Guido Iodice - Thomas Fazi
La battaglia contro l’Europa
Come un'élite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo.
A otto anni dallo scoppio della crisi finanziaria, l’Europa è stremata dall’austerità, dalla stagnazione economica, da disuguaglianze sempre più gravi e dal crescente divario tra paesi del centro e della periferia. La stessa parola “crisi”, che rimanda a un fenomeno di rottura e di breve periodo, è ormai inadeguata a descrivere quello che appare come un cambiamento strutturale – ma forse sarebbe meglio dire una ristrutturazione deliberata – dell’economia e della società. La democrazia viene esautorata a livello nazionale e non viene sviluppata a livello europeo. Il potere è sempre più concentrato nelle mani di istituzioni tecnocratiche che non rispondono delle loro decisioni e in quelle dei paesi più forti dell’Unione. Allo stesso tempo, cresce in tutto il continente un’ondata di populismo, con l’affermarsi in alcuni paesi di pericolosi movimenti nazionalisti. Eppure non vi è ancora un consenso sulle ragioni che ci hanno condotto fino a questo punto e su come uscirne. Il perdurare della crisi economica e la vergognosa gestione della vicenda greca hanno sì trasformato la crisi in un argomento di dibattito diffuso, ma hanno anche determinato un progressivo imbarbarimento, sempre più dominato da logiche nazionalistiche («prima gli italiani») e semplificazioni illusorie e solo apparentemente radicali («fuori dall’euro»). Nel frattempo molti dei miti fondativi alla base del “regime di austerità” – dobbiamo stringere la cinghia perché stiamo finendo i soldi; abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità; il problema è l’eccessivo debito pubblico ecc. – si sono persino rafforzati.
La battaglia contro l’Europa mostra come le élite europee abbiano sfruttato la crisi per imporre scellerate politiche neoliberali e smantellare lo stato sociale e come questo processo può essere invertito. Secondo gli autori, la via d’uscita dalla crisi non passa né per una maggiore integrazione («più Europa»), né per l’uscita dall’euro, quanto piuttosto per l’apertura di un conflitto tra periferia e centro che parta dalla disubbidienza ai memorandum della troika e arrivi a delineare un’esplicita alternativa (o almeno un significativo emendamento) all’attuale assetto istituzionale dell’unione monetaria.
«Smaschera la falsità e l’ipocrisia di chi sostiene che “non vi è alternativa” allo stato attuale delle cose».
Yanis Varoufakis
«La battaglia contro l’Europa mostra che solo una riforma radicale può salvare l’Europa dalla minaccia dei nazionalismi di destra e dalla cecità della propria classe dirigente».
James K. Galbraith, professore di politiche pubbliche all’Università del Texas
«Una lettura obbligata per chiunque voglia comprendere la crisi in corso e le possibili vie d’uscita».
John Weeks, professore emerito di economia all’Università di Londra
«Un libro che combina la migliore tradizione del giornalismo investigativo con un profondo rigore accademico. Mi auguro che sia letto dal più ampio numero di lettori possibile».
Kees van der Pijl, professore emerito di relazioni internazionali all’Università del Sussex