Carmine Abate


Arbëresch si chiamano i discendenti degli antichi albanesi fuggiti dalla dominazione ottomana e Arbëria è il nome della loro terra, lontana pochi chilometri ma distante ormai secoli. Carmine Abate, arbëresh della comunità calabrese di Carfizzi, alla dolorosa storia della sua etnia somma l’esperienza di tanti italiani che, per lavorare, si trasferiscono in Germania.

Fuga, dunque: potrebbe essere questa la cifra che impronta la vita e anche la scrittura di Carmine Abate, ma non è così. Del fuggiasco in lui non resta niente, se non la maturità di chi dal distacco da casa - qualsiasi casa - ha saputo sviluppare il senso di appartenenza ad un mondo multiculturale. Nessuno spazio lasciato alla commiserazione. Certo, il suo interesse per la scrittura prende il via, da ragazzo, dal desiderio di denunciare l’ingiustizia di chi è costretto ad emigrare. Ma poi il contatto con giovani artisti di diverse nazionalità, avvenuto grazie ad un’associazione di Amburgo – la Polikunst di cui Abate è uno dei fondatori - ha finito per mutare il punto di vista delle cose. Così fuggire non è più una condanna e il pensiero di ciò che si lascia cede il passo a quel che si è conquistato: il privilegio di non avere confini se non quelli del mondo; la speranza di veder realizzato, in futuro, l’incontro fra le varie culture attraverso l’uso di più lingue per una letteratura veramente mondiale.

Dunque, è difficile ignorare questo scrittore "transfuga linguista" - come si definisce, – nato nel ’54, che vive a Besenello in Trentino e che nella sua prosa accosta termini tedeschi, calabresi e arbëresh. L’universo narrativo di Abate brulica di personaggi leggendari come Scanderbeg, l’eroe nazionale albanese, e di mitiche figure come l’aquila bifronte; fa da eco alle antiche vallje e alle rapsodie, ai riti religiosi di una minoranza linguistica e culturale che lungi dal renderlo uno scrittore marginale, hanno fatto sì che da più parti sia stato indicato come autore del più bel romanzo del 1999, La moto di Scanderbeg. Il libro, infatti, è giunto in tre mesi alla seconda edizione, ha sfiorato la cinquina del premio Campiello, ha vinto il premio Crotone e il premio biennale di narrativa Libero Bigiaretti 2000; la sua eco è stata tale che l’Editore Piper per la Germania e la Seuil Francese ne hanno comprato i diritti. Del 2000, invece, è Il ballo tondo, romanzo che risale al 1991 ma che Fazi Editore ha voluto ristampare segnando un nuovo successo: il romanzo è stato stampato non solo in Germania e Francia ma addirittura in Albania e Kosovo.

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