«L’albero della vergogna»: un inno alla vita

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Pinilla

In occasione dell’uscita di L’albero della vergogna, Carlotta Casolaro ci racconta le sue impressioni sul romanzo di Ramiro Pinilla.

 

Rogelio Ceròn, un falangista ventenne arruolato durante la guerra civile in Spagna, dopo la vittoria di Franco, prende parte a rappresaglie nel paese di Gexto, sporcandosi le mani del sangue di un maestro repubblicano di fronte agli occhi terrorizzati del figlio di dieci anni. Quest’episodio cambierà per sempre la vita di Rogelio e, in un salto temporale di trent’anni più tardi, tutti gli abitanti del paesino cercheranno di scoprire cosa si nasconda dietro alla figura dell’“uomo della baracca”, eremita in un perenne e tacito conflitto con un vicino per un fantomatico tesoro nascosto sotto l’albero di fico.

L’albero della vergogna di Ramiro Pinilla è una magnifica favola sulla Spagna del dopoguerra, che identifica rimorso e dimenticanza come ferite di una generazione. Si tratta della storia di una guerra che tocca profondamente un popolo trent’anni prima e che, anche dopo la pace, non smette mai di tornare a fare capolino, irrequieta e disperata, tra la gente. Lo stesso “pover’uomo della baracca”, che, diligente e garbato, cura l’albero di fico, sembra non rappresentare altro che un malinconico richiamo all’equilibrio instabile di guerra e pace, una metafora taciturna ma evidente di una battaglia esaurita sul campo ma non nella storia del mondo.

Tra le righe, l’autore riesce a riassumere con trepidante maestria il dolore di tutti i protagonisti di una guerra civile che, nel Novecento, ha devastato la Spagna, riducendo le zone abitate all’ombra di se stesse. Una storia che alterna i suoi toni tra truculento e magico e che risente di un influsso storico non indifferente: umiliazioni e rimorsi, rancori repressi e violenze inaudite, massacri plasmati in un tempo non troppo remoto, che riecheggiano tra le pagine serpeggiando sotto forma di paura.

L’albero della vergogna è un inno alla vita dopo aver conosciuto e assecondato le manie di morte indotte dai regimi dell’epoca. E come l’albero nasconde un tesoro, anche l’animo umano nasconde un’indole di vizi o virtù che lo condurrà alla rovina o alla saggezza. Un romanzo che ci mostra quanto è difficile scegliere il proprio cammino dopo che qualcun altro, nel bene o nel male, lo ha predisposto per noi.

Ramiro Pinilla sceglie di raccontare della devastazione del conflitto civile con uno stile sereno e nudo, privo di inutili accessori linguistici. Arriva dritto al cuore L’albero della vergogna, ma con una marea narrativa tenera e sensibile. L’autore non teme di “martirizzarsi” insieme ai suoi personaggi e, in questo modo, il lettore impara ad identificarsi a sua volta: le pagine zampillano di sentimenti, si percepiscono le urla e le suppliche, si vedono scorrere immagini di paura e sconforto.

 

Carlotta Casolaro

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