«L’acume di Hilary Mantel» di Giuseppina Oneto

•   Il blog di Fazi Editore - Parola ai traduttori
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Mantel

In occasione dell’uscita di Un esperimento d’amore, Giuseppina Oneto racconta la sua esperienza con la traduzione del romanzo di Hilary Mantel.

 

Quando si incontra una storia come quella di Carmel McBain e poco dopo l’inizio si legge, in traduzione: «Mi sono ritrovata a fissare tanto intensamente la pagina, stamattina, che le parole hanno cominciato a sfocarsi; come se nel tessuto della carta, nella sua trama, potessi scovare un filo capace di guidarmi attraverso la mia vita, da dove ero allora a dove sono adesso», è già chiaro che il lavoro di riscrittura in italiano dovrà tenere conto a ogni passo dell’acutezza della vista dell’autrice; se le parole cominciano a sfocarsi per cogliere il tessuto della carta, la sua trama, l’esercizio a cui la narratrice si è sottoposta è volto a dar corpo alla sfocatura; e nel trovare il corpo da dare alla sfocatura, a dipanare il filo della narrazione.

Per scegliere in italiano le parole con cui restituire il testo originale, con cui abbracciare i modi di vedere e rappresentare di quel mondo britannico insulare agli esordi degli anni Settanta, mi sono detta, devi tenere conto della stessa sottigliezza; una sottigliezza che si rintraccia anche in italiano e che ci sarà di certo famigliare, perché sappiamo bene anche noi, anche adesso, come dice il personaggio Carmel, che «le donne ci sono cascate troppe volte».  E se il lavoro sarà accurato, se sarà investito di tutto il rispetto che merita, l’acume di Hilary Mantel, con il quale distingue le terribili briglie del senso di colpa, le gelosie, l’invidia, l’anoressia, la fame spropositata, gli strappi dolorosi fra madri e figlie, il sangue, il fuoco, la perfidia e i nodi dell’amicizia femminile, vivranno di nuovo sulla pagina nella nostra lingua, e potremo essere con lei ragazze agli esordi degli anni Settanta che hanno affrontato prima di noi l’esperimento, sballottate fra i valori tradizionali dei genitori e le aspirazioni loro e della loro epoca. E, mi raccomando, mi sono detta, lascia respiro a queste righe, a queste frasi e costruzioni, non coprirle riscrivendo, non scegliere parole che dicano più di quanto sta dicendo l’autrice, perché l’amore, come ci racconta lei nel romanzo, non ha un unico volto, e l’esperimento non ha scientificità. Così che l’acume possa essere anche un po’ il nostro, mentre godiamo della forza letteraria e poetica che contraddistingue Hilary Mantel.

 

Giuseppina Oneto

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