
Che fare, dunque?
Lev Tolstoj
Traduzione di Flavia Sigona
Dopo essere stato a lungo a contatto con i contadini poverissimi e oppressi della campagna russa, sulla soglia dei sessant’anni Tolstoj scopre la terribile miseria metropolitana degli...
Introduzione di Gianni Vattimo
Traduzione di Michele Zurlo
Richard Kerney, filosofo allievo di Ricoeur, ci conduce in un percorso articolato e innovativo alla ricerca del sacro dopo l’ateismo, attraverso la rilettura di filosofi come Ricoeur, Levinas e di scrittori come Joyce, Proust e Virginia Woolf.
La scomparsa del vecchio Dio non ha forse spianato la via a un nuovo modo di cercare, amare e pensare la divinità? La sospensione delle certezze dogmatiche non ha forse dischiuso la possibilità per un rinnovato stupore religioso?
Situati sul crinale tra teismo e ateismo, abbiamo ora l’opportunità di rispondere in modo più libero alle cose che non possiamo capire.
Il filosofo irlandese Richard Kearney chiama questa condizione ana-teismo, o ritorno a Dio dopo Dio – un momento di ignoranza creativa che significa una rottura con le certezze precedenti e ci invita a forgiare nuovi significati a partire dalle sapienze più antiche.
La religiosità ritrovata nella sospensione degli assoluti, sia teistici sia ateistici, si caratterizza come apertura allo straniero nella scommessa tra ospitalità e ostilità verso l’altro.
Ana-teismo conia un nuovo dominio concettuale per la spiritualità del terzo millennio: accettare che non possiamo mai essere sicuri circa Dio è l’unico modo per riscoprire una sacralità nascosta nella vita di ogni giorno e meravigliarsi della divinità del quotidiano.
Come scrive Vattimo nella sua prefazione: «L’anateismo non è solo, in definitiva, il momento di sospensione e di vuoto destinato a trovare “di nuovo” una fede “piena”, più o meno affine alle fedi tradizionali, ma un atteggiamento che deve accompagnare ogni fede ritrovata».
Richard Kearney, allievo di Paul Ricoeur, ha la cattedra di Filosofia al Boston College ed è visiting professor all’University College di Dublino e alla Sorbona di Parigi.
Teorico appassionato dell’immaginazione e del sacro, è autore di numerosi volumi, tra cui una trilogia filosofica, Philosophy at the limits, e The God Who May Be: A Hermeneutics of Religion.
«Richard Kearney vuole vedere cos’è rimasto di Dio nell’epoca post-Dio, e lo fa in modo superbo!».
The New Yorker
«È per sfuggire a questo doppio scoglio [dogmatismo e ateismo] che Richard Kearney, filosofo irlandese, ha elaborato questa notevole ermeneutica della fede scritta con un’onestà e un’apertura mentale rare».
Le Monde