Daniela De Lorenzo, traduttrice di Lirael, racconta le peculiarità del secondo volume della trilogia del Vecchio Regno di Garth Nix.
Eccoci tornati nel Vecchio Regno, a quattordici anni dalla sconfitta di Kerrigor. Nel secondo capitolo della trilogia, Garth Nix ci guida verso l’estremo nord e ci fa scoprire gli usi e costumi decisamente sui generis delle Clayr all’interno del loro ghiacciaio. A muoversi in questo ambiente affascinante è Lirael, una nuova protagonista che va ad affiancare le nostre vecchie conoscenze. Lirael è un’adolescente introversa che non riesce a trovare il proprio posto nel mondo e si sente un pesce fuor d’acqua in mezzo alle altre Clayr. È in effetti molto diversa da loro, innanzitutto da un punto di vista estetico: le Clayr sono tutte biondissime, con occhi chiari e carnagione bruna, mentre lei ha occhi e capelli neri e una pelle diafana. Accanto a loro si sente «come un’erbaccia pallida in mezzo a tanti fiori rigogliosi». Ma il tarlo che più la ossessiona è il mancato risveglio del dono della Veggenza – «sono le visioni a fare di te una Clayr, e senza le visioni non sei nulla» – che la porta a emarginarsi, a deprimersi, a progettare addirittura il suo suicidio. Le cose cambiano quando le viene offerta la possibilità di lavorare nella Grande Biblioteca delle Clayr, che ospita miliardi di libri e molto, molto altro. «C’erano stanze piene di strani arnesi che nessuno sapeva usare. O grandi sale con manichini da sarto che sfoggiavano gli abiti delle Clayr del passato o i costumi totalmente diversi del barbarico Nord. C’erano serre gestite da sembianti, illuminate da simboli della Briglia radiosi come la luce del sole. E stanze immerse nel buio totale che inghiottivano invece la luce e chiunque fosse così stolto da entrarvi impreparato». Lirael trascorre ore e ore a sperimentare in segreto nuovi incantesimi, ad avventurarsi in zone proibite della biblioteca, scoprendo oggetti misteriosi – come il Libro della memoria e dell’oblio – e imbattendosi in creature non particolarmente amichevoli.
Nel frattempo, dall’altra parte del Vecchio Regno, Sameth muove i primi passi come futuro Abhorsen, mentre i genitori – Sabriel e Touchstone – sono impegnati a fronteggiare le preoccupanti irruzioni di morti un po’ in tutto il regno e a cercare di risolvere le tensioni con Ancelstierre per via di un problema che riguarda i profughi del Sud.
Dal punto di vista della traduzione, Lirael mi ha permesso di approfondire argomenti a cui non avrei mai pensato di interessarmi. Stregoneria? Magia nera? Ebbene no: cricket (Sam gioca nella squadra del college) e barca a vela (preparatevi a fare la conoscenza della mitica Esploratrice). La parte più divertente da tradurre è stata senz’altro la “canzone dei Sette”, una canzone che spiega molte cose su ciò che accadde nel Principio. Ho cercato di ricreare al meglio il tessuto di ritmi dell’originale, di rendere la versione italiana altrettanto musicale e suggestiva. A darmi un po’ di filo da torcere è stato invece il nome di uno dei nuovi personaggi: the Disreputable Dog. Una persona disreputable è qualcuno di poco raccomandabile, che ha una cattiva reputazione. Quanto a dog, si tratta nella fattispecie di una femmina, quindi di una cagna. Inutile dire che il termine cagna ha fatto subito risuonare nella mia mente la voce di René Ferretti. Scherzi a parte, ho evitato di usare cagna perché mi serviva un termine neutro, mentre a cagna viene attribuito un senso figurato dispregiativo e sessista. Non è questione di liceità, che in traduzione lascia il tempo che trova. Peraltro la semplice ripetizione di per sé sarebbe forse bastata a neutralizzarlo, tant’è che mi stavo muovendo in quella direzione. Ma, semplicemente, non ero soddisfatta dei vari traducenti a cui ero arrivata. Finché, ormai a metà libro, mi sono resa conto che la lingua italiana ci offre una parola più che calzante per un personaggio bricconcello come la Disreputable Dog e che – cosa chiedere di più! – contiene addirittura al suo interno la parola cane, da cui deriva etimologicamente. Ecco allora che la disreputable dog è diventata, senza più alcuna ombra di dubbio, la Canaglia.
Com’è facile immaginare, il vecchio Mogget, con il suo magnifico caratteraccio, non fa certo i salti di gioia per l’arrivo della Canaglia. Ora che Kerrigor dorme nella cantina più profonda della Casa dell’Abhorsen e lui ha ritrovato la sua tranquillità, cos’altro arriva a minacciare le sorti del Vecchio Regno? Chissà, «le visioni sono frammentate e una nuvola scura si sta diffondendo come una macchia d’inchiostro sulle pagine dei possibili futuri», ci dicono le Clayr.
Daniela Di Lorenzo