Il padrone del mondo (Estratto)

•   Il blog di Fazi Editore
A A A

Pubblichiamo un estratto da Il padrone del mondo, un impressionante romanzo distopico che immagina con profetica magia il mondo del Novecento, in cui la Chiesa cattolica viene distrutta dal potere della massoneria. Dal 16 ottobre in libreria

 

Prologo

«Mi dia un minuto», disse il vecchio appoggiandosi allo schienale.
Percy si sistemò sulla sedia e aspettò, il mento sostenuto dalla mano.
Quella in cui sedevano i tre uomini era una stanza molto silenziosa, arredata secondo i dettami rigidi dell’epoca. Non aveva finestre né porta: erano infatti passati sessant’anni da quando l’uomo, avendo realizzato che lo spazio non finisce con la superficie del globo terrestre, aveva iniziato a scavare alacremente. La casa del vecchio Mr Templeton si trovava una quindicina di metri sotto gli argini del Tamigi, in quella che era considerata una posizione piuttosto buona, dato che distava solo un centinaio di metri dalla stazione della seconda rete centrale per le automobili e mezzo chilometro da quella aerea di Blackfriars. In realtà, l’uomo aveva superato i novant’anni, e ormai usciva raramente di casa. La stanza era pitturata da cima a fondo con l’elegante vernice verde acqua imposta dall’Ufficio Igiene ed era rischiarata dalla luce artificiale scoperta dal grande Reuter quarant’anni prima; aveva le tinte di un bosco primaverile ed era riscaldata e ventilata per mezzo della consueta grata a muro, che manteneva la temperatura esatta di diciotto gradi centigradi. Mr Templeton era un uomo semplice, che si accontentava di vivere come aveva vissuto suo padre prima di lui. Anche l’arredamento era un po’ antiquato in quanto a fattura e design, sempre conforme al sistema in uso: una delicata vernice d’amianto applicata all’acciaio, indistruttibile, piacevole al tatto e dall’aspetto simile al mogano. Due librerie colme occupavano entrambi i lati del camino elettrico dal piedistallo di bronzo, davanti al quale sedevano i tre uomini; negli angoli più nascosti si trovavano gli ascensori idraulici, che conducevano uno alla stanza da letto e l’altro al corridoio che portava a Embankment, quindici metri più su.
Padre Percy Franklin, il meno giovane fra i due preti, era un uomo dall’aspetto piuttosto notevole: non aveva più di trentacinque anni, ma i suoi capelli erano completamente bianchi; gli occhi grigi, sotto le sopracciglia nere, avevano una luce particolare e quasi passionale, ma il naso prominente, il mento e il tratto deciso della bocca rassicuravano chi l’osservava della sua determinazione. Gli sconosciuti si soffermavano a guardarlo.
Padre Francis, invece, seduto sulla sua sedia rigida all’altro lato del focolare, abbassava la media; infatti, nonostante i suoi occhi marroni fossero piacevoli e calorosi, nel suo viso non c’era forza. C’era perfino un che di femminile agli angoli della bocca e nella linea marcata delle palpebre.
Mr Templeton era semplicemente un uomo molto vecchio: un viso forte cosparso di rughe, rasato di fresco come ogni altro uomo sulla faccia della terra; in quel momento poggiava la schiena sui suoi cuscini ad acqua, con la trapunta sui piedi.

***

Alla fine parlò, guardando prima Percy, alla sua sinistra.
«Be’», disse, «ricordare tutto con esattezza è complicato, ma io la metterei così. In Inghilterra, sulle prime, la reazione del nostro partito di fronte al parlamento laburista del 1917 fu di grande allarme: era la prova di quanto profondamente l’herveismo si fosse radicato nella società. Prima c’erano stati altri socialisti, ma nessuno come Gustave Hervé in età avanzata – almeno nessuno con lo stesso potere. Come forse avrete letto, sosteneva un materialismo e un socialismo spinti alle conseguenze più estreme. Il patriottismo, diceva, era un retaggio della barbarie e il godimento sessuale era l’unico bene certo. Naturalmente, tutti gli ridevano dietro. Si diceva che senza la religione non ci potesse essere alcuna motivazione fra le masse, nemmeno per l’ordine sociale più semplice. Ma aveva ragione lui, a quanto pare. Dopo la caduta della Chiesa francese all’inizio del secolo e i massacri del 1914, la borghesia cominciò a organizzarsi, e quel movimento straordinario iniziò ad attecchire sul serio, portato avanti dal ceto medio: niente patriottismo, niente distinzioni di classe, praticamente niente esercito. Ovviamente a capo di tutto c’era la massoneria. Tutto questo si diffuse anche in Germania, dove l’influenza di Karl Marx aveva già…».
«Sì, signore», intervenne Percy con calma, «ma si parlava dell’Inghilterra, se non le spiace…».
«Ah, già, l’Inghilterra. Be’, nel 1917 il Partito Laburista prese le briglie e il comunismo cominciò davvero. Successe molto prima di quanto io riesca a ricordare, ovvio, ma mio padre lo faceva risalire a quella data. Mi meraviglio solo che le cose non siano andate più in fretta; ma presumo che ci fosse ancora nell’aria un certo fermento da parte dei Tory. E poi, i secoli di solito scorrono più lenti di quanto ci si aspetti, specialmente dopo essersi aperti con una spinta. Ma quello fu l’inizio del nuovo ordine, e i comunisti non sono mai più stati seriamente contrastati da allora, a parte quell’accenno nel ’25. Fu quella la fase in cui Blenkin fondò “The New People” e il “Times” chiuse i battenti; ma, cosa strana, la Camera dei Lord non cadde definitivamente prima del ’35. La Chiesa ufficiale era uscita di scena una volta per tutte nel ’29».
«E quali furono gli effetti sulla religione?», chiese subito Percy, appena il vecchio fu interrotto da un leggero colpo di tosse e prese il suo inalatore. Il prete non voleva che si divagasse troppo.
«Questo fu l’effetto», disse l’altro, «più che la causa. Vedete, i ritualisti, come venivano chiamati, dopo un tentativo disperato di insinuarsi nella corrente laburista, entrarono a far parte della Chiesa in seguito alla convocazione del ’19, quando il credo niceno venne abbandonato; e non c’era vero entusiasmo, se non fra loro. Ma se proprio vogliamo individuare un effetto della caduta definitiva, credo sia che ciò che rimaneva della Chiesa di Stato si fuse con la libera Chiesa, e la libera Chiesa, dopotutto, richiedeva soltanto un’adesione affettiva. L’autorità della Bibbia fu totalmente destituita dopo i rinnovati attacchi tedeschi; e della divinità di nostro Signore, secondo alcuni, all’inizio del secolo ormai non restava altro che il nome. Ci aveva pensato la teoria della kenosis. E ancora prima c’era stato anche quello strano piccolo movimento fra gli uomini della libera Chiesa, quando i ministri che si limitavano a seguire la corrente – diciamo che erano sensibili agli spifferi – lasciarono le loro vecchie poltrone. È curioso leggere nella storia dell’epoca quanto fossero considerati liberi pensatori. Erano l’esatto contrario… Ma dov’ero rimasto? Oh, sì… Be’, questo ci aveva spianato la strada, e per un po’ la Chiesa fece progressi straordinari – straordinari in quelle circostanze, s’intende, perché non bisogna dimenticare che le cose erano molto diverse rispetto a venti, o anche solo dieci anni prima. In parole povere, era cominciata la separazione delle pecore dalle capre. I religiosi erano praticamente tutti cattolici o individualisti; i laici rifiutavano in blocco il sovrannaturale ed erano tutti materialisti e comunisti. Ma facemmo progressi grazie ad alcuni uomini eccezionali – il filosofo Delaney, i filantropi McArthur e Largent, e così via. Sembrava davvero che Delaney e i suoi discepoli potessero avere molto successo. Vi ricordate la sua Analogia? Ah, sì, è tutto nei libri di testo…
Be’, dunque, alla chiusura del Concilio Vaticano, convocato nel diciannovesimo secolo e mai sciolto, alla fine perdemmo molti uomini, che erano in disaccordo con le conclusioni tratte dal concilio. Lo chiamarono “L’esodo degli intellettuali”…».
«La causa fu il disaccordo sull’interpretazione della Bibbia», intervenne il prete più giovane.
«In parte anche quello, ma pure il conflitto che cominciò con la nascita del modernismo all’inizio del secolo, nonché, ancor di più, la condanna di Delaney, e in generale del nuovo trascendentalismo, come veniva definito allora. Lui non rientrò mai nella Chiesa, sapete. Poi ci fu la condanna del libro di Sciotti sulla religione comparata… Da quel momento i comunisti avanzarono a falcate, anche se erano falcate molto lente. A voi sembrerà incredibile, suppongo, ma non potete immaginare l’agitazione, quando il Progetto delle industrie necessarie divenne legge, negli anni Sessanta. La gente pensava che ogni possibilità di libera iniziativa sarebbe venuta meno nel momento in cui così tante professioni fossero state nazionalizzate; ma, sapete, non fu così. Di sicuro dietro c’era la nazione».
«In che anno passò la legge della maggioranza a due terzi?», chiese Percy.
«Oh! Molto prima! Uno o due anni dall’abolizione della Camera dei Lord. Era fondamentale, direi, altrimenti gli individualisti sarebbero andati fuori di testa. Certo, anche il Progetto delle industrie necessarie era inevitabile: la gente aveva cominciato a subodorarlo molto prima, quando le ferrovie erano state municipalizzate. Per un po’ ci fu un improvviso risveglio dei mestieri, perché tutti gli individualisti che potevano ne intrapresero uno (la scuola Toller fu fondata in quel momento). Ma ben presto tornarono agli impieghi governativi; dopotutto, il limite del sei per cento per tutte le imprese individuali non costituiva esattamente una tentazione, e il governo pagava bene».
Percy scosse la testa.
«Sì, ma non capisco la situazione attuale. Non ha appena detto che le cose andavano avanti lentamente?».
«Sì», disse il vecchio, «ma bisogna ricordare le leggi sui poveri. Quelle assicurarono il potere ai comunisti per sempre. Di sicuro Braithwaite sapeva il fatto suo».
Il prete più giovane sollevò lo sguardo con aria interrogativa.
«L’abolizione del vecchio sistema degli ospizi», disse Mr Templeton. «È storia antica per voi, naturalmente, ma io me lo ricordo come fosse ieri. È stato quello che ha portato al crollo di ciò che rimaneva della monarchia e delle università».
«Ah», disse Percy. «Mi piacerebbe sentirla parlare di questo, signore».
«Ci arrivo, padre… Be’, ecco quello che fece Braithwaite. Coi vecchi sistemi tutti i poveri venivano trattati nello stesso modo, e se ne lamentavano. Col nuovo sistema vennero introdotti i tre gradi che ci sono adesso, e l’emancipazione dei due gradi più alti. Solo chi non valeva davvero nulla veniva collocato nella terza fascia e trattato più o meno come un criminale – naturalmente, dopo attente analisi. Poi vennero riorganizzate anche le pensioni d’anzianità. Be’, non vedete quanto potere ha dato tutto ciò ai comunisti? Gli individualisti – venivano ancora chiamati Tory quando io ero un ragazzo – gli individualisti da allora non hanno avuto più chance. Ora sono ridotti a un carrozzone arrugginito. Tutti coloro che facevano parte della classe operaia – cioè novantanove persone su cento – erano contro di loro».
Percy sollevò lo sguardo, ma l’altro continuò.
«Poi, sotto Macpherson, ci furono la riforma delle prigioni e l’abolizione della pena capitale, nel ’59 ci fu l’ultima riforma dell’istruzione, per mezzo della quale fu ristabilito il secolarismo dogmatico, e l’abolizione di fatto dell’eredità con la riforma della tassa di successione…».
«Non mi ricordo come funzionasse, prima», disse Percy.
«Be’, sembra incredibile, ma il vecchio sistema faceva pagare tutti allo stesso modo. Prima la legge sui beni mobili, e poi la modifica tramite la quale le ricchezze ereditate dovevano pagare tre volte tanto quelle ricavate dal lavoro, e avanti così fino all’accettazione delle dottrine di Karl Marx nell’89 – ma la prima legge risale al ’77… Be’, tutte queste cose portarono l’Inghilterra allo stesso livello dei paesi del continente; era riuscita appena in tempo a entrare nell’ultimo accordo sul libero scambio occidentale. Fu il primo effetto, vi ricorderete, della vittoria socialista in Germania».
«E come siamo rimasti fuori dalla guerra d’Oriente?», chiese Percy agitato.
«Oh, è una lunga storia; ma, in poche parole, l’America ci fermò; e così perdemmo l’India e l’Australia. Credo che quello, dopo il ’25, sia stato il momento in cui ci siamo avvicinati di più al tracollo dei comunisti. Ma Braithwaite ne uscì in modo molto intelligente, assicurandoci il protettorato del Sud Africa una volta per tutte. Ed era vecchio, allora».
Mr Templeton si interruppe di nuovo per tossire. Padre Francis sospirò e scostò la sedia.
«E l’America?», chiese Percy.
«Ah! È davvero complicato. Ma era ben consapevole della propria forza e si annesse il Canada quello stesso anno. Per noi fu il momento peggiore».
Percy si alzò in piedi.
«Ha un atlante comparativo, signore?», chiese.
Il vecchio indicò una mensola.
«Lì», disse.

***

Percy, in silenzio, guardò quelle pagine per un minuto o due, tenendo il libro aperto sulle ginocchia.
«È tutto molto più semplice, di sicuro», mormorò, guardando prima il miscuglio di colori dell’inizio del ventesimo secolo e poi le tre grandi macchie colorate del ventunesimo.
Fece scorrere il dito sull’Asia. Le parole «impero orientale» attraversavano il giallo pallido, dagli Urali sulla sinistra fino allo stretto di Bering sulla destra, ondeggiando, con le loro lettere giganti, anche sopra l’India, l’Australia e la Nuova Zelanda. Guardò il rosso: era decisamente più piccolo, ma ancora abbastanza importante, considerando che copriva non solo l’Europa vera e propria, ma anche la Russia fino agli Urali e tutta l’Africa. La «repubblica americana», tinta di blu, si estendeva sull’intero continente e sfumava, girando a sinistra dell’emisfero occidentale, in una cascata di scintille blu sul mare bianco.
«Sì, è più semplice», disse il vecchio, seccamente.
Percy chiuse il libro di scatto e lo poggiò accanto alla sedia.
«E poi? Poi che succederà, signore?».
Il vecchio statista sorrise.
«Dio solo lo sa», disse lui. «Se l’Impero orientale decide di fare una mossa, non possiamo farci nulla. Non so perché non l’abbia ancora fatto. Credo dipenda dalle differenze religiose».
«L’Europa non si dividerà?», chiese il prete.
«No, no. Ora conosciamo il pericolo. E l’America ci aiuterebbe di certo. Ma, allo stesso tempo, Dio ci aiuti – vi aiuti, farei meglio a dire –, se l’Impero dovesse agire! Sa bene di essere forte».
Ci fu un momento di silenzio. Una lieve vibrazione serpeggiò per la stanza immersa nell’oscurità mentre un’enorme macchina passava per l’ampio viale sopra le loro teste.
«Per farla breve», disse, «ci sono tre forze – il cattolicesimo, l’umanitarismo e le religioni orientali. Sulla terza non sono in grado di fare previsioni, anche se penso che i sufi ne usciranno vittoriosi. Potrebbe succedere di tutto. L’esoterismo sta facendo enormi passi avanti – e questo significa panteismo; e l’unione fra le dinastie cinesi e giapponesi manda all’aria tutti i nostri calcoli. Ma in Europa e in America non c’è dubbio che la partita si giochi fra le prime due. Tutto il resto lo possiamo ignorare. E, io penso – se volete che vi dica come la penso – che, detto sinceramente, il cattolicesimo continuerà a perdere terreno in fretta. È vero che il protestantesimo è morto. L’uomo ha infine riconosciuto che una religione sovrannaturale implica un’autorità assoluta e che il giudizio privato in faccende come la fede non è altro che l’inizio della disgregazione. Ed è anche vero che, essendo l’unica istituzione che rivendica un’autorità sovrannaturale, con la sua mentalità impietosa, la Chiesa cattolica raccoglie praticamente tutti i cristiani che ancora credono, almeno in parte, nel sovrannaturale. Sono rimasti alcuni faddisti, soprattutto qui e in America, ma possiamo ignorare anche loro. Questo è tutto vero; d’altra parte, però, dovete ricordare che l’umanitarismo, contrariamente alle aspettative di tutti, sta diventando una vera e propria religione, anche se anti-sovrannaturale: è il panteismo. Sotto l’influenza della massoneria sta sviluppando un suo rituale, ha un credo – “Dio è l’uomo” – e così via. Di conseguenza ha qualcosa da offrire a chi desidera una religione. Si nutre di ideali, ma allo stesso tempo non chiede nulla alle facoltà spirituali. Poi, gli è concesso l’utilizzo di tutte le chiese, a parte le nostre, e di tutte le cattedrali, e sta cominciando a fare proseliti. E infine, può sfruttare liberamente i suoi simboli, al contrario di noi: io credo che fra una decina di anni al massimo sarà la religione ufficiale.
Ora, noi cattolici – ricordatelo – stiamo perdendo; continuiamo a perdere da più di cinquant’anni. Virtualmente, in questo momento avremo circa un quarantesimo dell’America – ed è il risultato dei movimenti cattolici dei primi anni Venti. In Francia e in Spagna praticamente non esistiamo, in Germania ancora peggio. Manteniamo la nostra posizione in Oriente, certo; ma anche lì non siamo più di uno ogni duecento – così dicono le statistiche – e siamo tutti sparpagliati. In Italia? Be’, ci siamo ripresi Roma, ma nulla più. Qui, abbiamo tutta l’Irlanda e forse un sessantesimo di Inghilterra, Galles e Scozia. Ma eravamo uno su quaranta, settant’anni fa. Poi ci sono gli enormi progressi della psicologia – tutti schierati contro di noi da almeno un secolo. Prima, sapete, c’era il materialismo, puro e semplice, che più o meno ha fallito – era troppo rozzo – fino a che la psicologia è arrivata a salvare la situazione. Ora questa rivendica tutto il terreno restante, pretendendo, a sentire loro, di rispondere anche del sovrannaturale. No, padre, stiamo perdendo, e continueremo a perdere, e io credo che dobbiamo essere pronti: da un momento all’altro potrebbe succedere una catastrofe».
«Ma…», cominciò Percy.
«Potete pure pensare che tutto questo sia il vaneggiare di un uomo sull’orlo della tomba. Be’, ecco quello che penso io. Io non vedo speranza. Anzi, secondo me anche adesso potrebbe piombarci addosso qualcosa. No, non vedo alcuna speranza finché…».
Percy sollevò lo sguardo per un attimo.
«Finché il nostro Signore non tornerà», disse il vecchio uomo di Stato.
Padre Francis sospirò di nuovo e calò il silenzio.

***

«E la caduta delle università?», disse Percy alla fine.
«Mio caro padre, è andata esattamente come la caduta dei monasteri sotto Enrico viii – stessi risultati, stesse discussioni, stessi scontri. Erano le roccaforti dell’individualismo, così come i monasteri erano le roccaforti del papismo, e venivano trattate con lo stesso timore e la stessa invidia. Infatti a un certo punto si cominciò a vociferare sulla quantità di porto che vi scorreva, e da un momento all’altro la gente iniziò a sostenere che i collegi avevano ormai svolto il proprio compito e che gli internati scambiavano i mezzi coi fini. E avevano le loro ragioni. Dopotutto, una volta ammessa l’esistenza del sovrannaturale, gli istituti religiosi sono la conseguenza ovvia; ma lo scopo dell’istruzione secolare è presumibilmente fornire qualcosa di tangibile che valga la pena possedere, sia esso carattere o competenza, ed era diventato impossibile dimostrare che le università fornissero l’uno o l’altra. La distinzione fra «ou» e «mé»1 non ha nessuna applicazione pratica, e il tipo di persona formato da quegli studi non interessava all’Inghilterra del ventesimo secolo. Non sono sicuro che interessasse in modo particolare nemmeno a me (e io sono sempre stato un individualista convinto) – a parte per un sentimento di compassione…».
«Sì?», disse Percy.
«Oh, era tutto piuttosto patetico. La scuola di scienze di Cambridge e il dipartimento coloniale di Oxford erano l’ultima speranza, e poi anche quella venne meno. I vecchi docenti si trascinavano in giro strisciando coi loro libri, ma nessuno li voleva – erano troppo teorici; alcuni finirono nelle case dei poveri, di prima o seconda fascia, di altri si prese cura il clero caritatevole, ci fu un tentativo di concentrarli a Dublino, ma fallì, e la gente ben presto si dimenticò di loro. Gli edifici, come ricorderete, vennero usati per qualsiasi cosa. Oxford per un po’ diventò uno stabilimento d’ingegneria e Cambridge una sorta di laboratorio governativo. Io ero al King’s College, sapete. Naturalmente fu una cosa orribile – anche se sono contento che abbiano tenuto aperta la cappella, sebbene come museo. Non fu certo piacevole vedere le cappellanie stipate di modelli anatomici. Ad ogni modo, non credo fosse molto peggio che tenerci fornelli e cotte».
«E lei come se la cavò?».
«Oh! Io presto entrai in Parlamento, e comunque avevo qualcosa da parte per conto mio. Ma per alcuni di loro fu molto dura, chi non lavorava riceveva una pensione piuttosto misera. Eppure, suppongo dovesse andare così. Erano poco più che pittoreschi relitti, sapete. E non possedevano nemmeno una fede religiosa».
Percy sospirò un’altra volta, guardando il viso del vecchio che ricostruiva i fatti divertito. Poi all’improvviso cambiò di nuovo argomento.
«E che mi dice di questo Parlamento europeo?», disse.
Il vecchio cominciò.
«Oh… credo che si farà», disse, «se si troverà un uomo che spinga in quella direzione. Tutto l’ultimo secolo ha portato a questo, vedete. Il patriottismo sta praticamente morendo, ma avrebbe potuto essere cancellato – come la schiavitù e così via – per mano della Chiesa cattolica. Di fatto, il lavoro è stato eseguito senza la Chiesa. E il risultato è che il mondo sta cominciando ad allinearsi contro di noi: si tratta di un antagonismo organizzato, una specie di anti-Chiesa cattolica. La democrazia ha fatto quello che avrebbe dovuto fare la monarchia divina. Se la proposta passa, credo che potremmo aspettarci qualcosa di simile a una persecuzione, un’altra volta… Ma l’invasione orientale potrebbe salvarci, se dovesse riuscire… Non lo so…».
Percy rimase fermo ancora un momento, poi si alzò in piedi di scatto.
Ritornando all’esperanto, disse: «Devo andare, signore. Sono passate le sette. Grazie mille. Viene anche lei, padre?».
Padre Francis si alzò a sua volta, nell’abito grigio scuro utilizzato dai preti, e prese il suo cappello.
«Be’, padre», disse di nuovo il vecchio, «torni qualche volta, se non ho fatto troppe digressioni. Suppongo che non abbia ancora scritto la sua lettera…».
Percy annuì.
«Ne ho scritta metà questa mattina», disse lui, «ma volevo avere un’altra visione d’insieme per capire bene: le sono grato per avermela fornita. Questa lettera quotidiana al cardinale protettore è davvero una faticaccia. Sto pensando di rinunciare, se mi è concesso».
«Mio caro padre, non lo faccia. Detto fra noi, credo che lei abbia uno spirito d’osservazione acuto, e Roma non può fare a meno delle sue informazioni. Non penso che i suoi colleghi siano alla sua altezza».
Percy sorrise, inarcando le sopracciglia scure come per scusarsi.
«Andiamo, padre», disse.

***

I due preti si separarono davanti alle scale che partivano dal corridoio e Percy restò per qualche minuto a fissare il familiare quadro autunnale, cercando di capire cosa significasse tutto quel discorso. Quello che aveva sentito di sotto, stranamente, sembrava illuminare la splendida visione di prosperità che si spiegava dinnanzi a lui.
L’aria era chiara come fosse giorno, grazie alla luce artificiale: Londra non conosceva più la differenza fra buio e luce. Si trovava sotto una sorta di portico vetrato, con una spessa pavimentazione di gomma sulla quale i passi non facevano alcun rumore. Sotto di lui, ai piedi delle scale, si riversava una doppia linea infinita di persone, separate da un divisorio, che andavano a destra e a sinistra, in silenzio, a parte i mormorii in esperanto che risuonavano senza sosta. Oltre il vetro trasparente e rinforzato del passaggio pubblico si vedeva un’ampia strada di un nero lucido, attraversata da scanalature e non a caso vuota. E mentre lui se ne stava lì, ecco un suono, in lontananza, da Westminster, come il ronzio di un alveare gigante, sempre più forte, e un istante dopo un oggetto trasparente passò sfrecciando, lampeggiando, e poi il suono si smorzò di nuovo, tornando a essere un ronzio per poi spegnersi completamente, mentre il grande veicolo governativo turbinava da sud verso est con la posta. Era una strada privilegiata: solo i veicoli statali potevano accedervi, e solo quelli che non superavano una velocità di centocinquanta chilometri all’ora.
Altri rumori erano attutiti, in quella città di gomma; le linee passeggeri erano a chilometri di distanza e il traffico sotterraneo era così in profondità che emanava solo una vibrazione. Era per cancellare quella vibrazione e mettere a tacere il ronzio dei veicoli ordinari che gli esperti al governo avevano lavorato negli ultimi vent’anni.
E poi arrivò, dall’alto, una sorta di trillo prolungato, intenso, perforante, e mentre sollevava lo sguardo dal fiume immobile – l’unica cosa che si era rifiutata di farsi modificare – vide sopra di sé, sullo sfondo delle nuvole illuminate violentemente, un oggetto lungo e sottile, che brillava di una luce morbida, scivolare verso nord e svanire ad ali spiegate. Quel trillo, si disse, era la voce di una delle linee aeree europee che annunciava il proprio arrivo nella capitale della Gran Bretagna.
“Finché non tornerà il nostro Signore”, pensò, e per un istante una tristezza familiare lo pugnalò al cuore. Quant’era difficile focalizzare lo sguardo su quell’orizzonte mentre in primo piano giaceva questo mondo, così affascinante nel suo splendore e nella sua forza! Un’ora prima aveva discusso con padre Francis del fatto che la dimensione non equivaleva alla grandezza e che un lato esteriore insistente non escludeva necessariamente un lato interiore acuto; e credeva a ciò che aveva detto, ma il dubbio restava, finché non lo mise a tacere con uno sforzo, urlando dentro di sé al pover’uomo di Nazaret affinché mantenesse il suo cuore quello di un bambino.
Poi serrò le labbra, chiedendosi quanto a lungo padre Francis avrebbe retto la pressione, e scese le scale.

Privacy Policy   •   Cookie Policy   •   Web Design by Liquid Factory