Prefazione di Thomas Hardy a «Due occhi azzurri»

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Due occhi azzurri

I capitoli che seguono furono scritti quando la mania del restauro indiscriminato delle chiese aveva appena raggiunto i paesini più remoti dell’Inghilterra occidentale, dove il profilo selvaggio e tormentato della costa si era da tempo sposato in perfetta armonia con la rozza arte gotica degli edifici ecclesiastici di cui era disseminata, e pertanto qualsiasi tentativo di rinnovamento architettonico in quei luoghi era destinato a un risultato di singolare discordanza. Restaurare le grigie rovine di un medievalismo il cui spirito si era oramai dileguato non sembrava un gesto meno incongruo che accingersi a rinnovare i contigui spuntoni di rocce.
Fu così che la storia immaginaria di tre cuori, le cui emozioni non erano prive di una corrispondenza con queste circostanze materiali, trovò una cornice adatta alla propria rappresentazione negli episodi consueti di tali restauri di chiese.
La costa e la campagna che circonda “Castle Boterel” sono ormai molto note, e verranno prontamente riconosciute. Il posto, di tutti gli angoli più congeniali in cui mi sono avventurato per costruire un teatro dove dar vita a questi drammi imperfetti di passioni e vita rurale, è, potrei aggiungere, tra i più occidentali, e si trova vicino, o non molto oltre, il vago confine del regno del Wessex, su quel lato che, al pari dell’avanguardia occidentale dei moderni insediamenti americani, avanzava lungo una linea incerta.
Questo, ad ogni modo, ha poca importanza. Il luogo è soprattutto (per una persona almeno) la regione del sogno e del mistero. Gli uccelli spettrali, la ricca coltre del mare, il vento spumeggiante, l’eterno soliloquio delle acque, l’efflorescenza color porpora scuro che sembra esalare dai precipizi sulla costa, bastano da soli a conferire alla scena un’atmosfera che ricorda la luce crepuscolare di una visione notturna.
Nella narrazione figura, in particolare, una gigantesca scogliera a strapiombo sul mare e, per qualche ragione dimenticata, nella storia si afferma che essa è priva di un nome. Per correttezza si dovrebbe affermare che un’imponente scogliera, sotto molti aspetti simile alla scogliera della descrizione, ha un nome che nessun evento ha reso famoso.

Marzo 1895

POSCRITTO
La prima edizione di questo romanzo, in tre volumi, venne pubblicata nell’estate del 1873. L’intreccio mostra la fase romantica di un’idea che fu ulteriormente sviluppata in un libro successivo. Al critico esperto, del presente volume non sfuggirà, naturalmente, una certa immaturità nell’esecuzione tecnica e nella visione della vita. Ma, a voler correggere queste manchevolezze sulla base di opinioni formatesi negli anni successivi, se pure delle correzioni fossero state possibili, sarebbe andato perso, come sempre in questi tentativi, quel tanto di freschezza e spontaneità che le pagine, così come sono, possono contenere.
Un’ultima parola sulla topografia del romanzo in risposta ad alcune domande, per quanto priva di importanza la questione possa essere. La casa chiamata “Endelstow House” prende spunto in larga misura da una dimora davvero esistente, anche se la si deve cercare diverse miglia più a sud della collocazione immaginaria. La chiesa della storia, inoltre, è molto più vicina all’oceano di quanto non sia quella reale.

Giugno 1912
T.H.

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