La poesia del mercoledì: Notturno corale di Clemente Rebora

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Clemente Rebora

Questa è la nostra rubrica dedicata alla poesia. Ogni settimana, il mercoledì, pubblichiamo una poesia italiana del ‘900 o contemporanea scelta dall’editore.

«Notturno corale» di Clemente Rebora.

Col moto egual delle tue genti, o valle,
dal buio rombo profondo
alle pendici in ninnanann sale
il notturno corale,
e fuma d’ombre al nido delle stalle.
Qui, nella tana è curva
fra il variar delle braci
la digiuna forma rozza
del parentado accolto,
con gli occhi chiari dall’imagin bruna;
e va nell’aria un dir d’avemmarie,
quasi di bimbi un parlottio raccolto
quando fra lor si vendono bugie.
Poi tranquillo ognun posa,
e in un guizzo anche il fuoco si spoglia:
filtra il cielo e sorveglia da una cruna.
Muto alla soglia,
per l’umido giro dei monti
tendo lo sguardo e l’udito;
e se al mio strano pensier paragono
le immote umili forme
che giaccion dentro, arcano
dalla terra esce un fantasma
e bacia solo chi dorme.

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