Enrica Budetta racconta la sua esperienza con la traduzione di Sirene, il nuovo romanzo di Emilia Hart.
Nell’estate del 2023 è uscito per i tipi di Fazi Editore Weyward, il romanzo d’esordio di una giovane scrittrice australiana, Emilia Hart, la cui traduzione mi aveva impegnato nel corso dei mesi precedenti. Il libro, una saga familiare che racconta la storia di tre donne vissute in epoche diverse, ciascuna alle prese con le proprie battaglie e i propri segreti, ma unite da un legame potente e misterioso, ha ottenuto un successo straordinario, conquistando tantissimi lettori. Con la sua scrittura incisiva, la sua capacità di forgiare storie avvincenti, che celebrano la resilienza e la forza delle donne, e con una narrazione ricca di atmosfere suggestive e colpi di scena, in cui sono preponderanti l’elemento magico e le tematiche legate alla natura e al potere femminile, Emilia Hart ha saputo affascinare il pubblico. L’entusiastico passaparola sui social, nelle recensioni online e nei circoli di lettura ha creato un vero e proprio fenomeno, che ha amplificato la visibilità di Weyward, rendendolo un must-read della stagione.
Proprio in virtù dell’enorme successo dell’esordio di Hart presso il pubblico italiano si è deciso di pubblicare in anteprima mondiale nel nostro paese il suo nuovo libro, Sirene, che uscirà nella versione originale soltanto nei primi mesi del 2025.
Lavorare su un libro che verrà pubblicato dapprima in traduzione e solo in un secondo momento in lingua originale è un’impresa avvincente, che porta con sé una serie di sfide ma, come sempre accade nel campo dell’editoria letteraria, anche grandi emozioni. Immaginate che cosa voglia dire avere tra le mani un manoscritto che nessuno, al di fuori di un ristrettissimo gruppo di addetti ai lavori, ha ancora letto. È impossibile non avvertire la responsabilità di essere la prima persona a dare voce a un testo che l’autrice stessa non ha ancora, di fatto, visto prendere vita presso i suoi lettori.
Al di là dell’aspetto emotivo, c’è quello pratico, legato alla contingenza di curare la traduzione di un testo mobile, ovvero un testo che non è ancora approdato alla sua versione definitiva: il fatto che il processo di traduzione sia coinciso con le ultime fasi della scrittura e dell’editing dell’originale ha significato, per me e per la redazione di Fazi, tenere conto dei tagli, delle aggiunte e delle modifiche anche profonde che Hart, le sue editor e le sue correttrici hanno introdotto nell’ultima versione del libro. In casi come questo è inevitabile che ci sia un po’ di stress in più mentre si traduce, ma devo ammettere che nel complesso è stata un’esperienza esaltante, che mi ha offerto un punto di vista inedito sul metodo di lavoro della mia autrice, aprendomi una finestra davvero unica sui meccanismi del suo processo creativo. Di versione in versione, e sotto il mio sguardo, le protagoniste di Sirene, le coppie di sorelle Jess e Lucy e Mary ed Eliza, sono cresciute e hanno finito per acquisire quella complessità psicologica e quelle sfaccettature che connotano tutti i personaggi, soprattutto quelli femminili, di Hart, rendendoli profondamente umani.
Sapere che dopo un lavoro così articolato Sirene è arrivato finalmente nelle mani dei lettori italiani e che questi ultimi potranno godersi questa storia prima ancora di quelli anglofoni è una bella soddisfazione, così come lo è aver contribuito a introdurre un’opera nel mondo in un modo unico. La consapevolezza che le parole di un’autrice così amata toccheranno, anche attraverso le mie scelte traduttive, tante persone, provocando emozioni e stimolando riflessioni, proprio com’è avvenuto con Weyward, è un privilegio che non potrebbe mai lasciarmi indifferente.
Enrica Budetta