Elido Fazi
La Bellezza di esistere
Un uomo, alla soglia dei quarant’anni, si affaccia sulla terrazza di quella casa che è stata, ed è, della sua famiglia e si interroga sul futuro e sul presente. Siamo in un piccolo paese delle Marche nascosto in una valle all’ombra dei monti Sibillini. Il paesaggio è quello dell’infanzia: il canto degli uccelli, le montagne, gli alberi piantati dal padre innamorato di quei luoghi e che conosce l’inglese per essere stato prigioniero degli americani durante la guerra. È l’umile e fiera Italia. La natura, però, non è soltanto un’immagine di quiete, ma la scintilla da cui nasce il racconto che si svolge tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Dalle proprie origini, pur spostandoci, non ci si allontana mai veramente. Fazi, mescolando prosa e poesia con aderenza alla materia trattata nel naturale scorrere degli eventi, sembra raccontare con uno sguardo antico. E la poesia è, a ben vedere, ciò da cui il protagonista non si è mai staccato, ciò che lo radica alle sue origini, che dà un senso alla vita, alle gioie e ai dolori, agli umori e alle contraddizioni del suo carattere vitalissimo e malinconico. La poesia è quanto di «fanciullo» è rimasto vivo nella sua anima: «ama il fanciullo / che io ero nel tuo cuore, / rendimelo infine questo tuo cuore, / a me che tanto ti ho amato per tutta / la vita». La Bellezza, a cui si vorrebbe dedicare una vita intera, non è altro che questo donare a noi stessi il nostro stesso cuore. Immaginare, insomma, l’esistenza come un dono, la Grazia di un Dio che è, anche se non sappiamo cosa sia. Questa è la scommessa più alta di ogni essere umano; questa è la scommessa del protagonista de La Bellezza di esistere.
Su L’amore della luna hanno scritto:
«Si avverte nel libro la profonda fascinazione che il biografo subisce. Ma è un valore in più; l’emozione aggiunge sapore alle pagine».
Nadia Fusini, «la Repubblica»
«Una scrittura lucida e sicurissima che sa essere anche approfondita ricognizione critica, restituita attraverso la difficile arte del racconto».
Fulvio Panzeri, «Avvenire»
«Un testo di sorprendente immedesimazione. Splendidi, per potere d’intuito, alcuni passi».
Alberto Bevilacqua, «Grazia»
«Con uno sguardo partecipe e moderno, laico, Fazi sa raccontare, combinando il passo del biografo con quello del romanziere, ma anche con quello del lettore di poesia».
Mario Baudino, «TTL – La Stampa»
Su Bright Star hanno scritto:
«Uno dei libri che resteranno».
Marzio Breda, «Corriere della sera»
«Un’affascinante rilettura, insieme devota e ridente, carica, come un giallo, di sensi e di sintomi». Daria Galateria, «la Repubblica»
«Bel libro».
Natalia Aspesi, «la Repubblica»
«Fazi racconta la vita di Keats, amorosamente ma con sobrietà, per frammenti,con una sorta di laica, toccante devozione».
Giuseppe Conte, «Il Giornale»