James Bamford
L’orecchio di Dio
Anatomia e storia della National Security Agency
Traduzione di Riccardo Masini
Il più importante saggio sulla NSA, la più segreta, la più finanziata e la più tecnologicamente avanzata fra le agenzie degli Stati Uniti e del mondo intero. In un’epoca di radicale globalizzazione degli interessi e dei conflitti, l’intelligence gathering, la raccolta di informazioni riservate o segrete, è un compito cruciale per l’unica superpotenza rimasta. La NSA ha proprio il compito di controllare tutte le comunicazioni del globo, gestire una costellazione di postazioni d’ascolto sparse nei quattro angoli del pianeta e condurre la caccia ai principali ricercati della CIA e dell’FBI. Ne L’orecchio di Dio James Bamford, esperto di questioni relative ai servizi segreti, descrive la struttura interna e le missioni affidate alla NSA, aprendo al lettore le stanze più segrete e impenetrabili del mondo. Il risultato è un appassionante e documentatissimo affresco, i cui elementi sono uomini di potere senza scrupoli, organizzazioni criminali e sovversive, operazioni clandestine al limite della legalità, apparecchiature dalle potenzialità tecniche quasi inimmaginabili. Il lettore può così conoscere i dettagli meno noti di vicende che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale ai conflitti arabo-israeliani, dalla guerra del Vietnam al lungo confronto con la minaccia nordcoreana, per finire con la difficile e controversa lotta contro il terrorismo internazionale.
Grazie alla competenza dell’autore e alla chiarezza della sua narrazione, L’orecchio di Dio costituisce senza alcun dubbio un punto di riferimento irrinunciabile per chiunque desideri informarsi sui momenti più oscuri della storia recente e voglia saperne di più sui combattenti delle più temibili guerre moderne: i soldati delle guerre segrete.
«Qui dentro, per la prima volta troverete tutto lo scibile sulla National Security Agency – tranne la combinazione della cassaforte del direttore».
«The New York Times Book Review»
«L’orecchio di Dio ha molto da aggiungere alla storia della Guerra fredda e molto da dire sugli eventi recenti».
«The New York Review of Books»
«Bamford scrive con il talento e la chiarezza del migliore spy novelist, e il suo libro è un capolavoro del giornalismo investigativo».
«Publishers Weekly»
– 16/05/2004
L’orecchio di Dio
La National Security Agency, l’agenzia per la sicurezza nazionale statunitense, è una protagonista degli ultimi 50 anni di politica estera americana, nonché tra i motori del progresso tecnologico a stelle e strisce. Se le sue antenne e i suoi sistemi di decrittazione hanno provato a condizionare i principali avvenimenti diplomatici e bellici del secondo dopoguerra, per questo scopo i suoi uffici hanno avuto bisogno di computer sempre più potenti per elaborare una mole d’informazioni in costante, vertiginoso aumento. Un’agenzia segretissima e seppure con migliaia di dipendenti e un’intera città – Cripto city, nel Maryland – come sede; un ente i cui sofisticatissimi sistemi di spionaggio hanno contribuito a indebolire il ruolo degli agenti segreti in carne ed ossa, quelli della “rivale” Cia. La Nsa è “L’orecchio di Dio” di cui James Bamford ha realizzato la prima storia completa, svelandone tutti i “segreti conosciuti”. Quella di Bamford, già autore d’inchieste per il New York Times Magazine e il Washington Post Magazine – è un’indagine approfondita, una miniera quasi inesauribile di dati che vengono portati alla luce attraverso un racconto avvincente. L’”anatomia e storia della National Security Agency” si muove con abilità tra due necessità. Da un lato quella di spiegare tecniche complicate, come i sistemi di crittografia di cui i governi e le corporation si servono per mantenere segrete le loro comunicazioni, e le tecniche di cui gli avversari si avvalgono per violarle. L’altro obiettivo del libro è ripercorrere la storia della Nsa: una carrellata di conflitti palesi e nascosti, dalla Corea al Vietnam, dall’Iraq di Saddam Hussein fino all’attuale “guerra contro il terrorismo internazionale”. C’è spazio anche per lo spionaggio industriale, obiettivo non dichiarato dell’agenzia. Quest’aspetto è importante perché, spiega Bamford, a partire dagli anni ’90 “la Nsa ha agito con maggiore disinvoltura nel diffondere informazioni durante le più importanti conferenze commerciali internazionali”.
– 15/02/2004
Il nostro agente al telefono
È passato quasi un anno dal giorno in cui, quasi casualmente, si scoprì che molte linee telefoniche e l’intero sistema audiofonico delle principali sale di riunone del palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio d’Europa a Bruxelles, erano infestati da microspie.
I giornali europei ne parlarono per qualche giorno, avenzando varie ipotesi. Poi cadde un pietoso velo di silenzio. E non se ne è saputo più nulla. Come mai? Perché i responsabili di quella che è risultata una delle più massicce operazioni di spionaggio elettronico non possono che essere dei Paesi amici o perlomeno… “amichevoli”. E in questi ultimi dodici mesi di grandi tensioni internazionali, nessuno ha interesse a creare scandali tra amici. Non solo: la regola del gioco è comunque di non sollevare mai polveroni quando qualcuno è colto in flagrante (se pena c’è, la si fa scontare dietro le quinte).
Di quali amici si sta parlando? Ovviamente, al Consiglio d’Europa nessuno si azzarda a fare nomi. Ma tutti sanno che i possibili sospetti non sono pù di tre, perché solo tre Paesi al mondo hanno i mezzi e la capacità per un’operazione del genere: i russi, gli israeliani e gli americani.
Sui primi l’opinione più diffusa è che avevano i mezzi tecnici ma non i soldi. “Per mancanza di fondi sono stati persino costretti a chiudere la propria centrale di ascolto più importante, quella che avevano a Cuba. Non posso immaginare che si siano imbarcati in un progetto di quelle dimensioni”, osserva James Bamford, autore di Body of Secrets e una delle massime autorità mondiali in campo di spionaggio elettronico.
I servizi israeliani, da quel che si sente dire a Bruxelles, avrebbero avuto i mezzi e anche l’opportunità per condurre l’operazione (pare che uno dei subappaltatori che installò l’impianto di cavi del Palazzo Lipsius avesse una partecipazione e dipendenti israeliani). Ma data l’incredibile mole di informazioni prodotte, per l’intelligence israeliana sarebbe stata un’operazione estremamente impegnativa, se non addirittura proibitiva, da gestire.
Restano gli americani, che invece avevano soldi, capacità e soprattutto una grande esperienza nel campo. Lo spionaggio a tappeto di comunicazioni di Paesi amici e no, per gli americani non è infatti certamente una novità. Al contrario è da sempre parte del gioco. Tant’è che da decenni, al ministero degli affari Esteri tedesco il primo avvertimento che si dà ai giovani diplomatici è quello di informarli che tutte le comunicazioni, incluso quelle fatte con telefoni criptati, sono intercettabili dagli americani. “Ormai siamo arrivati a preferire le linee non criptate, nella speranza che quelle comunicazioni passino inosservate”, rivela un importante diplomatico di Berlino.
Ma negli ultimi anni il boom delle telecomunicazioni ha contribuito a rendere spionaggio e intercettazione da parte degli americani ancora più sistematici. Perché gli americani, più di chiunque altro, hanno una flotta di satelliti in grado di coprire ogni angolo della terra, perché grazie al cosiddetto accordo Okusa hanno costruito una rete di stazioni di ascolto terrestri e di scambio di intercettazioni con altri quattro Paesi anglofoni – Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda – e perché controllano i principali backbone della rete Internet, cioè le dorsali ad alta velocità per il collegamento internazionale.
La migliore attestazione delle straordinarie capacità di spionaggio tecnologico degli americani viene proprio da Body of Secrets, l’ultimo libro di Bamford, appena pubblicato in Italia.
Laureato in giurisprudenza ma mai divenuto avvocato, da venticinque anni Bamford si dedica allo studio della più grande, più costosa e più potente agenzia di intelligence del mondo: la National Security Agency. Il suo primo libro, intitolato Puzzle Palace e pubblicato nell’ormai lontano 1982, fece enorme scalpore perché gettava per la prima volta luce su un’organizzazione fino ad allora rimasta nell’oscurità più completa (si diceva scherzando che il suo acronimo – Nsa – stesse per Not Such Agency, traducibile in “Nessuna agenzia del genere”). Il suo fu un atto di coraggio oltre che di denuncia poiché, quando la Nsa si accorse che veva messo le mani su materiali scottanti (in particolare su un rapporto del dipartimento della Giustizia da cui risultava che la Nsa aveva illegalmente messo sotto controllo i telefoni di cittadini americani) tentò ripetutamente di bloccare la pubblicazione del libro con minacce legali di ogni genere.
Da allora sono trascorsi due decenni, e molte cose sono cambiate alla Nsa. Non solo i satelliti e i computer (ovviamente sempre più potenti) ma anche i metodi di trattare giornalisti e studiosi. A determinare questi cambiamenti è stata per lo più la fdine della Guerra Fredda, e la perdita del nemico numero 1 (nel 1980 il 58% del suo budget finnziava attività che avevano come obiettivo l’Unione Sovietica, mentre adesso meno del 10% del budget, che ormai supera i 7 miliardi di dollari annuali, riguarda la Russia). Da allora l’agenzia si è trovata a dover competere per i finanziamenti governaivi con Pentagono, Cia e Fbi, e quindi in necessità di fare attività di pubbliche relazioni. Risultato: questo secondo libro di Bamford è sì frutto di un duro e meticoloso lavoro di inchiesta, ma anche di una collaborazione sancita ai massimi livelli.
Ciò può portare a sospettare che Bamford abbia in talune occasioni evitato di addentrarsi con troppa foga in terreni sgraditi, come per esempio quello di Echelon, il sistema di monitoraggio delle telecomunicazioni che la Nsa coordina con le agenzie equivalenti degli altri quattro Paesi anglofoni e che in Europa si sospetta sia usato a fini di spionaggio industriale. Su questo, Bamford si limita a notare che “da anni la Nsa svolge attività di spionaggio economico” e che ha svolto “operazioni di intelligence a supporto del governo nel corso di negoziati di accordi commerciali internazionali”.
Ma la benedizione semi-ufficiale della Nsa al libro è anche una garanzia di credibilità sul fronte delle capacità tecnologiche descritte da Bamford. Che sono straordinarie. Basti pensare solo al Tordella Supercomputer Facility, il cuore elettronico della cittadella chiusa nel Maryland dove ha sede la Nsa. Entro il 2005, Bamford rivela che in quel centro opereranno computer 500 volte più veloci di quelli oggi disponibili sul mercato commerciale e 2 milioni di volte più potenti del più potente desktop oggi esistente.
Cosa significherà? È semplice: grazie a programmi di software come il Systran (che già oggi permette la traduzione elettronica in inglese di 750 pagine all’ora di un testo in un’altra lingua) la Nsa sarà in grado di ingerire ed elaborare una fetta sempre più grossa delle telecomunicazioni internazionali. Il che può essere fonte di conforto se si parla delle comunicazioni di al Qaida. Di apprensione se si parla delle nostre.
– 15/02/2004
Spie all’ascolto del mondo
Agenzia per la sicurezza nazionale, ovvero National Security Agency, la più grande organizzazione spionistica del pianeta, l’orecchio degli Stati Uniti teso su tutte le comunicazioni del mondo, diplomatiche, militari e commerciali. Finanziata e dotata di tecnologie avanzatissime, la Nsa è un attore protagonista nella storia degli Usa, ricostruita con pazienza e abilità narrativa da James Bamford, autore di numerose inchieste, ne L’orecchio di Dio (Fazi Editore, pp. 688, euro 27). Fin dalla sua nascita, tra le due guerre, l’organizzazione ascolta e registra le comunicazioni dei paesi stranieri, fornisce elementi alla politica estera americana e, in taluni casi, sarà testimone di eventi, destinati in origine a restare segreti.
La struttura è alloggiata in una vera e propria città, nascosta e sorvegliata da commandos, vicina ad Annapolis Junction nel Maryland, oltre sessanta edifici, nei quali decine di migliaia di persone lavorano in totale segretezza – «gran parte di loro vivranno e moriranno senza mai aver detto ai loro consorti in cosa consiste precisamente il loro lavoro». Matematici, esperti di linguistica e scienziati che «lavorano in segreto per sviluppare computer in grado di compiere un settilione (1.000.000.000.000.000.000.000.000) di operazioni al secondo». Oggi, la Nsa costituisce la spina dorsale di Echelon, l’ormai famoso software di comunicazione condiviso dai paesi di lingua inglese che ha reso davvero planetario lo spionaggio.
L’agenzia si dimostrò particolarmente attiva già negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale, quando gli Usa, certi della disfatta della Germania nazista, individuarono nell’Unione Sovietica il prossimo avversario. Americani e britannici si mettono sulle tracce degli esperti nazisti in decodificazione e delle loro macchine crittografiche per penetrare nei cifrari sovietici. Centinaia di ex decodificatori nazisti vengono trasferiti in Inghilterra. «Nel gruppo c’erano forse dei criminali di guerra ai quali venne data una nuova identità e un incarico da parte del governo britannico o americano perché lavorassero sul materiale crittografico russo?»
Il 4 novembre del ’52 viene eletto Dwight David Eisenhower, il presidente che autorizzerà per più anni una serie di missioni aree di sorvolo sui cieli dell’Urss a scopi di spionaggio, correndo il serio pericolo di scatenare una guerra nucleare. E’ l’epoca degli U-2, i famosi aerei spia utilizzati per scattare fotografie e intercettare comunicazioni. Ma il primo maggio 1960 i sovietici riescono ad abbattere uno di questi velivoli e a catturarne il pilota. Per l’amministrazione americana scatta l’inchiesta condotta da una commissione del Senato. «Eisenhower aveva così tanta paura dell’inchiesta da arrivare al punto di ordinare a membri del gabinetto di nascondere il suo coinvolgimento nello scandalo anche sotto giuramento… La richiesta di spergiuro è un crimine molto grave, una violazione che se scoperta poteva portare a una richiesta di impeachment per il presidente e a indagini giudiziarie per gli altri esponenti del gabinetto».
Una fase ancor più torbida è quella che si inaugura con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di John Fitzgerald Kennedy. «Tra molti esponenti delle forze armate aveva preso piede una profonda sfiducia verso la classe politica, al punto che un certo numero di alti ufficiali ritenevano che i loro leader civili si fossero venduti al comunismo internazionale. Era un’impressione resa ancora più acuta dall’elezione di Kennedy, un democratico estremamente progressista per quello che riguardava le tematiche sociali». Per gli strati più conservatori della società americana, ambienti militari e destra politica la preoccupazione principale è la Cuba comunista di Castro. «In base a documenti segreti e rimasti nascosti per molto tempo, i capi di stato maggiore riuniti concepirono e approvarono i piani per quella che è stata forse la più perversa macchinazione mai creata dal governo statunitense. In nome dell’anticomunismo, si proposero di lanciare un’offensiva terroristica segreta e sanguinosa contro il loro stesso paese per spingere il popolo americano ad appoggiare una perversa guerra contro Cuba. Sotto il nome in codice Operazione Northwoods, il piano… prevedeva che cittadini innocenti fossero uccisi per le strade d’America; che barche cariche di profughi cubani fossero affondate in alto mare. Molte persone sarebbero state condannate per attentati che non avrebbero commesso; aeroplani sarebbero stati dirottati. Usando false prove, tutte queste azioni sarebbero state imputate a Castro, dando così [ai vertici militari] la giustificazione, oltre al sostegno pubblico e internazionale, di cui avevano bisogno per scatenare la loro guerra».
Un’altra pagina drammatica, registrata questa volta da una nave attrezzata per le intercettazioni, riguarda un episodio sconcertante del conflitto del 1967 tra Egitto e Israele. «Rappresentanti israeliani cominciarono ad arrivare a Washington. Nasser, dicevano, stava per sfruttare la sua superiorità per lanciare un conflitto armato e per questo avevano bisogno dell’appoggio americano. Era una bugia. In effetti [… ] era Israele che stava pianificando un attacco contro l’Egitto». Non appena gli israeliani, il 5 giugno alle 7.45 del mattino, scatenano l’offensiva contro l’Egitto, la nave americana “Liberty” si dirige verso la zona del conflitto per intercettare le comunicazioni: giunta di fronte a El Arish, assisterà senza saperlo a «un orrore che doveva rimanere segreto. In quel preciso istante, vicino al minareto di El Arish, truppe israeliane stavano commettendo una spietata carneficina». I soldati israeliani «trasformarono la piccola cittadina in un mattatoio, massacrando sistematicamente i loro prigionieri. All’ombra della moschea di El Arish, misero in fila sessanta prigionieri egiziani disarmati, le mani legate dietro la schiena, e poi aprirono il fuoco con le mitragliatrici… Poi costrinsero altri prigionieri a seppellire le vittime in fosse comuni». Secondo lo storico militare israeliano Aryeh Yitzhaki vennero uccisi «a sangue freddo ben 1000 prigionieri egiziani nel Sinai, tra i quali anche i 400 uomini fucilati sulle dune sabbiose di El Arish».