.

 

 

 

 

Christopher Lehmann-Haupt, NEW YORK TIMES
– 12/06/2000

 

CERCANDO LA TRASCENDENZA ATTRAVERSO LO SPELLING

 

Se è vero, come ha scritto Tolstoy, che ogni famiglia infelice è infelice a suo modo, l’infelicità dei Naumann, nel primo e originale libro di Myla Goldberg “Bee Season”, è così particolarmente intrigante e originale, che quasi si vorrebbe che l’autrice continuasse a negare ai membri della famiglia la completezza che cercano.
Saul Naumann, il padre, è un cantore il cui sentimento d’amore per la moglie Miriam” è mutato in gratitudine”
La sua passione è ritirarsi ai suoi studi e leggere i testi della grande tradizione mistica ebraica.
Miriam , la moglie passa le sue ore pulendo e organizzando la casa. Rimasta orfana all’epoca del College a causa di un incidente d’auto cerca di curarsi “rubando dai negozi ciò che secondo lei sono i pezzi che mancano al suo mondo”.
Il figlio più grande, di 16 anni, sogna di divenire un rabbino. Nella sinagoga di suo padre egli è “il capoclasse, il ragazzi più grandi che si prendono gioco di lui. Eliza soffre perché sente di non avere lo stesso talento e successo di Aron nel prendere i premi scolastici.
Tutto cambia quando Eliza comincia ad esercitare il suo talento nello spelling. Con sorpresa di tutti vince le gare di spelling della sua classe, della sua scuola e del distretto e si qualifica per le sfide nazionali da disputarsi a Washington. Il suo contentissimo padre decide aiutarla a studiare. E comincia a istruirla con il Webster’s Third International Dictionary. Ma soprattutto inizia a scorgere in lei la potenzialità di essere ciò che lui non potrà mai essere: un praticante degli studi di Abraham Abulafia un cabalista del tredicesimo secolo che pensava che la chiave della trascendenza fosse il linguaggio stesso. (…)Da quando Eliza attrae l’attenzione di suo padre, Aaron ne soffre e comincia a mettere in questione la sua stessa adesione all’ebraismo. (…) Inizia a guardare ad altre religioni e a seguire un gruppo Hare Krishna. Anche Miriam comincia a mirare a ciò che chiama Perfectimundo sente qualcosa che “cresce dentro di lei aspettando il momento adatto per venire alla luce”.. A questo punto Eliza, sensibile a questi cambiamenti nella dinamica sua famiglia, si sente colpevole di averli causati.(…)
Myla Golberg rende viva la sua storia con l’arguta modulazione dei suoi personaggi. I desideri di Eliza sono così mondani e antimistici che non si può smettere di seguirli accoratamente fino a quando non saranno realizzati.

 

 

 

La stagione delle api - RASSEGNA STAMPA

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