I romanzi di Compton-Burnett hanno ancora potere

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Compton-Burnett

Aspettando il 21 marzo l’uscita di Più donne che uomini di Ivy Compton-Burnett pubblichiamo la traduzione di un interessante articolo del Telegraph.

 

La lettura di Ivy When Young di Hilary Spurling (la sua biografia di Compton-Burnett) mi ha naturalmente fatto venire voglia di rileggere i romanzi di I. Compton-Burnett (come era sempre apostrofata sul frontespizio dei suoi libri – mai “Ivy”).

Quei libri non hanno eguali. Il loro mondo è quello della prima guerra mondiale e sono composti perlopiù da dialoghi abbastanza obliqui. Eppure i suoi libri sembrano sempre freschi. E sono veramente sovversivi.

Quando sento Bob Dylan che avverte le madri e i padri su come i loro figli siano «al di là del vostro controllo», la sua voce vecchia di quarant’anni sembra già antica, il suo messaggio noioso e banale quanto i Rolling Stones che non riescono a ottenere soddisfazione o i Beatles che ci ricordano che tutto quello che ci serve è l’amore.

I romanzi di I. Compton-Burnett mettono radicalmente in dubbio tutti gli assunti di quei testi.

Tentativi simili di scioccare o di sembrare moderni dagli anni Sessanta in poi – i dischi dei Sex Pistols, i primi romanzi di Martin Amis – sembrano oggi altrettanto antichi, come se ci trovassimo di fronte a dei graffiti di Pompei. Ma i libri di I. Compton-Burnett, invece, riescono ancora a scioccare.

Uno dei suoi romanzi più divertenti, Più donne che uomini, parla di una scuola femminile e della sua formidabile direttrice, Josephine Napier, sposata con un uomo anaffettivo che muore per una caduta dai gradini della biblioteca. Suo fratello è un omosessuale che vive nella stessa città.

Se dovessi leggere ad alta voce il riassunto della trama di Più donne che uomini agli studenti di un corso di scrittura creativa e chiedessi loro di scrivere la loro versione, immaginate che disastro ne verrebbe fuori.

I. Compton-Burnett raggiunge i suoi effetti devastanti lasciando così tante cose non dette. Quando l’uomo più giovane è seduto sulle ginocchia dell’anziano, Jonathan gli chiede: «Cosa direbbe tuo padre se sapesse della nostra storia?». «Non credo che usi le parole per tutte le cose», è la sua risposta. C’è una genialità wittgensteiniana in quella risposta.

Gran parte dell’effetto dei romanzi è ottenuto, come in un dramma di Wilde, attraverso l’inserimento di epigrammi amorali. Alcuni esempi includono: «Parlare male dei vecchi vuol dire trattarli con più simpatia». E «Il sangue è più denso dell’acqua». «Pensavo che l’acqua fosse più densa…».

C’è un momento particolarmente bello in cui Felix Bacon, appena sposato, sente sua moglie dire: «Non c’è disonore nella povertà onesta», al che risponde: «Non puoi pensarlo davvero. Non ha senso essere troppo greci» («Cose come la povertà, la vecchiaia e la morte sono vergognose», si legge altrove nel libro).

Se questo tipo di osservazioni vi fa ridere, allora I. Compton-Burnett è la scrittrice che fa per voi. Ella è ovviamente contraria allo spirito gentile dei nostri tempi. All’inizio del libro, mentre le maestre stanno tornando alla scuola ben gestita da Josephine, due delle donne mostrano i loro diversi caratteri attraverso le reazioni a un affollato viaggio in treno.  

Quando Josephine dice a una di loro: «Suppongo che non abbiamo alcun motivo per opporci alla presenza dei nostri simili», riceve l’aspra risposta: «Io ne avrei eccome di motivi per oppormi alla presenza di queste creature».

La più liberale delle maestre, Miss Luke, è tollerante nei confronti della gente sul treno, ma non per ragioni che sarebbero ben viste al giorno d’oggi: «Io rendo il doveroso omaggio che le persone altamente civilizzate – sì, è così che scelgo di definirmi – devono a coloro che vivono alla base della civiltà».

 

Traduzione di Thomas Fazi

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