Elido Fazi

L’amore della luna

COD: 9461cce28ebe Categorie: ,

Numero collana:
43
Pagine:
458
Codice ISBN:
9788881129225
Prezzo cartaceo:
€ 14,00
Codice ISBN ePub:
9788876257155
Prezzo eBook:
€ 4.99
Data pubblicazione:
11-03-2005

Nell’estate del 1819, stroncato dai critici e tormentato dai debiti, Keats si trasferisce nell’isola di Wight, poi a Winchester, per completare Iperione, poema che avrebbe dovuto garantirgli fama e successo. L’amore della luna racconta il mese cruciale durante il quale il poeta abbandonò la stesura di Iperione, sconfitta compensata però dalla composizione dell’Ode all’Autunno, una delle più innovative poesie della letteratura inglese di tutti i tempi. Il libro fa luce sul momento di massima disillusione di Keats. «Non ho più fiducia nella Poesia», scriverà in una lettera. Indaga l’avanzare in lui di amarezza e dolore, insieme alla coscienza luttuosa della misera e dell’angoscia che regnano nel mondo. Scava nella vicenda intima di un ragazzo fragile e geniale, di un artista mistico e visionario, rappresentando una vicenda che è avventura di vita e al tempo stesso di creazione poetica.

«Una scrittura lucida e sicurissima che sa essere anche approfondita ricognizione critica, restituita attraverso la difficile arte del racconto». 
Fulvio Panzeri, «Avvenire»

«Si avverte la profonda fascinazione che il biografo subisce. Ma è un valore in più; l’emozione aggiunge sapore alle pagine». 
Nadia Fusini, «la Repubblica»

«Fazi ricostruisce con notevole bravura l’ultimo anno di un grande poeta, John Keats. Travolgente». 
Giuseppe Scaraffia, «iO Donna – Corriere della Sera»

L’AMORE DELLA LUNA – RECENSIONI

 

Serena Gregorini, IL RESTO DEL CARLINO – ASCOLI
– 18/06/2006

 

“Così lanciamo esordienti nell’orbita dell’editoria”

 

 

 

Oreste Paliotti, CITTÀ NUOVA
– 10/04/2006

 

L’amore della luna

 

 

 

Franca Maroni, IL RESTO DEL CARLINO ASCOLI
– 04/03/2006

 

Elido Fazi editore e romaziere

 

 

 

R. Laz., IL MESSAGGERO MARCHE
– 04/03/2006

 

Elido Fazi si “trasforma” in scrittore e cultore di Keats

 

 

 

Laura Lepri, IL SOLE 24 ORE
– 19/02/2006

 

Giro di vite (letterarie)

 

 

 

Alberto Bevilacqua, GRAZIA
– 14/02/2006

 

Elido Fazi nei labirinti della passione romantica

 

COME COMINCIA
Winchester, lunedì 23 agosto 1819
Mio caro Taylor, è chiaro ormai che ti scrivo solo quando sono costretto a farlo. Mi dispiace. Devo anche scusarmi se entro subito nel vivo della lettera. Sono stato davvero sfortunato, di recente, con i soldi. Negli ultimi tre mesi è stato Brown a prestarmi il denaro. Ma non ne ha molto neppure lui e sono quindi costretto a rivolgermi a qualcuno
IL COMMENTO Oltre che scrittore, Elido Fazi è editore fra i più attenti ai giovani autori, alle nuove proposte (buon rapporto mediatico coi tempi letterari che incalzano per spazzar via i vecchi). In questo testo a ventaglio, diviso in parti e in sezioni asimmetriche, Fazi punta i riflettori su salienti trapassi esistenziali e creativi del poeta inglese John Keats (di cui ha già tradotto il poema epico La caduta di Iperone). Qualche cenno su Keats, prima della valutazione critica de L‚amore della luna: nato nel 1795, morto a Roma nel 1821 (sulla sua lapide, a Testaccio sta scritto «Qui giace uno il cui nome è scritto sull‚acqua»). Esordio in versi e col poema mitologico Endimione, quindi le prove della maturità col sigillo del romanticismo inglese. Sezioni asimmetriche, a ventaglio, ho anticipato sull‚opera di Fazi. Infatti, a mio avviso, non si tratta semplicemente di una biografia romanzata, ma di un testo di sorprendente immedesimazione nei picchi e nei baratri di quella che fu la distimia, la depressione del poeta, non solo nei labirinti della sua psiche, ma anche nel diagramma della sua creatività. Picchi come schegge prezioso, evocazioni i stadi vitali in cui Fazi opera proiezioni di sé: del suo concetto di creatività e degli smossi umori del suo carattere. Niente eccessi da apologeta, dunque; lo stile si mantiene cosciente del suo potere essenziale, della sua presa di distanza (come quando si citano, all‚inizio, le ottuse, impietose stroncature che Keats dovette subire). Splendidi per potere d‚intuito, alcuni passi della parte seconda, dove Fazi ben decifra il rapporto fra Mito e Keats che, con la sua percezione medianica, della storia cosmica intuì, al di là della cosmogonia antropomorfica, fasi poi divenute scoperte della scienza astrofisica. L‚attrazione dei corpi, sia celesti che minimi, l‚attrazione umana fra gli esseri. Altre pagine suggestionano il lettore. Come quelle del commento ai versi dedicati a Isabella, che si concede al poeta ma non è innamorata di lui. Falsi, dunque, i suoi «Ti amo» : «Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano ˆ non stringe chi teneramente la stringe; – è morta come quella d‚una statua, – mentre la mia brucia di passione. ˆ Su, amami davvero!». Il mito come sognanti luminescenze astrali, le irrelate contemplazioni idilliche, cedono il passo al pugno stretto, ad aspre consapevolezze terrene. Fazi le porta sapientemente in luce.
CHI È L‚AUTORE

Elido Fazi è nato nel 1952 ad Acquasanta Terme (Ap) e studia economia a Roma e in Inghilterra dove lavora, prima alla sede londinese della Ford e poi, per sette anni, è vicepresidente di Business International/The Economist Intelligence Unit. Torna in Italia nel 1994 e fonda la casa editrice Fazi.

 

STOP
– 09/02/2006

 

Dedicato a un incompreso

 

Sulla sua tomba, ospitata nel Cimitero degli Inglesi a Roma, la lapide recita le seguenti parole: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”. Quella tomba e quelle parole appartengono a John Keates, uno dei più grandi poeti romantici di tutto l’Ottocento, morto giovanissimo, ad appena 26 anni. Dal temperamento passionale, dall’esistenza tempestosa e dalla fine tragica, John Keates è stato uno dei pochi poeti che siano riusciti a cantare l’amore in modo assoluto. Ora, Elido Fazi, grande appassionato di Keats, dedica allo sfortunato poeta inglese una biografia romanzata, che si concentra sui suoi ultimissimi anni. Un libro essenziale per scoprire e conoscere meglio colui che vide smarrire il proprio nome sul pelo dell’acqua.

 

Antonio Veneziani, BLUE
– 01/01/2006

 

Versi & versacci

 

Altro giro, signori, altro regalo, ecco la vita di John Keats, L’amore della luna, scritto da Elido Fazi e pubblicato dalla sua casa editrice. pp, 454, E 14.00.
La Fazi esordi nel ’95 proprio con La caduta di Iperione, ora a dieci anni di distan-za, torna sull’autore con questa biografia romanzo, dove affiorano un virilismo e un eroismo inediti. Elido Fazi è più attratto dalle piccole banali quotidiane attività, è più affascinato dalle speranze, dai sogni, dalle estasi di John Keats che dalle romanticherie a cui ci hanno abituati.
Un libro leggibile, scorrevole, che mi ha fatto ritornare la voglia di rileggere Keats, e mi pare che questo sia già un gran bel risultato.
In certi momenti sembra addirittura che Elido Fazi sia stato posseduto dal suo biografato. Viene fuori, infatti, un Keats disperato, inquieto, incerto, voglioso, come tutti, d’amore e di conforto affettivo. La scrittura è visionaria quanto basta, segue ed esegue stati d’animo volage con mano ferma.

 

Cristina Tagliabue, IL DOMENICALE
– 21/01/2006

 

John Keats, un Elido Fazi vissuto nell’Ottocento

 

 

 

Renzo Paris, LIBERAZIONE
– 24/12/2005

 

Il piacere dell’arido vero

 

 

 

Cesare Lanza, LIBERO
– 24/12/2005

 

Natale, per un pugno di libri

 

 

 

Elisabetta Rasy, IL CORRIERE DELLA SERA
– 21/12/2005

 

Keats, ovvero quando la poesia non salva la vita. Ma le dà un senso

 

 

 

Giuseppina Rocca, IL MESSAGGERO
– 22/12/2005

 

Tutta una vita parola per parola

 

 

 

F.P., LA PROVINCIA DI COMO
– 20/12/2005

 

Romanzi, racconti e Keats: le chicche da cercare sullo scaffale

 

 

 

Salvo Vitrano, IL MATTINO
– 02/12/2005

 

Gli enigmi del poeta romantico

 

 

 

Viola Papetti, ALIAS – IL MANIFESTO
– 03/12/2005

 

Il Keats fuor di morte di Elido Fazi

 

 

 

Fulvio Panzeri, AVVENIRE
– 03/12/2005

 

E Fazi riscopre la grandezza poetica del giovane Keats

 

 

 

Stefano Manferlotti, IL VENERDÌ
– 25/11/2005

 

L’editore Fazi racconta gli ultimi anni di Keats

 

Nel 1819 Keats scrive l’Ode all’autunno, capolavoro del romanticismo inglese. Poi più nulla fino al 1821, quando la morte precoce lo trasformerà nel simbolo del genio incompreso. L’editore Elido Fazi percorre con cura amorosa gli ultimi due anni della vita di Keats, chiedendosi il perché di questo silenzio: fu l’amarezza per le stroncature o un senso di inadeguatezza alla vita e all’arte?

 

G. Scaraffia, IO DONNA- CORRIERE DELLA SERA
– 26/11/2005

 

L’amore della luna

 

Fazi ricostruisce con notevole bravura l’ultimo anno di un grande poeta, John Keats, spentosi a ventisei anni di tubercolosi, malattia di cui erano morti la madre e un fratello. Con lui la vita, “la valle dove cresce l’anima”, era stata avara. Ma niente, né le stroncature dei critici, la povertà o il contrastato amore per la fascinosa Fanny Browne, aveva potuto piegarlo. Keats sapeva che “la bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è tutto ciò che si sa in terra e tutto ciò che ci occorre sapere”. Si fece incidere sulla tomba: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”. Travolgente

 

Alessandra Rota, LA REPUBBLICA
– 25/11/2005

 

Dieci anni di vita con John Keats

 

 

 

Paolo Lagazzi, GAZZETTA DI PARMA
– 18/11/2005

 

Un angelo a pelo d’acqua

 

 

 

Mario Baudino, TTL – LA STAMPA
– 19/11/2005

 

Keats: una ribellione assoluta, metafisica, all’Inghilterra bigotta.

 

 

 

Mauretta Capuano, GAZZETTA DEL SUD
– 15/11/2005

 

Keats poeta anche politico

 

 

 

Paolo Febbraro, WWW.GAZZETTAPOLITICA.IT
– 15/11/2005

 

Malinconia dell’angelo

 

Sarà in libreria a partire dal prossimo 4 novembre “L’amore della Luna”, il libro biografico che l’editore Elido Fazi ha dedicato al grande poeta inglese John Keats

Circa dieci anni fa, il primo volume pubblicato dalla casa editrice romana Fazi fu una nuova traduzione dell’Ars poetica di Orazio, accompagnata da una serie di interventi scritti da alcuni autori contemporanei che riflettevano  sulla paradossale inattualità di ciò che è sempre valido, ovverosia classico. Ma il secondo titolo di quella collana d’esordio fu La caduta di Iperione. Un sogno, un poema incompiuto di John Keats, curato dall’anglista e poeta Franco Buffoni e tradotto proprio da Elido Fazi, che con quell’omaggio al poeta prediletto intendeva segnare di persona l’impronta iniziale della propria nascente storia di editore. Del quale è evidente l’attenzione alle date simboliche, poiché nel decennale della casa editrice da lui fondata manda in libreria, dal prossimo 4 novembre, L’amore della luna (pp. 464, euro 14,00), un libro nuovamente dedicato a quello che assai probabilmente fu il massimo poeta inglese dell’Ottocento, e uno dei grandi di ogni tempo.
Più che una biografia, quello di Fazi è un libro non critico sulla vita e l’arte di John Keats, nato il 31 ottobre 1795 e morto poco più di venticinque anni dopo a Roma, nel cui cimitero a-cattolico è tuttora sepolto. Un libro non critico: ovvero non esplicitamente orientato a dimostrare una tesi, o a rileggere i testi con l’aiuto della Storia e questa con l’aiuto di quelli. Fazi ha scelto la narrazione di una vita consacrata all’espressione della poesia, spinta nella sua brevità all’inseguimento di quella che in moltissimi casi nella Storia rimane un’aspirazione, preceduta e seguita dalla riflessione, a volte malinconica, sulla natura della Bellezza e dei suoi legittimi ma misteriosi genitori, la Verità e il nesso inscindibile fra  Memoria e Oblio. Per far ciò, e dimostrando una notevole capacità amministrativa della propria scrittura, Fazi ha concentrato il suo racconto, spesso minuzioso, sui tre anni intercorsi fra l’estate del 1816 e il settembre 1819, seguendo il crescere tumultuoso, e tuttavia ferito e oscillante, della consapevolezza poetica di Keats, vedendolo alle prese con i primi riconoscimenti da parte dei più maturi poeti contemporanei, fino alla solitudine dell’isola di Wight e della cittadina di Winchester, dove, nel suo glorioso 1819, il poeta scrisse i suoi versi più alti, dalle odi all’Usignolo, sopra un’Urna greca e all’Autunno, ai poemi Lamia e appunto Iperione.
Facendosi guidare dall’ampio epistolario di Keats, Fazi non perde l’occasione di scrutare  la società letteraria inglese di primo Ottocento, attraversata con la rapidità del lampo dal giovanissimo poeta, presto disgustato dalla fatale discordanza fra le buone reputazioni faticosamente conquistate e le figure concrete dei singoli scrittori. «A Keats – scrive l’autore – pareva che i poeti moderni governassero, ognuno a modo suo, i loro piccoli Stati. Poeti che sapevano con precisione quante pagliuzze venivano spazzate ogni giorno nelle strade del loro territorio; preoccupati che le casalinghe non pulissero bene le loro pentole. Gli antichi, invece, erano imperatori di vaste province. Delle più lontane ne avevano soltanto sentito parlare e, spesso, non gli importava neanche di visitarle».
Tuttavia, anche se umani, troppo umani ci sfilano davanti autori consacrati come Wordsworth e Coleridge, o Shelley e Byron, saremmo ancora alla normale maldicenza che da millenni i poeti tributano ai propri colleghi. Se non fosse che l’esperienza estetica e biografica di Keats rivela una temperatura innegabilmente superiore, e certo non soltanto per il carattere “romantico” della sua accensione nervosa, o della sua irritabilità o sregolatezza, o della morbosità dei suoi sentimenti. Fazi pone l’oltranza keatsiana sotto il segno dei protagonisti di due poemi, Endimione e Iperione. Il primo fu il mitico pastore che ebbe la ventura di giacersi con la Luna, in un amplesso che tanto dice del rapporto metamorfico ed erotico che l’uomo greco ebbe con la Natura; il secondo fu uno dei Titani che precedettero l’avvento degli dèi olimpici, vittoriosi per maggiore bellezza e potenza anche sul vecchio dio Saturno, il malinconico. Ma la narrazione di Fazi si mostra capace di far derivare il lavoro febbrile sui versi, scritti, riletti e corretti, fra nausea ed esaltazione, dalle pieghe di una vita mentale potente e insieme chiara. I numerosi componimenti riportati, e interamente ritradotti dall’autore, punteggiano il racconto come un suo esito naturale, mostrando come lo scarto estetico della parola poetica abbia un giacimento di verità tangibili, e come la poesia stessa, per quanto miracolosa, nasca in equilibrio fra grandezza dell’immaginazione, sintesi verbale e scaturigine momentanea, volatile, piana.
La personalità di Keats emerge nella compresenza di slancio ideale e plaghe di riflessione, spesso occasionate dalle lettere spedite ai diversi corrispondenti, a volte sospettati dolorosamente di incomprensione o grettezza. Un giorno si trova a scrivere che «gli uomini di genio sono grandi come certe sostanze chimiche che agiscono sulla massa amorfa dell’intelletto, ma che di per sé non hanno nessuna individualità, nessun carattere ben definito»: ed è a ben vedere una straordinaria intuizione sul carattere universale e indeterminato della poesia. A partire dalla seconda metà del libro, quando i capitoli cominciano a corrispondere esattamente alle prodigiose giornate della primavera-estate 1819, l’autore li intitola con la data completa del giorno della settimana, da lunedì a domenica, in una cronistoria accurata e fantastica insieme: particolare  sottile, che traduce l’intuizione di come la diversa qualità dei singoli giorni incida sulle piccole scelte quotidiane (una passeggiata, o la contemplazione al tempo stesso irriverente e affettuosa della gente a messa, l’attesa della posta, i guai finanziari) e conseguentemente sulle forti creazioni poetiche, ovvero su quelle piccole infrazioni al pensiero corrente che appariranno poi come supreme costruzioni dell’arte. Fazi sembra aver compreso come l’ultimo omaggio da farsi a un poeta sia il suo monumento: sceglie lo sguardo interno – e dunque anche una dose inevitabile di arbitrarietà e ingenuità – per dimostrare l’intermittenza della parola poetica, dato che quanto noi leggiamo compiuto ci riappare diviso nei suoi diversi momenti nascenti, ignari ognuno del successivo, aperti e insidiosi, nella vertigine abituale dell’incertezza e del fallimento.

 

Mauretta Capuano, ANSA
– 15/11/2005

 

Fazi: editore e scrittore Keats poeta anche politico

 

Antimilitarista, anti-clericale, anti-imperialista, anti-americano. Non è vero che John Keats, il poeta visionario, autore di “Iperione”, non si interessasse di politica. Lo dice Elido Fazi, l’editore di Melissa P. e di tanti altri autori e libri di successo, che ora esordisce nella narrativa con “L’amore della luna”, una biografia romanzata (pubblicata dalla sua casa editrice), che ripercorre in modo appassionato e struggente l’ultimo periodo della vita di Keats, nato a Londra nel 1795 e morto a ventisei anni a Roma nel 1821.
È un romanzo e anche una riflessione sul romanzo, “che io vedo come una cosa mista. Non sempre – dice Elido Fazi – è Keats a parlare. Ci sono pezzi di poesie e di lettere veri ma anche inventati. Le poesie sono tutte tradotte da me per renderle il più comprensibile possibile ai lettori. Si mescolano le voci. Vedo Keats in modo diverso da come viene descritto nei libri, “Endimione”, il suo innamorarsi della luna (da cui il titolo del libro) è un poema mistico di 4 mila versi mentre dalla maggior parte delle persone viene considerato un poema incomprensibile”.
Secondo volume pubblicato dalla Fazi nella traduzione dell’editore, “La caduta di Iperione” è il libro da cui Elido è partito per costruire questo romanzo. “Fin dalla prima volta che l’ho letto – racconta Fazi – mi ha molto colpito l’incipit ma non lo ho compreso subito, mi sentivo attratto senza capirlo bene”. “L’amore della luna” racconta il mese che cambiò per sempre il destino di un ragazzo fragile e geniale sulla cui lapide, al cimitero protestante di Roma, a Testaccio, c’è scritto: “Qui giace uno il cui nome è scritto sull’acqua”.
Elido Fazi cerca di raccontare proprio che cosa portò al crollo di tutte le illusioni e perché dopo “Ode all’autunno” Keats non riuscirà più a scrivere un verso.
“Keats – spiega Fazi – nell’agosto del 1819, pieno di debiti e stroncato dai critici letterari si trasferisce con il suo migliore amico, Charles Brown, nell’isola di Wight, poi a Salisbury, nel tentativo di finire Iperione. Ma gli è passato l’entusiasmo per la poesia, si chiede se è veramente un poeta”. Quello che più colpisce in lui è che “un poeta di grande modernità – dice l’editore-scrittore –. Odiava gli autori che scrivevano in prima persona e poi lo faceva, cercava di entrare dentro se stesso. Una cosa un po’ malata, ma estremamente moderna”.
È quando parla, continua Elido, di politici “ci sono parole che potresti mettere in bocca a Silvio Berlusconi”. Innamorato dell’adorata Fanny, Keats cerca di dimenticare questa passione totalizzante per concentrarsi su “Iperione” ma la sua è stata, sottolinea Fazi, “una vita avventurosa soprattutto a livello intellettuale. Stava al centro della cultura contemporanea del momento, riuscendo a capire chi erano i mediocri e chi i grandi. Prima di morire scrive a Shelly: “ti ringrazio di aver apprezzato Endimione””.
Traduttore e autore di testi di economia, Fazi pensava da dieci anni a questo libro.
“L’idea – racconta – mi era venuta leggendo il Goethe di Pietro Citati che comincia con lo scrittore che lascia Roma e seguendo questa traccia volevo iniziare il mio libro con Keats che lascia l’isola di Wight ma poi ho cambiato. L’intento era anche quello di mettere al centro la poesia e farla leggere come se fosse prosa”.
E dopo questo libro ce ne dobbiamo aspettare un altro firmato e pubblicato da Elido Fazi?
“Può darsi che mi torni la voglia”.

 

IL TIRRENO
– 12/11/2005

 

Biografie

 

 

 

Nadia Fusini, LA REPUBBLICA
– 12/11/2005

 

Chi si innamora della vita dei poeti

 

 

 

Cesare Lanza, CAPITAL
– 01/10/2005

 

Salotto

 

Elido Fazi
editore e scrittore
Che cosa c’è’ alla radice dell’ispirazione del suo (inatteso) romanzo in uscita, L’amore della Luna
?
Forse il desiderio di ricostruire (fantasiosamente) la vita breve e tormentata di John Keats, che morì senza immaginare quanto sarebbe diventato popolare e famoso.

 

Luigi Vaccari, IL MESSAGGERO
– 04/11/2005

 

Keats, quattro anni verso l’eternità

 

 

 

Mirella Appiotti, TTL – LA STAMPA
– 30/09/2005

 

C’è un Angelo di prima classe che veglia su Fazi

 

 

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