Enrico Grazzini
Il fallimento della moneta
Banche, debito e crisi. Perché bisogna emettere una moneta pubblica libera dal debito
Da dove nasce la moneta? Pochi lo sanno ma oltre il 90 per cento della moneta viene creata dal nulla dalle banche commerciali per il loro profitto. Lo Stato ha ceduto la sua sovranità monetaria a enti privati che, grazie al privilegio di creare moneta, ottengono utili immensi e un potere enorme. Il problema è che la moneta delle banche è sempre emessa come credito e dunque entra nell’economia sempre e solo come debito. Ma un’economia fondata sul debito è destinata al fallimento. Inoltre la privatizzazione della moneta fa crescere le diseguaglianze ed è all’origine delle frequenti e violente crisi finanziarie che sconvolgono la società provocando povertà e disoccupazione. Per superare questo sistema ingiusto e insostenibile l’autore propone che la nuova moneta digitale venga trattata come un bene pubblico gestito dalla società civile, e che sia emessa libera dal debito. In democrazia le banche centrali dovrebbero aprirsi al pubblico ed essere governate dalle organizzazioni del lavoro, delle imprese e dei consumatori. Così finalmente il sistema monetario potrebbe soddisfare l’interesse collettivo.
«L’analisi molto accurata di Enrico Grazzini», scrive Sergio Rossi nella prefazione, «chiarisce in modo incontrovertibile la necessità di un cambiamento radicale nell’emissione della moneta allo scopo di rendere il sistema monetario democratico». «Le soluzioni proposte dall’autore», sottolinea Mauro Gallegati nell’introduzione, «possono sembrare utopistiche: tuttavia esse rappresentano un orizzonte e un traguardo su cui vale certamente la pena di riflettere per orientare i programmi di riforma di un sistema, come quello monetario, che oggi mostra tutti i segni di una crisi profonda e forse irreversibile».
«Credo che questo saggio sia molto interessante perché offre una visione approfondita dei problemi attuali del sistema monetario: il modo in cui il denaro viene creato e privatizzato da parte delle grandi banche e le conseguenze negative di questa situazione sull’economia e la società. È giusto sottolineare che la moneta è un bene comune che dovrebbe essere governato dai cittadini. Raccomando caldamente Il fallimento della moneta».
Dominique Plihon, Università Sorbonne Paris Nord
«Grazzini auspica che la moneta venga trattata per quella che effettivamente è: un bene pubblico, invece che una moneta creata principalmente dalle banche come è attualmente, ovvero una moneta che serve principalmente gli interessi del sistema bancario e finanziario privato. La moneta bancaria è credito e quindi è debito. Questo espone l’offerta monetaria alle dinamiche dei mercati finanziari e dell’indebitamento. Per superare il sistema attuale le banche centrali non dovrebbero più operare esclusivamente come “banche delle banche” ma dovrebbero agire ancora come “banca dello Stato” e fornire direttamente all’economia – sia pubblica che privata, sia l’economia reale che finanziaria – la base monetaria necessaria per lo sviluppo. E questo può consistere anche nell’offrire moneta libera dal debito al pubblico».
Joseph Huber, Università Martin Luther di Halle-Wittenberg, Sovereignmoney.site
«Questo libro ha il merito di sollevare questioni di fondamentale importanza sul rapporto tra denaro, banche e crisi finanziarie. Al di là delle possibili interpretazioni, mostra che il denaro è una componente essenziale del capitalismo, e che ne è anche il vero Padrone – proprio poiché la finanziarizzazione ha permesso che diventasse l’elemento dominante dell’economia. È giunto il tempo che la moneta torni a servire l’economia invece di dominarla».
Steve Keen, University College London (UCL), Institute for Security and Resilience Studies (ISRS)
«Questo libro si muove nel solco della migliore tradizione keynesiana, attingendo a contributi rilevanti nella Storia del pensiero economico (da Schumpeter a Minsky a Wicksell) e nel pensiero economico italiano del Novecento (a partire da Augusto Graziani). Il punto di partenza dell’analisi di Grazzini consiste nella constatazione per la quale l’offerta di moneta è endogena, ovvero non occorre una preventiva raccolta di risparmi da parte del settore bancario per l’erogazione di credito a imprese e famiglie. L’autore trae una implicazione essenziale da questo riscontro: le attività finanziarie, incluse quelle delle banche, sono il principale fattore di instabilità del sistema capitalistico contemporaneo.
L’ipotesi di Grazzini non è solo una sfida logica interna al mondo accademico: è, prima di tutto, un’ipotesi che consente di ragionare sul realismo dei modelli macroeconomici, laddove si evidenzia il fatto che quelli neoclassici – in particolare, nella variante dei DSGE (Dynamic Stochastic General Equilibrium) – non incorporando né moneta né tempo, sono incapaci non solo di prevedere, ma neppure di analizzare le crisi finanziarie. Il 95% della moneta esistente è creato dalle banche private, a fronte del 5% di banconote la cui esistenza si deve all’emissione da parte della Banca Centrale.
La fondamentale scoperta di Grazzini consiste nel rilevare che il comportamento del sistema monetario, in un ambiente competitivo e deregolamentato, è non solo anarchico ma caotico: diverge, cioè, sistematicamente dai punti di equilibrio e genera crisi ricorrenti. Ciò a ragione del fatto che il controllo degli aggregati monetari, di fatto, è lasciato ad operatori privati, nella sostanziale impossibilità di una loro efficace gestione da parte delle Banche Centrali. La proposta dell’autore consiste nel rendere democratica la gestione della politica monetaria. Potrebbe essere letta come pura utopia, ma si tratta – a ben vedere – di un corollario inevitabile rispetto all’analisi delle fonti di instabilità sistematiche che caratterizza l’attutale controllo del sistema.
Questo di Grazzini è un libro che farà discutere, dal momento che ha il fondamentale merito di decostruire le opinioni più sedimentate (e più false o irrealistiche) che circolano sul funzionamento della moneta e dei mercati finanziari; opinioni che, purtroppo, sono alla base dei principali modelli previsionali delle Banche centrali e che orientano anche nel breve periodo le loro decisioni».
Guglielmo Forges Davanzati, Professore di Storia del pensiero economico, Università del Salento. Cambridge Center for Economic and Public Policy, University of Cambridge (UK).
«Il testo di Grazzini merita grande attenzione per molte ragioni: innanzitutto, illumina la dimensione politica, nascosta dietro al velo tecnico e sottratta al controllo democratico, delle banche centrali. Inoltre, spiega in modo efficace e accessibile l’incompresa, ma straordinaria rilevanza di policy delle banche private. Infine, le sue proposte aprono un dibattito finora proibito. Da leggere!».
Stefano Fassina, Economista, già vice-Ministro dell’Economia e delle Finanze
«La bolla del debito globale ha ormai raggiunto proporzioni critiche. È ormai necessario ristabilire l’equilibrio, ma come fare? Grazzini è uno scrittore molto chiaro e il suo libro Il fallimento della moneta propone soluzioni provocatorie. Ha il merito di catalizzare un dibattito indispensabile su come trasformare il sistema monetario in modo che serva l’economia e la gente, il lavoro e il risparmio che lo sostengono».
Ellen Brown, Fondatrice e Presidente del Public Banking Institute, US