In occasione dell’uscita di Il Mare Senza Stelle, Donatella Rizzati racconta la sua esperienza con la traduzione del romanzo di Erin Morgenstern.
Quando mi è stato proposto Il Mare Senza Stelle, prima per una lettura e poi per la traduzione, non conoscevo Erin Morgenstern e non sapevo che questo fosse il suo secondo romanzo. Come sempre faccio, ho affrontato il testo senza particolari aspettative, ma mi è bastato leggere l’incipit per capire che fra quelle pagine avrei trovato qualcosa di fuori dal comune:
C’è un pirata nel sotterraneo.
(Il pirata è una metafora, ma anche una persona).
(Il sotterraneo potrebbe essere considerato, a buon diritto, una prigione).
Perché queste poche righe mi hanno colpito così tanto? Perché raccolgono e avvicinano elementi che afferiscono a realtà semantiche diverse, contrastanti, il cui incontro-scontro genera delle immagini decisamente insolite. C’è un pirata, quindi penso a un mondo fantastico o, quanto meno, appartenente al passato, ma poi arriva la metafora che, riportandomi a un contesto più concreto e serioso, mi provoca un corto circuito mentale e, soprattutto, mi fa venire voglia di capire dove questa autrice voglia andare a parare. E così proseguo nella lettura e faccio conoscenza con un pirata senza volto e senza nome al quale, nella sua metaforica prigione di pietra, fa visita una fanciulla silenziosa che porta con sé cibo e curiosità e che, nel corso delle pagine e dei giorni, si avvicina sempre più alle sbarre che la separano dal pirata, fino a farsi sfiorare da lui i pensieri e le labbra e a quel punto… Niente. Fine. A quel punto la scrittrice decide che per il momento ho sbirciato abbastanza nel suo mondo fantastico e me ne chiude la porta in faccia. Ma, subito, me ne spalanca un’altra, una nuova porta che si apre su un mondo completamente diverso, quello polveroso di una biblioteca universitaria dove uno studente di nome Zachary sta cercando qualcosa da leggere. E, insieme all’ambiente, immediatamente cambia il tono della scrittura:
Sullo scaffale di una biblioteca universitaria c’è un libro.
Non è una cosa rara, ma quello non è il luogo in cui quel particolare libro dovrebbe trovarsi.
È una frase semplice, quasi banale sembrerebbe, eppure, anche in queste poche righe riaffiora quell’ammiccare sottile che sembra dire al lettore non pensare che sia tutto qui, seguimi, ti svelerò dell’altro. Perché l’autrice usa queste poche parole come userebbe l’obiettivo di una telecamera, restringendo l’inquadratura dall’ampiezza della sala della biblioteca, fino a mettere a fuoco il particolare del libro fuori posto. Ed è infatti questo libro, sul quale si concentra l’attenzione del lettore e del protagonista, la chiave di volta dell’intero romanzo, il punto di partenza di tutte le innumerevoli storie che verranno raccontate, in modo crudelmente discontinuo e imprevedibile, lungo un percorso di più di seicento pagine…
Tradurre Il Mare Senza Stelle è stato, per me, come salire sulle montagne russe, ma di quelle serie con i doppi giri della morte. Sono stata presa per mano e guidata nei corridoi labirintici di un misterioso mondo sotterraneo composto di libri e sospiri di storie, sono stata risucchiata in racconti talmente avvolgenti da farmi dimenticare di dormire pur di tradurre e arrivare a leggerne la fine, ho vissuto la vita banale di uno studente universitario e quella stupefacente e oscura di una custode di storie. Ho viaggiato sulle onde di uno strano mare dorato, ho camminato su montagne di teschi per poi ritrovarmi prigioniera di una casa di bambole e cercare disperatamente di tornare con i piedi su una terra conosciuta.
Traduco narrativa fantasy ormai da diversi anni. Non è accaduto per caso, è stata una scelta sia per assecondare il mio gusto personale, sia perché la traduzione è un lavoro che richiede moltissimo impegno, pazienza, concentrazione e la capacità di rimanere seduti alla scrivania per tante di quelle ore consecutive da farti dubitare di aver mai vissuto qualche istante senza una sedia attaccata alle terga e se si traduce qualcosa di divertente, la fatica si sente meno. Nel variegato mondo del fantasy, è raro trovare una storia che sia allo stesso tempo interessante e ben scritta, ma quando questo connubio si verifica, la traduzione si trasforma: non è più una ricerca – del traducente, del tono, del ritmo – ma è un adagiarsi su parole e frasi tanto perfette e compiute da non richiedere sforzo alcuno per essere trasportate nella nostra lingua. Ed è in quel momento che capisci di avere a che fare con un romanzo perfetto. Perfetto come Il Mare Senza Stelle.
Donatella Rizzati