Prefazione di Anthony Burgess a «Creazione» di Gore Vidal

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creazione

In occasione dell’uscita in libreria di «Creazione» di Gore Vidal, vi proponiamo la prefazione di Anthony Burgess al romanzo.

 

Vidal è un romanziere brillante, che si è distinto in una vasta gamma di generi – dal giovanile Williwaw, una cronaca della guerra per mare scritta a soli diciannove anni, a La statua di sale, il primo, serio romanzo sul tema dell’omosessualità, fino alle satire scurrili di Myra Breckenridge e Duluth. Se Giuliano è un grande romanzo storico, che vanta un accurato ritratto del cosiddetto “Imperatore Apostata” e una folgorante ambientazione bizantina, Creazione è ancora più ambizioso. Tratta del quinto secolo avanti Cristo, l’età dei re persiani Dario e Serse, e del Buddha, di Confucio, Erodoto, Anassagora, Socrate e Pericle. Vidal diceva sempre che avrebbe tanto voluto leggere un romanzo in cui Socrate, Buddha e Confucio comparissero insieme; poiché un libro del genere non esisteva, ha dovuto scriverlo lui stesso.
L’eroe-narratore è Ciro Spitama, nipote del profeta Zoroastro. Cresciuto alla corte di Persia, apprende l’arte della guerra insieme al suo amico Serse, futuro sovrano dell’impero che si estende dall’India al Mediterraneo. In cerca di ricchezza e di vie commerciali per il Gran Re, Ciro incontra il Buddha in India, all’ombra di un boschetto; Confucio in riva a un fiume, nel Catai; e, ad Atene, Socrate – quand’è ancora un giovane carpentiere, venuto a riparare il muro della casa dove il narratore trascorre i suoi ultimi giorni. Lo stesso interrogativo ricorre in tutti i paesi visitati da Ciro: come fu creato l’universo, e perché? E perché, insieme al bene, fu creato anche il male?
Creazione è un affresco del mondo antico straordinariamente dettagliato ed efficace. È profondo e ironico insieme. Al contrario di Myra Breckenridge e Duluth, non contiene nulla di sessualmente osceno, ma è sincero, diretto, fisico. Vidal, che è uno degli scrittori più interessanti dei nostri giorni, affronta qui gli interrogativi fondamentali dell’umanità, senza lasciare che la sua coscienza di contemporaneo interferisca nel racconto. Creazione è un’ispirata re-invenzione del nostro passato remoto.

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