«La pasticciera di mezzanotte»: l’ultima gustosa avventura, dell’avvocato Ferro

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Nel 2019 con L’annusatrice di libri inauguravo la mia pentalogia dedicata ai cinque sensi e alla lettura come esperienza multisensoriale. Il progetto era ambizioso: cinque romanzi con storie indipendenti, ciascuno dei quali relativo a uno dei cinque sensi.

Credevo molto nella mia idea, ma ero anche piena di paure; mi chiedevo, per esempio, se ce l’avrei fatta a scrivere cinque romanzi, ciascuno con una propria personalità, e, soprattutto, mi domandavo se le lettrici e i lettori avrebbero avuto il desiderio di leggerli tutti quanti.

Novembre 2023: posso dire di avercela fatta! Sta per uscire La pasticciera di mezzanotte, il quinto romanzo della pentalogia, e i miei affezionati lettori, che ringrazio infinitamente, lo attendono con ansia, alcuni un po’ rattristati al pensiero che sarà l’ultimo della serie. Molti mi scrivono per sapere se l’avvocato Ferro, il personaggio che riappare in ogni romanzo per affiancare una nuova protagonista, tornerà a farsi “vivo” in nuove storie. Ebbene, sinceramente non so rispondere a questa domanda, per il momento posso solo anticipare ai miei lettori che in questo quinto romanzo, dedicato al senso del gusto, conosceranno un lato inedito del lettore centenario.

In La pasticciera di mezzanotte, infatti, dopo quasi un secolo di letture voraci e compulsive, l’avvocato Ferro decide di fare qualcosa che mai, sino al compimento del suo centesimo anno d’età, aveva pensato di fare: scrivere egli stesso un romanzo.

La storia che decide di narrare non nasce dalla sua fantasia, ma è il racconto di una vicenda da lui vissuta nel 1917 e che dopo più di cinquant’anni ancora gli frulla in testa, ansiosa di essere messa su carta.

È l’agosto del 1917, la Grande guerra è al culmine della sua brutalità, la popolazione è allo stremo delle forze e la città di Torino si risveglia senza pane. Il quotidiano rifornimento di farina è saltato e quell’ennesima privazione è la scintilla che attizza il furore popolare; la città insorge al grido di «Pane e pace», pronta a dare battaglia alle autorità. L’avvocato Ferro, che certo non è un uomo d’azione, vuol fare la sua parte per aiutare il popolo e, non sentendosi a suo agio nell’imbracciare un’arma, si ritrova a rimestare polenta in una mensa operaia clandestina. Armato di un grosso cucchiaio di legno anziché di un fucile, l’avvocato fa amicizia con le giovani operaie che durante il periodo bellico sostituiscono nelle fabbriche gli uomini partiti per la guerra. L’avvocato Ferro scopre così una parte dell’universo femminile molto differente da quella che sino a quel momento aveva esplorato; le ragazze con cui ha a che fare nei giorni della rivolta sono vivaci, piene di energia e forza di volontà, tutt’altra cosa rispetto alle signorine aristocratiche o altoborghesi che negli anni precedenti sua madre gli proponeva come potenziali mogli. Tra le sue promesse spose mancate, tuttavia, emerge il ricordo di Jolanda, ultima erede di una famiglia nobile ma ormai decaduta, con la quale ha trascorso l’estate del 1900. Tra le tante signorine che la madre gli ha presentato, Jolanda è stata l’unica in grado di fargli mettere in discussione, seppur per un breve istante, la sua ferma decisione di rimanere celibe. Dopo l’estate del 1900 Edmondo Ferro non ha più pensato a Jolanda né alle loro merende a base di biscottini al limone e romanzi cavallereschi. Ma nei giorni della rivolta eccola riapparire, come un fantasma giunto dal passato, per fargli riscoprire il dolce sapore della crostata e dei ricordi di gioventù.

«Il sapore viaggia nel tempo, attraversa i decenni, scavalca le generazioni e sussurra parole antiche non alle orecchie, bensì al palato».

La pasticciera di mezzanotte è una storia che parla di gusto per la buona tavola, per la vita e per la lettura; e mi auguro che i miei – anzi i suoi – affezionati lettori vorranno seguire l’avvocato Ferro nella sua ultima avventura: un viaggio alla scoperta di sapori e ricordi perduti.

Desy Icardi

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