Sotto molti aspetti la storia di Bree è la mia storia. Quando è morta mia madre, ho scoperto che rappresentavo la terza generazione consecutiva di figlie che avevano perso la madre in giovane età nella nostra famiglia, secondo le mie conoscenze attuali. Questa consapevolezza mi ha colpito come un fulmine, e proprio in quel momento Bree e i Leggendari hanno cominciato a prendere forma.
La morte è ricca di strane ironie. Crescendo mi era capitato di notare la ferita di mia madre, ma non ne avevo compreso la natura. Ho dovuto perderla per riconoscere che quella ferita era dovuta a un lutto e, ovviamente, l’evento che mi ha aiutato a capirla meglio è stato anche ciò che me l’ha portata via. Avrei voluto confrontare le nostre esperienze, ma non è così che funziona la mia storia. Allora ho messo per iscritto la spiegazione che ho immaginato.
Per creare la magia e l’eredità che rispondono alle domande di Bree, mi sono appropriata del modello di perdita nella mia linea materna, quindi ho intrecciato quel modello alle qualità ultraterrene delle donne della mia famiglia. La storia di Bree è, in sostanza, la storia di una persona che vuole capire il ruolo che la morte ha nella sua vita. Riguarda l’esperienza materna e filiale di due donne nere, ma è anche la storia di una ragazza che vuole davvero capire e onorare sua madre e le sue antenate.
Dolore e trauma
Il mio romanzo affronta diversi tipi di trauma. Quello legato al lutto di Bree è direttamente ispirato alla mia vita. Nel libro, Bree soffre di dolore acuto traumatico, disturbo da stress post-traumatico e sintomi precoci del Disturbo da lutto persistente complicato (DLPC), descritti secondo la mia attuale comprensione non professionale di tali condizioni. Il DLPC è stato aggiunto relativamente di recente al DSM-5; gli studi sono in corso. Nel mio caso, solo un anno dopo la morte di mia madre mi sono messa a cercare il sostegno di uno specialista del lutto, e ci sono voluti dieci anni prima che iniziassi un trattamento mirato con un professionista del trauma. Nel frattempo ho perso anche il mio padre biologico e il padre che mi ha cresciuto. In parte ho scritto Legendborn perché spero di accrescere la consapevolezza dei lettori riguardo a queste condizioni che a volte si presentano tutte insieme, in particolare quando si verificano nei giovani e/o quando muore un genitore. Molte persone vivono con questi disturbi non diagnosticati, e soffrono in silenzio a causa del modo in cui la nostra società gestisce il dolore e la morte. Tendiamo a voltare le spalle a questo tipo di sofferenza, anche quando ne siamo vittime noi stessi. Se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei solo e che il trauma si può curare.
Legendborn affronta anche i traumi intergenerazionali vissuti dai discendenti degli schiavi, i modi in cui il trauma può manifestarsi tra genitori e figli e le eredità del trauma razziale, dell’oppressione e della resilienza.
Re Artù
Dovendo trovare l’origine di Artù, guarderei al Galles. Tuttavia, non potrei stilare un elenco completo di tutte le mie fonti per le tradizioni e le leggende arturiane. Come dice Nick, millecinquecento anni sono tanti! Da sempre il mondo arturiano cattura l’immaginazione e stimola l’invenzione e la reinvenzione. Artù vive in una rete di narrazioni; non esiste una storia unica, nessun testo sacro, nessuna versione definitiva, nessuna voce singola, mentre abbondano le versioni delle leggende, le rivisitazioni e le nuove versioni. Considerate Legendborn un’aggiunta alla collezione.
Per me Artù rappresenta il fondamento del canone della leggenda occidentale. Le storie di Artù sono per noi un’opportunità di riorientarci all’interno delle storie che preserviamo… e di riscoprire chi diventa leggendario.
Tracy Deonn