L’eredità di Mazo de la Roche

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Mazo de la Roche

Aspettando il 4 luglio l’uscita di Jalna Alessia Ragno vi svela la storia della misteriosa Mazo de la Roche, una delle più importanti autrici canadesi, e della saga che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.

 

Quello di Mazo de la Roche è un mistero molto particolare: ci sono ancora le tracce di una passata curiosità morbosa sulla sua vita, spesso volutamente romanzata da lei stessa e da Caroline Clement, colei che vivrà al suo fianco per quasi 70 anni. Nel documentario di Maya Gallus a lei dedicato – The Mistery of Mazo de la Roche, 2012 – si analizza la sua figura tramite i documenti rimasti, le interviste e i ricordi della figlia ancora in vita, Esmée, perché tutto il resto, diari compresi, è stato distrutto dalla Clement per volere dell’autrice. Mazo dirà che solo la sua privacy ha un valore più alto della scrittura e del trasporto per i suoi personaggi. E delle sue opere, per ammissione in una lettera privata, Caroline sarà la colonna portante, l’ispirazione, la prima curatrice. Nella scena finale del documentario si vedono fianco a fianco due lapidi, una dedicata a Mazo e l’altra a Caroline; gli anni di nascita sono volutamente errati e sulla tomba di Caroline c’è scritto:

Hand in hand we kept the faith.

 

Mazo de la Roche nella letteratura anglosassone

Mazo de la Roche è una delle figure centrali della letteratura canadese prima ancora, per ragioni squisitamente cronologiche, di Margaret Atwood, ma anche prima di Lucy Maud Montgomery, che tanta luce ha portato con la sua personale letteratura per l’infanzia. Dorothy Livesay, una delle maggiori poetesse canadesi del XX secolo, l’ha definita «la nostra romanziera più produttiva e geniale».

Ma, al contempo, è anche la più sottovalutata nonostante il successo mondiale e il suo essere diventata, grazie a Jalna, icona letteraria, nonché prima personalità canadese in assoluto a portare una sua opera teatrale nel West End di Londra e a Broadway, New York. Prolifica e quasi ossessionata dalla scrittura, Mazo de la Roche ha pubblicato in totale 23 romanzi, 13 opere teatrali e 50 racconti; ha amato così visceralmente il suo lavoro da smettere di scrivere solo in rarissime occasioni, quando la sua salute non gli permetteva di tenere in mano la matita. E pure allora Caroline era accanto a lei a guidarla.

Nelle sue opere racconterà la regione canadese dell’Ontario, con una diffusa nostalgia per l’Inghilterra, nazione amatissima e in cui vivrà per 10 anni della sua vita. Amore, famiglia e radici i temi portanti delle sue storie e qua e là continue note biografiche personali in molti dei personaggi, primo su tutti Finch Whiteoak. Sarà attraverso questi personaggi che racconterà, tra le righe, il suo sentirsi emarginata e inadatta alla vita del tempo, presa com’era dalla sua necessità di privacy e riservatezza. Talmente riservata che nemmeno i suoi due figli, adottati negli anni ’30, sapranno mai la verità sulle loro origini. Ma cosa importa, in fondo, questa è una lezione che abbiamo già imparato con la nostrana Elena Ferrante: quello che rimane di una autrice così profondamente riservata e geniale è sempre e solo la sua eredità letteraria, il talento nel creare un mondo nuovo e modellarlo con uno stile lineare, spesso spiritoso e pure un pizzico canzonatorio, eppure magnificamente serio quando si tratta di raccontare la vita. E questo suo talento troverà compimento soprattutto in Jalna, il suo “lunghissimo” capolavoro.

 

Il ciclo di Jalna e i Whiteoak

Nel 1927 Mazo de la Roche invia il manoscritto di Jalna a «The Atlantic» per partecipare, insieme ad altri 1000 romanzi, al «The Atlantic Monthly $10,000 Prize nove, l’equivalente di un «Man Booker Prize» contemporaneo. Il suo fu un trionfo inaspettato, la vittoria che ha consacrato non solo Jalna, ma tutto il materiale che ha scritto successivamente: 16 romanzi che hanno venduto 11 milioni di copie in tutto il mondo, tradotti in 93 lingue e che la consacrano come scrittrice nel panorama mondiale. Non sarà semplice gestire emotivamente questa vittoria, soffrirà costantemente di depressione e forti emicranie, si sottoporrà a trattamenti dolorosissimi (e spesso inefficaci) pur di ritornare a scrivere e proseguire le vicende di Jalna. E pure con il pensiero fisso della protezione della sua vita, della salute e della privacy, non riuscirà a distogliere la mente dalle sue creature letterarie. Sono i Whiteoak, infatti, i protagonisti della saga di Jalna, una famiglia dell’upper-class dell’Ontario, proprietari della tenuta di circa 200 acri nel cuore della natura canadese a cui viene dato, curiosamente, il nome di una città indiana ricordo della centenaria capostipite, Adeline Court, e del suo defunto marito che lì avevano vissuto quasi 70 anni prima. La saga coprirà 100 anni di Jalna e dei Whiteoak, racchiudendo al suo interno continui – seppure irriconoscibili – riferimenti alla vita personale di Mazo de la Roche, della sua famiglia, e del suo bisogno di avere radici in un luogo simbolo, un riferimento che non muti mai nel tempo, Jalna per l’appunto. I suoi Whiteoak saranno morbosamente legati a Jalna e al concetto di famiglia, sacrificando per essa amori e scatenando i sentimenti più violenti. In Jalna c’è una trama principale, le vicende della famiglia, per l’appunto, e tante sottotrame più sottili e invisibili al lettore meno attento. Mazo de la Roche scriverà di amore, di tradimenti, di matrimonio e di passioni clandestine in quelle che apparentemente erano “solo argomenti da donne”, ma che in realtà erano il racconto di struggimenti, insicurezze e pensieri umani che, forse per quell’epoca, erano già troppo all’avanguardia. E non è un caso, come si diceva all’inizio, che il personaggio in cui Mazo si specchierà di più sarà il fragile Finch Whiteoak: spaesato, insicuro, alla ricerca del senso del suo talento e dei suoi desideri. Ma in Jalna c’è anche la sua Caroline in colei che sarà l’elemento di disturbo del microcosmo Whiteoak, Alayne. Alayne entrerà inaspettatamente nella ribalta della tenuta canadese stravolgendo la sua vita e soffrendo i rigidi schemi di vita di Jalna.

A governare la tenuta l’imponente Renny e intorno a lui gli zii, la sorella Meg, e la nonna centenaria, Adeline. Sarà proprio Adeline a rubare la scena continuamente alle vicende di figli e nipoti con la sua comica irragionevolezza, ira e colpi di sonno improvvisi per ricaricare le batterie. Nel documentario dedicato alla scrittrice c’è una narrazione dedicata a Jalna e una osservazione tanto acuta e vera su Adeline, colei che “rifiuta di fatto lo status di personaggio minore”, borbottando, minacciato il piccolo di casa, l’esuberante Wake, e dialogando col suo chiassoso pappagallo Boney. Per tutto il romanzo Adeline oscillerà tra lo status di “orribile vecchia”, nelle parole di Alayne, ad adorabile matriarca che riunisce il suo clan per il suo centesimo compleanno. È con Adeline e il piccolo Wake che Mazo de la Roche darà sfogo a tutta l’ironia di cui è capace; è con Renny, Meg e gli zii Nicholas e Ernest che, invece, racconterà l’ottuso pensiero dell’epoca, l’arroccarsi su posizioni rigidissime per salvaguardare il bene più importante di tutti, Jalna, dove il tempo sembra essersi fermato. Le loro dinamiche famigliari sorreggono interamente il romanzo, una lunga soap opera a più livelli, che nasconde una satira affettuosa e canzonatoria sull’amore, la testardaggine degli uomini Whiteoak e il destino beffardo riservato alle donne. Alayne, al colmo della sua sopportazione, dirà:

Tu non hai idea di cosa significhi essere una donna. Nella mia vita di prima credevo che uomini e donne fossero uguali, ma da quando vivo qui mi sembra che noi donne siamo soltanto schiave. […] Siamo schiave della vita che create, delle passioni che suscitate in noi.

e ancora

I sogni non contano. È la realtà la vera tortura per le donne.

Una blanda affermazione per gli standard moderni, una presa di posizione fortissima nel 1927, seppure sepolta nell’apparente soap opera che Jalna diventerà per i lettori meno attenti.

 

Mazo de la Roche e Elizabeth Jane Howard, un parallelo

È difficile sfuggire al parallelo immediato che un lettore della saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard potrebbe fare con la saga dei Whiteoak, ma esistono tratti comuni tra le due scrittrici e punti di incontro tra le due produzioni letterarie? Le autrici, diverse e distinte per periodo storico e attitudine alla vita al di fuori della letteratura, mantengono sorprendentemente dettagli comuni. La grandissima cura per la scrittura e i momenti di lirismo nelle descrizioni dei luoghi e dell’umanità dei personaggi si sviluppano parallele, così come il cuore della narrazione legato ad un luogo ben definito, Jalna per l’autrice canadese, Home Place per Howard. E dietro Jalna e Home Place si nasconde la sacralità della famiglia e delle proprie radici, che però entrambe non hanno paura di demolire con legami amorosi sbagliati, tradimenti e personaggi smarriti o volutamente gretti. In entrambi i luoghi c’è una letteraria sospensione del tempo, quasi che tutto quello che importa nel mondo è già presente in quel luogo; ma se per Howard l’idillio dura poco a causa della guerra, per Jalna questa volontà ancora resiste, rendendo la tenuta dei Whiteoak luogo sicuro per antonomasia, “un pomposo accumulare vita dietro porte chiuse”, nelle parole della sua autrice. Non ci saranno che sporadiche vicende all’esterno della famiglia in questo primo romanzo del ciclo di Jalna, perché tutto sarà proiettato in un cerchio chiuso, saldo ed estremamente leale, almeno negli intenti, fino a quando le pulsioni non prenderanno il sopravvento. Entrambe le autrici mostrano la stessa maestria nel tradurre i loro pensieri e donarli ai piccoli di casa, istintivo e sveglio Wakefield Whiteoak, qui solo all’inizio, più complesse e articolate le dinamiche delle giovani Cazalet, che cresceranno nei romanzi con costanza e umanità.

E per chiudere un dettaglio piccolissimo e speciale che traccia una linea tra de la Roche e Howard, un sincero entusiasmo per le preziose descrizioni della convivialità, delle pietanze e di una tavola che ospiterà la famiglia nei momenti buoni e quelli più complicati. Crostate di susine, scone al burro e marmellata appena fatta, profumo di pane e pollo appena cotto, tutto fa casa nei romanzi di Mazo de la Roche e Elizabeth Jane Howard, una casa da preservare fino a quando sarà possibile, fino a quando la famiglia sarà insieme.

 

Alessia Ragno

Fonti:
The Mystery of Mazo de la Roche https://vimeo.com/209753908

https://torontoist.com/2014/06/historicist-revealing-fictions/

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