Samanta Schweblin
La pesante valigia di Benavides
Traduzione di Maria Nicola
La pesante valigia di Benavides, esordio letterario dell’argentina Samanta Schweblin ha ricevuto il Premio Nacional de las Artes e il Premio Casa de las Americas ed è stato così commentato da Mario Vargas Llosa: “Questi premi rendono giustizia ad una scrittrice che padroneggia la difficile arte del racconto, un genere severo e rigoroso che richiede esattezza, concisione ed intelligenza da parte dell’autore. Samanta ci è riuscita, dimostrando un talento e un’originalità concessi a pochi. Le sue storie si leggono con facilità, sebbene questa risulti ingannevole, perché sotto la limpidezza del suo linguaggio e la semplicità degli aneddoti narrati si intravede sempre una realtà complessa, sottile e drammatica fatta di esperienze che spesso rivelano le manifestazioni più crudeli dell’essere umano. Non ho il minimo dubbio che questa narratrice ha una brillante carriera davanti a sé”.
Un padre alle prese con la figlia adolescente che si alimenta di piccioni vivi, un uomo che trascina il cadavere di sua moglie in una valigia di cuoio e che suo malgrado diviene un artista alla moda, donne in vestito da sposa che aspettano sul ciglio di una strada di notte: questi alcuni dei personaggi peculiari che animano i racconti di La pesante valigia di Benavides.
Sullo sfondo, una realtà fatta di dettagli palpabili, incrinata da gesti dai toni surreali e spiazzanti. Perchè dietro alla trama del quotidiano si cela un alone terribile, un ghigno che ammicca all’assurdità di ogni gesto.
Il filo rosso che li unisce è la complessità dei rapporti umani, la tragedia – spesso grottesca – che scaturisce da una mancanza di comunicazione desolante. In queste pagine, ogni gesto diviene rappresentazione estrema di un’umanità alle prese con un equilibrio precario, pronto a strapparsi rovinosamente.
Sfoglialibro Tanit
– 10/07/2010
Argentina fantastica