Robert McLiam Wilson

Il dolore di Manfred

COD: d9fc5b73a8d7 Categoria: Tag:

Collana:
Numero collana:
83
Pagine:
220
Codice ISBN:
9788881125234
Prezzo cartaceo:
€ 14,00
Data pubblicazione:
23-09-2004

Traduzione di Lucia Olivieri

Dall’autore di Eureka Street, un romanzo drammatico, profondo, toccante. Come Eureka Street, bellissimo e indimenticabile. Nel suo secondo romanzo, Robert McLiam Wilson descrive gli ultimi giorni di Manfred, un vecchio segnato profondamente da una sofferenza fisica, che rifiuta di confidare ai medici, e psicologica, legata ai ricordi della seconda guerra mondiale e al suo matrimonio con Emma, una sopravvissuta ai campi di sterminio. Ed è proprio sul rapporto tra Emma e Manfred che si incentra il romanzo: perché un marito picchia la moglie che adora? E perché, a vent’anni dalla loro separazione, i due coniugi (che non hanno ancora divorziato) continuano a incontrarsi ogni mese su una panchina di Hyde Park? McLiam Wilson ci rende partecipi dei tormenti, delle gioie e dei sentimenti d’un finale di partita talvolta beckettiano, dove il tragico e il burlesco si mescolano in un dosaggio sapiente, a cui fa da sfondo una Londra densa di fuliggine, umida e piovigginosa, con i suoi soli appannati, i lastricati lucidi di pioggia, i fasti di certi tramonti e la grigia noia della sua alba.

«Un grande romanzo… Unico, straordinario».
«Liberation»

«Un romanzo sull’amore folle e sull’impossibilità di viverlo».
«Le Figaro Literaire»

«Una delle storie d’amore più originali raccontate negli ultimi anni… Il dolore di Manfred ci permette di cogliere tutto il talento di McLiam Wilson».
«Les inrockuptibles»

«McLiam Wilson scrive come un dio».
Antonio D’Orrico

IL DOLORE DI MANFRED – RECENSIONI

 

Sofia Catalano, STUDIO UNO
– 01/12/2005

 

Il dolore di Manfred

 

Uno straziante romanzo che esplora un lato ‘oscuro’ della personalità umana. Quel lato che si crogiola quasi nel dolore, nel farsi del male consapevolmente, nello ‘scavarsi’ l’anima. Con un rituale singolare e penoso Manfred incontra una volta al mese la sua ex moglie Emma, condivide con lei passato e presente nella disperata ricerca del perdono… il tutto narrato in maniera avvincente, carica di tensione per una lellura tutta d’un fiato.

 

Candida Curzi, GAZZETTA DEL SUD
– 29/12/2004

 

L’uomo che non seppe amare nemmeno se stesso

 

 

 

John Vignola, IL MUCCHIO
– 11/10/2004

 

Ex libris

 

Abbiamo atteso per parecchio tempo l’uscita di un nuovo libro di Robert McLiam Wilson, scrittore irlandese vicino a noi per quella patina di tristezza che affonda quasi sempre i suoi personag¬gi in un senso di colpa difficile da superare. il dolore di Manfred non deluderà gli estimatori di Eureka Street la tensione narrativa del passato è rimasta intatta e nella storia dei prota¬gonista si incontrano i temi che rendono Wilson uno degli scrittori più Importanti della sua generazione, che poi è quella a cui anche noi apparteniamo. Buone letture.

 

Mario Fortunato,

 

Dolore cieco

 

Non riesco a farmi un’idea precisa dello scrittore irlandese Ro-bert McLiam Wilson. Ho letto tanti anni fa il suo libro d’esordio, “Ripley Bogle” (in Italia lo pubblicò Garzanti). Poi, più di recente, “Eureka Street” (Fazi). Adesso “II dolore di Manfred” (traduzione di Lucia Olivie-ri). E di nuovo, a romanzo chiuso, la stessa incertezza, il medesimo dubbio. Proviamo a ricostruire. McLiam Wilson ha talento. Su questo sono pronto a giu–rare. È un autore che, testo dopo testo, va delineando un proprio cammino, una propria voce. Non è certo uno di quei medio-giovani scrittori che nulla hanno da dire però lo dicono bene e, grazie alle mode e ai vizi del momento, finiscono con l’essere osannati da una critica non di rado superficiale e parecchio di provincia. McLiam Wilson scrive con mano sicura. Sa raccontare i personàggi ché mette in campo, e anzi li segue con un’attenzione e una cura che a tratti risultano commoventi. Come non bastasse – per esempio in questo romanzo – sceglie il racconto coraggiosamente poco appealing di un’anziana coppia affondata nel dolore di un’esistenza cieca e senza via di scampo. E su questo scabro nodo di infelicità non ricama né si abbandona alla facile retorica sulla terza età.Tutto bene, quindi? No. Perché malgrado i pregi della sua scrittura, l’autore non riesce neppure stavolta a convincermi. E se chiedo il perché, alla fine mi rispondo che quel che gli manca è il coraggio. Il coraggio di andare fino in fondo alle sue stesse storie: che.sono interessanti e oneste e ben costruite ma mancano di una spinta, di una velocità interna che le faccia decollare. Ecco come mai ogni volta, dopo un inizio che convince e avvince, il racconto sembra un po’ avvitarsi su se stesso, rischiando una certa artificiosità, un che di eccessivamente preordinato. Verrebbe voglia di dire: coraggio, McLiam Wilson, prendi la rincorsa, abbi più fiducia in te stesso!

 

s.m., IL VENERDÌ DI REPUBBLICA
– 15/10/2004

 

Due ex su una panchina una volta al mese

 

Una volta al mese, Manfred ed Emma si incontrano su una pan¬china di Hyde Park, a Londra. Sono vecchi, sono separati da vent’anni, ma non riescono a dimenticarsi. Perché questo strano rituale? Perché questo scavare ininterrotto nei rispettivi mali, sia del corpo che dell’anima? Con piglio sicuro l’irlandese McLiam Wilsbn racconta una sto¬ria in cui il vero protagonista è il passato che ndh passa.

 

s.m., IL VENERDÌ DI REPUBBLICA

 

Due ex su una panchina una volta al mese

 

Una volta al mese, Manfred ed Emma si incontrano su una pan¬china di Hyde Park, a Londra. Sono vecchi, sono separati da vent’anni, ma non riescono a dimenticarsi. Perché questo strano rituale? Perché questo scavare ininterrotto nei rispettivi mali, sia del corpo che dell’anima? Con piglio sicuro l’irlandese McLiam Wilsbn racconta una sto¬ria in cui il vero protagonista è il passato che ndh passa.

 

Alessandra Orsi, MARIE CLAIRE
– 01/10/2004

 

Quanto tempo ci vuole per ricordare una vita?

 

Quanto tempo ci vuole per ricordare una vita? In questo bellissimo romanzo (scritto dall’autore irlandese di Eureka Street quando non aveva nemmeno trent’anni) le ultime quarantott’ore di Manfred si dilatano per scandagliare la storia lunga e travagliata della sua esistenza e del suo grande amore per Emma. Un amore complicato, avviluppato in sofferenza e mistero. Ma ora è lui, un vecchio ammalato che decide di non curarsi, a imporsi il dolore della memoria, perfino più forte del travaglio fisico. E forse l’unica possibile espiazione per colpe che non riesce a perdonarsi.

 

Maria Grazia Ligato, IO DONNA (CORRIERE DELLA SERA)
– 02/10/2004

 

Un miracoloso equilibrio di tragedia e burla

 

Il dolore è un grumo in fondo allo stomaco che Manfred non confida ai medici. Ma è anche una sofferenza psicologica. Continuamente rinnovata perché, a ventanni dalla separazione, Manfred ed Emma si incontrano ogni mese ad Hyde Park. Su una panchina Emma, soprawissuta ai campi di sterminio, cancella il suo volto dalla memoria del marito, obbligandolo a guardarla di spalle. Nulla a che vedere con lo scoppiettante Eureka Street ma Wilson realizza un miracoloso equilibrio di tragedia e burla.

 

FLAIR
– 01/10/2004

 

LE SCELTE DI FLAIR

 

IL DOLORE DI MANFRED di Robert McLiam Wilson (Fazi, euro 15). Bellissimo e commovente questo secondo romanzo dell’autore irlandese di Eureka Street, il titolo che aveva rivelato il suo talento in Europa. Qui descrive gli ultimi giorni di Manfred, un vecchio ebreo da sempre a Londra che custodisce come un regalo prezioso la propria sofferenza fisica. La fine è vicina, ma lui si rifiuta di rivelarlo ai medici. Un dolore accolto come un’espiazione tardiva quanto liberatoria dalla colpa: come un fitto mistero si chiarirà solo nelle ultime pagine dl libro. Una sofferenza che seppure assuma contorni sempre più netti, diventando metafora della “banalità del male”, non sarà mai spiegata del tutto. Perché mai Manfred, uomo mite e buono, giovane ai tempi della seconda guerra mondiale, finisce per picchiare Emma, la moglie adorata, una creatura angelica e silenziosa, sopravvissuta ai campi di sterminio nazista? L’uomo ricorda, e con la precisione di un chirurgo, sezionando la memoria, ricostruisce i meccanismi perversi della violenza attimo dopo attimo. Dal primo pugno, scagliato nella consapevole impotenza di non poter possedere per intero la donna che ama, fino all’abbandono di Emma. Che lo lascia annichilito e, come lei, solo un sopravvissuto alla crudele follia del suo secolo.

 

Il dolore di Manfred - RASSEGNA STAMPA

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