«Due donne alla Casa Bianca» di Amy Bloom: una grande storia americana

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Amy Bloom

In occasione dell’uscita del nuovo romanzo di Amy Bloom, Due donne alla Casa Bianca, Alessia Ragno ci racconta le sue impressioni sul romanzo.

 

Aprile 1945, New York, 29 Washington Square West. Lorena Hickok, una delle più grandi giornaliste della storia americana, sta tornando dall’amore della sua vita, Eleanor Roosevelt, che la vuole vicina a sé in un momento complicato della sua vita. Il marito, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt (FDR), è morto. Lui, l’uomo dei quattro mandati consecutivi, il presidente invincibile, è stato schiacciato dal peso della sua salute precaria e tocca ora a Eleanor gestirne l’eredità complicata e gloriosa.

Lorena e Eleanor si sono amate a lungo, fino alla fine dei loro giorni, e quando Eleanor la richiama a sé Lorena quasi ritorna a respirare.

            Non c’è amore come il vecchio amore

le fa dire Amy Bloom, l’autrice di Due donne alla Casa Bianca, che costruisce per lei e la sua memoria un racconto di finzione talmente ben confezionato da sembrare in tutto e per tutto un rigoroso romanzo storico. Hick, così come era chiamata ai tempi della sua frequentazione della Casa Bianca, fu ufficialmente la “First friend” della coppia presidenziale, ma chissà cosa mormorava il pubblico all’epoca vedendola sempre a fianco di Eleanor. La First Lady alta, occhi blu, “denti da coniglio e mento sfuggente”; Lorena, dal canto suo, più bassa accanto a lei, rude e diretta, con i metodi spicci di chi ne ha viste tante e non si stupisce più di nulla. Un’infanzia problematica, una adolescenza ancora più particolare e la consapevolezza di essere arrivata nella sua posizione di privilegio grazie ad un talento fuori dal comune. Scriverà fino a quando la cecità non le toglierà gli strumenti per farlo, attraverserà gli eventi americani raccontandoli con una continuità invidiabile; lei, che inizia dallo sport, arriverà alla prima pagina del New York Times, fino al lavoro investigativo per la Federal Emergency Relief Administration per conto del presidente. Insomma, Lorena era una professionista, tuttavia Amy Bloom sceglie, singolarmente, di raccontare la sua storia d’amore doppiamente proibita nella prima metà del Novecento: una relazione con una donna, ma in più sposata con il presidente degli Stati Uniti d’America. E il romanzo è ancora più peculiare perché non è una passione di gioventù, ma un corposo amore adulto difficile da lasciar andare, ma complicato da gestire. Vivono vicine nel primo periodo di Hick alla Casa Bianca, girano per il mondo, condividono ricordi, momenti d’amore purissimo e sconforto altrettanto cristallino quando si separano più e più volte. FDR presenza ingombrante e maledetta, ma pur sempre l’amatissimo e magnetico presidente; cercate online le sue foto dell’archivio di Stato e di quello della famiglia Roosevelt, lo trovate ancora lì, alto e col sorriso ampio.

            Pensiamo che ricorderemo tutto, e invece ricordiamo a malapena qualcosa

scrive Amy/Hick prendendo un po’ in giro il lettore, perché la verità è che Lorena ricorda tutto di Eleanor e lo farà anche quando il dovere e la vita stessa gliela porteranno via e lei non saprà come farsene una ragione. Nella ricostruzione dell’autrice, Eleanor è una persona preziosa, squisita, di quelle che trovano il buono in qualunque situazione, mentre Hick alterna la sua mente fredda e affilata per il lavoro e i versi più zuccherosi per il suo amore.

            Diceva che il nostro vero compito era imparare come amarci e lasciar andare e continuare comunque ad amare. […] Ho quasi cinquant’anni e il resto della mia vita sarà amore e perdita, e quando guardo giù per la strada, vedo una vecchia grassa e il suo cane, questo vedo.

La scelta di Amy Bloom è quella di non indugiare troppo sul dolore, quanto sull’amore, anche quando sarà più difficile per la coppia, anche quando FDR si mostrerà in pieno per quello che è, tanto irreprensibile e roccioso come presidente, quanto infedele come marito.

Molti i personaggi reali, con l’aggiunta di qualche puro strumento narrativo, come il cugino Parker Fiske, tutti al servizio di quello che è un inno all’amore assoluto che nemmeno la politica e le convenzioni sociali riescono a spezzare. A condurre la voce narrante di Hick che si rivolge diretta al lettore come se avesse davvero tanto da insegnare, con quello sguardo disincantato e realista che si piega solo per Eleanor. E il risultato è un lungo addio che dura dalla prima all’ultima pagina.

Lorena Hickok ha vissuto gran parte della sua vita nella Casa Bianca nel tentativo continuo e sfibrante di non condividere troppo in pubblico il suo legame con Eleanor Roosevelt. Più di 50 anni dopo Amy Bloom la prende per mano per tirarla fuori dal dimenticatoio in cui aveva chiuso la sua vita. Chissà cosa ne avrebbe pensato quella anziana signora un po’ cieca che portava a spasso il suo cane, chissà come le sarebbe sembrata la sua vita vista dagli altri. Ma a questo risponde Amy Bloom, con una punta di sana presunzione e una grande storia americana a lei dedicata.

 

Alessia Ragno

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