Indignazione (Incipit)

•   Il blog di Fazi Editore
A A A

L’incipit di Indignazione, il romanzo di maggior successo di Henry James. Una gustosa commedia sul mondo dell’arte, ma anche il manifesto di un incontro-scontro tra l’Europa e l’America, due realtà allora distanti.

 

«No, signore», aveva replicato Banks, «non è ancora arrivato nessun ospite straniero. Andrò comunque ad accertarmi se sia entrato qualcuno e di chi si tratti». Si soffermò tuttavia a osservare Lady Sandgate che si avvicinava al salone dal lato dell’ingresso affacciato sulla grande terrazza e mentre si accingeva a varcarne la soglia si rivolse a lei: «Lord John, signora». A quel punto, compiuto solennemente il proprio dovere, l’uomo si ritirò verso il vestibolo – che andava dall’ingresso principale all’ampio cuore della casa – da cui era apparso per annunciare l’ospite.

Questi, trovandosi al cospetto di Lady Sandgate, che si era fermata un istante nella cornice dell’ampia porta prospiciente i giardini, in mano il foglietto rosa di un telegramma piegato, aveva dinanzi a sé, la prospettiva parziale del vasto e alto interno rivestito di pannelli di legno, impregnato dell’atmosfera tranquilla e rassicurante accumulata nel corso di quei due secoli silenziosi e così densi, nella quale certi presunti tesori di Dedborough Place trovavano magnificamente il loro posto; e poi, attraverso le ampie aperture e al di là delle maestose fortificazioni in pietra della grande dimora – terrazze soprelevate, gradinate a zampa d’oca con balaustre e capaci vasche i cui zampilli d’acqua erano tenuti a riposo – tutta la ricca tenuta composta da giardino, prato e parco. Pareva vi regnasse un’eleganza antica e rassicurante; dipinti e oggetti ben protetti, vetrinette e arazzi esprimevano, ciascuno con voce propria, scelte raffinate e suprema signorilità; gli originali degli antichi ritratti, disposti in una posizione di prominenza più o meno meritata, parevano contemplare quella scena felice come altrettanti membri giurati di una grande e antica corporazione che, in una radiosa giornata di aprile, avessero preso posto a uno dei loro conviti annuali.

Tale era lo scenario consolidato dalla generosità del tempo, ma la bella donna, che aveva decisamente molto più di quarant’anni, il cui ingresso era avvenuto quasi contemporaneamente a quello di Lord John, non apparteneva a quel compiacente quadretto, né godeva con esso di una relazione per cui ne aveva condiviso gli imprevedibili colpi di scena e le vicissitudini della storia che lì avevano dovuto manifestarsi con maggiore frequenza che in un monotono percorso o in una banale sequenza di eventi. Lady Sandgate era di uno splendore moderno, forse, mai tanto brillante come quando agiva sotto l’effetto del suo manifesto ripudio di qualsiasi ambizione mondana, che sarebbe risultato sempre offensivo per le donne dotate di innegabili qualità e di gusti raffinati. Era in ogni caso evidente che aveva perduto ogni traccia dell’antica fiducia e che la serenità, fondata o no che fosse, aveva ceduto il passo alla curiosità, vale a dire alla riflessione, più o meno dissimulata. Ella avrebbe potuto acconsentire – ci si sarebbe persino adattata – ad essere giudicata graziosamente stupida, ma nel caso fosse stata accusata di essere troppo irrequieta o intelligente avrebbe probabilmente confessato di esserlo, in fin dei conti, quasi abbastanza da risultare volgare. Per di più, con la sua figura elegante, la postura controllata, l’incarnato seducente, la chioma lucente e folta, gli occhi amabilmente spavaldi e il largo sorriso sempre pronto, conservava senza dubbio una bellezza in grado di far accantonare ogni altra questione.

Lord John le si rivolse con quel suo modo così tipico, vale a dire senza manifestare alcun interesse né bisogno di ricevere spiegazioni: era evidente che egli sapeva discernere con acume ciò che era destinato a esigere la propria attenzione. «Finalmente vi ho trovata, Lady Sandgate. Mi hanno detto che Theign è fuori, da qualche parte».

Lei replicò con il suo solito atteggiamento di blanda rassicurazione che, nella maggior parte dei casi, provocava conseguenze più lievi di un’eventuale palese manifestazione d’allarme. «È fuori nel parco, dove oggi ha luogo una festa per gli scolari di Dedborough, come avrete potuto notare venendo dal viale, impegnato a dare buoni consigli, a pieni polmoni, a quattrocentocinquanta bambini».

Lord John poteva facilmente immaginarsi la scena e il personaggio in questione e la cosa lo fece sorridere con aria comprensiva. «Oh, è talmente grandioso in simili occasioni che mi rammarico di non essere lì».

«Io sono stata obbligata a non esserci», sospirò Lady Sandgate, «a non assistere al discorso, intendo dire. Li ho appena lasciati, ma erano già venti minuti che lui parlava, e suppongo che se aveste voglia di andare a dare un’occhiata lo trovereste ancora lì, povera cara vittima del dovere».

«Non ne dubito poiché, come spesso gli rammento, egli rende il senso del dovere spaventoso agli occhi dei suoi amici, per via delle stravaganze in cui eccede nel compiere il proprio». E il quadro tracciato parve in un certo modo sollecitare l’amico così competente a consultare l’orologio e a riflettere. «Amerei assistere al gran finale, ma mi sono trascinato fin qui soprattutto per incontrare un complice, come ama definire se stesso e, se la cosa non vi dispiace, definire anche me!, che dovrebbe arrivare in automobile per un appuntamento e che reputo mio dovere essere qui a ricevere, anche un po’, lo confesso, con la speranza di cogliere una fugace apparizione di Lady Grace, se riuscite a immaginare tanto!».

«Lo immagino perfettamente», dichiarò Lady Sandgate, alla quale era evidente non costava alcuna fatica addentrarsi in quel genere di considerazioni. «Vi si legge in volto, e poi tutti attendono da tempo di vedere cosa accadrà. Dunque», aggiunse, «voi non arrivate dalla città?».

«No, trascorrerò tre giorni a Charter con mia madre, che mi ha gentilmente concesso in prestito la sua automobile, e che avrei desiderato portare con me».

Lady Sandgate restò in silenzio non più di quanto fosse conveniente in quella circostanza. «Ma che senza dubbio, su sua espressa richiesta, avete lasciato seduta al tavolo del bridge».

«Il termine sedersi potrebbe sottintendere che vi sia un momento della giornata in cui si alzi!».

«Cosa che la duchessa non fa mai?», domandò Lady Sandgate al fine unico di concedersi il tempo per esprimere il suo punto di vista. «Si batte fino all’ultimo, invincibile, mette in rotta gli amici e ne raccoglie le spoglie?». E si abbandonò con aria affabile a quella visione. «Ah, ne sappiamo qualcosa noi!».

Lord John, che era un giovanotto dall’occhio inquieto ma attento, la fissò con una sorpresa non ancora permeata dalla compassione. «Anche voi allora?».

Lady Sandgate tuttavia non voleva che una tale osservazione fosse limitata solo a lei. «Mi riferisco in generale a questa casa in cui vengo sovente bene accolta, vedete, nella quale…».

«Nella quale», la interruppe, «il vostro ruolo vi si legge in viso, se è mi consentito dirlo!».

Era evidente che non le dispiaceva mostrargli la sua incertezza su come ribattere a tanta giovanile perspicacia, e di fatto non poté fare altro che decidere di replicare nella maniera più semplice possibile. «Ciò che vi è consentito dire non può essere più di quanto io senta, e sia fiera di sentire, nel recar loro conforto quando hanno delle difficoltà».

Queste parole non fecero che alimentare la fiammella del suo acuto intuito, che gli chiariva, ammesso che lei lo volesse, in egual misura tutti i fatti. «E in questo momento le loro difficoltà sono dovute al fatto che la mia terribile madre è in grado di vincere delle grosse somme e di sollevare un gran baccano se non viene pagata? Dovrei fare più attenzione nel dire una simile verità», proseguì come per mostrare che all’occorrenza era in grado di comportarsi con un certo tatto, «ma desidero farvi sapere che io stesso non ignoro affatto le ragioni per cui quest’atteggiamento ha prodotto qui una simile impressione».

Lady Sandgate gli impedì di aggiungere altro. «Perché la povera Kitty Imber – che non avrebbe mai dovuto toccare una carta, oppure avrebbe dovuto imparare a soffrire in silenzio, com’è toccato fare a me, il cielo solo lo sa! – gravata da quel debito così enorme, si è gettata sul padre al quale si crede in diritto di “fare appello”, in quanto vedova giovane e incantevole con una buona dote, ancor più adesso di quanto non facesse prima in qualità di figlia più bella della casa?».

Aveva gettato su quell’immagine l’ombra di una domanda, che però era nulla rispetto al tono deliberatamente interrogativo della risposta di Lord John. «Volete forse intendere che nella nostra epoca le nostre giovani e incantevoli vedove – per non parlare delle giovani e incantevoli mogli – dovrebbero essere in grado di cavarsela da sole nelle situazioni difficili?».

Pur sentendosi lo sguardo dell’uomo addosso, la temporanea padrona di casa sembrò decidere, dopo un istante, di non rifiutare completamente quell’idea. Ma si limitò a sorridere. «Be’, in quella cerchia!».

«La cerchia di mia madre?». Se lei sorrideva, lui poteva benissimo ridere. «Vi sono davvero obbligato!».

«Oh», rettificò lei, «io non critico sua grazia, ma i modi, le tradizioni e lo stile di questa casa…».

«Volete dire», continuò lui cogliendo il senso delle sue parole e prestandogli voce, «la casa in Inghilterra nella quale più si avverte la falsa nota delle sregolatezze e del fallimento di una figlia primogenita, che vi fa irruzione munita di una lista di debiti di gioco – per non parlare degli altri! – desiderando vedere cancellati almeno quelli per salvare la sua reputazione? Proprio così», proseguì prima che lei potesse opporre un’obiezione diplomatica e ambigua; «e proprio questa, ve lo garantisco, è in gran parte la ragione per cui adoro venire qui, dato che personalmente non ho nulla a che vedere con simili faccende».

«Di certo, niente che abbia a che fare con una condizione d’insolvenza, dal momento che voi rappresentate il beneficiario!».

Il giovane sembrò considerare quell’imputazione come una mancanza di riguardo. «Come fate, Lady Sandgate, a sapere così bene ciò che rappresento?».

Lei ci rifletté sopra, brevemente e coraggiosamente. «Ebbene, non rappresentate forse, per vostra stessa ammissione, certe tenere aspirazioni? Non rappresentate la convinzione – del tutto naturale, lo ammetto – che un vecchio stelo, bello e sano, non possa portare che un solo fiore perverso e stravagante e, di conseguenza, la speranza di accordarsi con il nostro ammirevole ospite perché vi dia una mano caritatevole e vi raccomandi alla cara Grace?».

Alla luce di queste parole, Lord John avrebbe potuto avvertire una celata perplessità riguardo alla sua pretesa, ma mentre se ne stava lì valutando le sue possibilità, avrebbe potuto convincere uno spettatore di essere abbastanza saldo su una posizione di vantaggio: si trattasse di fortuna o abilità, della forza del suo sostegno o della sua sincerità. Persino nei confronti della giovane donna, della quale le parole appena pronunciate dai due ci hanno rivelato vagamente qualcosa, la sua sincerità poteva essere considerata perfettamente plausibile – malgrado in lui vi fosse ciò che avremmo potuto definire come uno strano elemento di delicata brutalità. Figlio minore di una nobile matrona da lui stesso considerata terribile, non manifestava in alcuna maniera immediata, o aggressiva, di essere conscio del proprio lignaggio, né la minima arroganza derivante dalla consapevolezza di un privilegio. Egli avrebbe al contrario irradiato una certa eleganza se la gradevolezza del suo aspetto non fosse stata prematuramente oscurata. Attivo ma fragile, era magro e basso, e un po’ troppo precocemente, quantunque non del tutto spiacevolmente, calvo. L’arco delle sopracciglia, la precisione dei lineamenti, l’equilibrio dell’insieme, erano tali che il naso insignificante poteva sembrare importante e la bocca scarna simulare un sorriso. Gli occhi erano belli ma duri – brillavano in modo grazioso ma senza nulla promettere – e possedeva una capacità istintiva di esprimersi con chiarezza, in maniera fredda e spigliata, invece che con autorità e disinvoltura, che rappresentava in qualche modo l’arte del bel vivere a basso costo. Nella sua aria soddisfatta c’era qualcosa che suggeriva la presenza di desideri ardenti, e questo nonostante una certa ambiguità, poiché la natura di tali appetiti e opinioni certamente non era sempre capace, come era facile capire, di sacrificarsi alla forma. Se, ad esempio, desiderava Lady Grace, la passione o il senso del suo interesse in essa tutt’al più sarebbero stati moderatamente eccitabili.

«Posso domandarvi», chiese a Lady Sandgate, «cosa intendete dicendo che cerco di “accordarmi”?».

«Intendo dire che siete il figlio molto astuto di una madre altrettanto astuta».

«Oh, sono meno astuto di quanto pensiate», replicò, «sempre che lo pensiate veramente; mia madre lo è di gran lunga più di me…».

«Di quanto io pensi?», gli fece eco Lady Sandgate. «Credetemi, è la persona al mondo alla quale più mi piacerebbe assomigliare per la capacità di raggiungere i suoi scopi». Ma si affrettò immediatamente ad aggiungere: «Ma solo se…», interrompendosi con un sorriso.

«Se cosa?».

«Be’, se fossi assolutamente certa di essere astuta come lei sotto ogni aspetto, senza eccezioni, e fino alla fine».

Deliberatamente, quasi con disprezzo, rifiutò di comprendere ciò che la donna gli diceva. «Fino alla fine di cosa?».

Lady Sandgate scelse fra tutte le meravigliose risposte possibili con l’aria di chi al tempo stesso rischia e protegge qualcosa. «Diciamo della sua carriera pubblica così straordinariamente di successo».

Questo almeno giustificava il fatto che lui sembrasse voler mettere fine a tali insinuazioni. «Se foste astuta quanto lei, allora sareste altrettanto buona». E aggiunse: «Voi non avete mai avuto la benché minima occasione di conoscere quanto sia grande la sua bontà». Lei dovette mandar giù quell’affermazione, per quanto sembrasse farla piombare nell’oscurità, tanto più perché la poneva dinanzi a una sfida ancora più esplicita. «Cosa credete esattamente di sapere?».

A Lady Sandgate, all’apice del suo buonumore, bastò un istante per decidere di ingoiar tutto. «Agisco sempre come se sapessi tutto, perché questo spinge la gente a confidarsi con me».

Privacy Policy   •   Cookie Policy   •   Web Design by Liquid Factory