Isabella Pedicini
Maledette Feste
Il romanzo perfetto per chi è stanco delle Feste ancora prima che inizino.
Agata ha quarant’anni e vive a Napoli da quando, diciottenne, ha lasciato il suo paesino dell’Irpinia per frequentare l’università. Lavora in un museo di arte contemporanea,
ha un marito e due figli piccoli. Ogni mattina, per accompagnare i bambini a scuola, passa davanti alla cartoleria di zona, una stanza delle meraviglie piena di palloncini colorati, unicorni e indispensabili oggetti inutili che, nello spazio delle due vetrine su strada, scandisce il passare del tempo e l’avvicendarsi delle stagioni, dal periodo della cancelleria per l’inizio della scuola al momento dei gonfiabili per le vacanze al mare. Quando la vetrina di Halloween cede il passo alle prime decorazioni natalizie, Agata programma di raggiungere la sua famiglia nel borgo natio. A casa dei genitori, fervono i preparativi per una cena della Vigilia in grande stile per la quale è stato convocato l’intero parentado. Avviene però un imprevisto e toccherà ad Agata, che detesta le feste comandate quanto cucinare, occuparsi di tutto a un passo dal ricevimento, orchestrando pietanze, parenti e stoviglie e provando, tra una ricetta preparata a regola d’arte e le bizze di un anziano zio di quarto grado, a gestire inconvenienti e commensali prima che la cartoleria della sua città smonti la vetrina natalizia per passare alle ghirlande della prossima ricorrenza da celebrare.
Con uno stile arguto e brillante, Isabella Pedicini affronta un grande tabù cercando di recuperare il significato originario del Natale, e delle feste tutte, attraverso una commedia irriverente e scanzonata sui riti e le tappe obbligate che si ripetono sempre uguali ogni anno mettendo sotto assedio ogni famiglia.
Un libro per le Feste e contro le Feste per uscire indenni dal vortice natalizio e da un momento che a volte saremmo tentati di dimenticare.
Sogno un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività di ogni mese e di ogni natura. Datemi la possibilità, anche solo per una volta, di giocarmi un bonus, una carta di libertà che mi dispensi dai banchetti infiniti, dalle visite, dai convenevoli. Sembrerò triste davanti al grande tribunale dei festeggiamenti e insensibile rispetto a chi non ha nessuno con cui festeggiare, ma vivrò quel giorno con animo leggero per aver trasgredito alla legge implacabile del divertimento.