Tradurre «La ragazza giusta» di Elizabeth Jane Howard

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Howard

In occasione dell’uscita di La ragazza giusta, la traduttrice Manuela Francescon presenta il nuovo romanzo di Elizabeth Jane Howard, autrice della saga dei Cazalet.

 

Nel 1982, quando uscì Getting it right (questo il titolo originale di La ragazza giusta), Elizabeth Jane Howard aveva appena traslocato in una casa tutta sua dopo aver lasciato Kingsley Amis: finiva così piuttosto ingloriosamente un matrimonio in cui l’intrico delle reciproche dipendenze aveva divorato ogni affettività. In una delle lettere che scrisse a Jane dopo che se ne era andata, Kingsley le diceva che per quanto fosse stata infelice la loro convivenza, soprattutto verso la fine, stare senza di lei gli risultava infinitamente più doloroso. Una sorta di manifesto del vampirismo affettivo che dovette dare a Jane la misura di quanto aveva fatto bene ad andarsene e un senso quasi esilarante di liberazione, anche se accompagnato al panico e allo smarrimento di una donna emotivamente fragile, abituata a vivere in famiglie numerose, terrorizzata dalla solitudine e dall’abbandono.

Fu in questo stato d’animo che completò la stesura di La ragazza giusta, il romanzo con cui tornava ai suoi lettori dopo anni di assenza in cui si era dedicata a favorire le condizioni per la scrittura del marito, piuttosto che per la propria; si tratta anche del primo romanzo che Jane pubblicò con Hamish Hamilton e non più con il suo editore storico, Jonathan Cape. Oggi i due marchi fanno parte entrambi del gruppo Penguin, ma nel 1982 questa circostanza dovette contribuire alla nettissima “aria di novità” che si respira in questo romanzo: Jane cambia editore, cambia punto di vista narrativo, cambia il setting sociale del racconto.

La prima cosa che salta agli occhi è che qui il protagonista è un uomo: un trentunenne che vive coi genitori in una new town vicino Londra e fa il parrucchiere in un salone di Westminster. Gavin è un ragazzo sensibile e colto, amante dei libri, della musica classica, dell’opera e dell’arte (con una predilezione tutta inglese per i preraffaelliti) ed è a partire da questo mondo ideale che si fabbrica mentalmente l’immagine tanto vaga quanto lontanissima dalla realtà di una “ragazza giusta”, che soddisfi i suoi vertiginosi ideali di bellezza, delicatezza, seduzione e mistero. Un punto di vista maschile, dunque, armata del quale Jane Howard torna ad avventurarsi nel suo terreno d’elezione, ovvero le donne; ritroviamo qui i modelli femminili che più le sono cari e in cui contraddittoriamente si riflette: la donna colta, navigata e libera qui prende le sembianze di Joan, un po’ una Gatsby al femminile, ricca e consapevole della sua solitudine; la donna senza pelle, emotivamente esposta, così innocente da non tentare nemmeno di dissimulare quanto è vulnerabile, è Minnie, una ragazzina cresciuta senz’amore, bulimica e senza un’idea del mondo. Gavin è affascinato e sedotto dalla prima, mentre la seconda suscita in lui una compassione mista a repulsione, che insieme generano un precipitato di senso di colpa che non potrà in nessun modo aiutare la povera Minnie.

L’altra novità è l’ambiente sociale da cui proviene Gavin: una piccola borghesia di modeste ambizioni, scarsa cultura e scarsissimo gusto in cui troneggia un po’ grottescamente la madre di Gavin, la signora Lamb, la terza ma non ultima figura di donna con cui Gavin si trova a relazionarsi, “una persona molto eccitabile in una vita troppo poco eccitante. Tutto quello che doveva fare poteva farlo con una mano sola e in mezza giornata, e non aveva né l’immaginazione né l’educazione necessarie a inventarsi qualcosa per riempire le lunghe ore solitarie che le restavano a disposizione”.

E come spesso accade nelle commedie sentimentali, è nelle immediate vicinanze, nel quotidiano fatto di cose e persone reali che “la ragazza giusta” sta aspettando con pazienza che Gavin le rivolga il suo sguardo perso e sognante: la quarta e ultima donna sulla giostra infatti è Jenny, parrucchiera anche lei, giovanissima e con un figlio a carico. A differenza delle altre Jenny è una donna che vive tutta calata nella realtà presente e si misura esclusivamente con problemi reali e tangibili. Jenny è lontanissima dagli ideali preraffaelliti di Gavin; pur essendo anche lei priva di cultura come la famiglia d’origine di Gavin, non ne condivide la mentalità retriva e piccolo borghese, tanto da aver avuto il coraggio di mettere al mondo e allevare un figlio da sola a diciassette anni. Jenny porta Gavin fuori dai suoi rigidi schemi fatti di modelli, di pose, di ideali inarrivabili che generano infelicità nelle persone vere, lo costringe a misurarsi con una realtà ben più interessante, variegata, imprevedibile ed emozionante.

 

Manuela Francescon

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