La genesi de «L’annusatrice di libri» di Desy Icardi

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profumo libri

Aspettando l’uscita, il 28 febbraio, de L’annusatrice di libri di Desy Icardi, l’autrice ha scritto per noi un articolo in cui racconta la nascita dell’idea alla base del romanzo.

 

Nei primi vent’anni della mia vita consideravo la lettura “un dato di fatto”, un’abitudine quotidiana che svolgevo con piacere ma senza darle troppa importanza, un po’ come il dormire e il mangiare, dei quali si percepisce la necessità soltanto quando vengono a mancare.

La lettura era un lusso che diedi per scontato sino a quando, a causa di un morbo, la mia vista incominciò a calare.

A mano a mano che la malattia progrediva, il mio naso si avvicinava inesorabilmente alle pagine, e quando lo spiaccicarmi sulla carta non fu più sufficiente, incominciai a leggere in stile Sherlock Holmes, con l’ausilio di una lente.

Da mera abitudine, la lettura si trasformò in un inestimabile piacere che potevo concedermi soltanto a piccole dosi, e che diventava, di giorno in giorno, sempre più faticoso e prezioso.

Quando ormai la poca vista residua stava per costringermi a desistere, la mia “carriera” di lettrice fu salvata dall’avvento degli e-reader, che offrivano la possibilità di ingrandire il carattere di scrittura sino a renderlo fruibile anche ai lettori ipovedenti.

L’acquisto del mio primo e-reader fu frutto di infinite elucubrazioni poiché, al pari di moltissimi lettori, scorgevo in quel nuovo strumento un potenziale pericolo per i libri cartacei e le librerie.

Il desiderio di poter nuovamente leggere prevalse tuttavia su ogni remora, e la lettura rincominciò a farmi compagnia nel tepore del letto, al tavolino del bar o sul sedile del tram.

Fu proprio sul tram – Torino, linea dieci – che maturai l’idea alla base del romanzo L’annusatrice di libri.

Chiedersi se i passeggeri di tram e bus diventino lettori per alleggerire la noia del tragitto, o se i lettori scelgano tali mezzi di trasporto per avere la possibilità di leggere durante gli spostamenti è un po’ come domandarsi se sia nato prima l’uovo o la gallina; ciò non di meno i mezzi pubblici sono sale di lettura semoventi, nelle quali i lettori siedono l’uno accanto all’altro. Una decina di anni or sono i lettori digitali erano una rarità e talvolta, durante i miei viaggi in tram, poteva accadere che un lettore “tradizionale” mi facesse delle domande sul mio e-reader: “È comodo? Stanca la vista?”.

Alle mie risposte seguiva inevitabilmente un monologo del mio interlocutore, sulle motivazioni per le quali non si sarebbe mai convertito alla lettura digitale: il fascino dei libri come oggetti, il contatto con la carta e, soprattutto, il profumo dei libri.

Notai che i miei compagni di viaggio non parlavano mai di odore, bensì di profumo: il sentore che inalavano dalle pagine era per loro qualcosa di magico e delizioso, un accessorio irrinunciabile della lettura.

Il profumo dei libri non mi era certo estraneo – Come avrebbe potuto? Per anni avevo letto col naso a pochi millimetri dalla carta! – e non potevo fare a meno di rievocare, con un pizzico di nostalgia, le tante fragranze della carta stampata: dall’aroma chimico dei testi scolastici, a quello polveroso e leggermente muschiato dei libri antichi.

Per quanto comprendessi appieno l’amore che i lettori tradizionali provavano per il profumo dei libri, i loro discorsi mi infastidivano un po’: non avevo rinnegato la carta per un capriccio modaiolo, né tantomeno per amore della tecnologia; la mia scelta era stata guidata da pura e urgente necessità.

Un giorno, quando l’ennesima lettrice da tram recitò la sua elegia sul profumo dei libri, la mia mente elaborò un pensiero un po’ amaro: “Il profumo dei libri è certamente poetico, ne convengo, ma purtroppo non posso leggere col naso!”.

Fu in quel momento che mi venne l’idea di una storia, la cui protagonista possedesse la facoltà di leggere con l’olfatto.

Iniziai a pormi mille domande: cosa potrebbe comportare una simile abilità? Come potrebbe essere messa a frutto? Quale sarebbe la reazione delle persone “normali” di fronte a tale capacità?

Fermata dopo fermata il mio personaggio incominciò a delinearsi, e prima del capolinea aveva già un nome, un età e una personalità piuttosto definita.

Scrivere L’annusatrice di libri per me non è stato soltanto raccontare una storia ma anche, e soprattutto, riappropriarmi del profumo dei libri.

 

Desy Icardi

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