La poesia del mercoledì: La messa disertata di Carlo Betocchi

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carlo betocchi

Questa è la nostra rubrica dedicata alla poesia. Ogni settimana, il mercoledì, pubblichiamo una poesia italiana del ‘900 o contemporanea scelta dall’editore.

La messa disertata di Carlo Betocchi.

In un borgo selvaggio,
in un borgo della montagna,
sotto l’ombre del faggio
una chiesa si lagna;
un’erta strada oscura
porta tra le sue mura.

La campana ha suonato,
non un uomo si vede ancora,
raccolti sul sagrato
s’accapigliano alla mora;
e fanciulli cattivi
lanciano acuti gridi.

In chiesa malinconica
sta il prete con la stola gialla,
una luce inarmonica
di qua e di là sfarfalla;
terribilmente bruna
ogni cosa vi sfuma.

Quella povera donna
che sta sgomenta è inginocchiata
all’altare della Madonna,
e quell’altra disperata:
poveramente disperse
sotto l’ombre universe.

Nel mezzo è il corpo bianco
della chiesa, di tre fanciulle,
il cui cantare stanco
vola alle travi brulle;
il prete non risponde
a quell’anima monde.

Ma Gesù Cristo volle
Due bambini a piè dell’altare,
prese due tristi zolle
le fece respirare;
ed erano due pargoli,
eran nudi com’angioli.

In essi, che baloccano
sopra gli scalini di marmo,
meravigliosi toccano
i raggi d’un bel sole calmo;
vive, nel Corpus Domini,
la Messa senza uomini.

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