Ronald Giphart
Phileine chiede scusa
Traduzione di Claudia Di Palermo e Alessandra Corda
Phileine, una ragazza olandese timida e un pò cinica in un momento di introspezione e di profonda insoddisfazione per la vita che conduce (le amiche l’hanno abbandonata, è stanca di lavorare, il suo fidanzato è in America per fare un corso di recitazione), decide all’improvviso di partire per New York per raggiungere il suo Max, l’unica nota positiva nella sua esistenza. Appena arrivata scopre che Max interpreta il ruolo di Romeo in una versione a dir poco scioccante del dramma di Shakespeare. Da qui prende vita una serie di situazioni che porteranno Phileine a compiere un gesto sorprendente. Il racconto si segue d’un fiato come un film – di stampo chiaramente ironico – con tanto di break pubblicitario e titoli di coda in bianco. Il tutto condito da considerazioni di humour tagliente e da una critica spietata alla morale occidentale. Come dice lo stesso Giphart: «Le battute ironiche sono il segnale che qualcosa non va. E le reazioni che scatenano portano a galla i tabù. L’umorismo è una cosa seria». Con Phileine chiede scusa Giphart è riuscito a delineare il carattere di una ragazza precoce e sensibile, che non è più in grado di godersi la vita spensieratamente: le osservazioni sul mondo di oggi e i suoi commenti sarcastici ne fanno un personaggio amabile e indimenticabile.
– 13/12/2002
Phileine chiede scusa
Phileine è una giovane olandese bella, intelligente, ricca e sessualmente disinibita, almeno quel tanto che basta per stupire gli uomini. Il suo fidanzato è partito per New York, per seguire uno stage per attori di teatro d’avanguardia. E’ molto innamorata, ma il suo orgoglio di ragazza ribelle ed emancipata non le permette di ammetterlo chiaramente. Così, dopo qualche mese passato fra ubriacature con le amiche pestifere e molti attimi di noia, decide di andare a trovare il boyfriend. L’arrivo inatteso nel nuovo mondo innesca una sorta di reazione a catena in cui tutti vengono coinvolti, senza alcun limite. La bomba ad orologeria esplode quando alla prima dello spettacolo del corso, scopre che si tratta di una strana intepretazione dell’Amleto in cui gli attori recitano nudi, dedicandosi esplicitamente a pratiche sessuali. Phileine si accorge allora di non essere poi di così larghe vedute, e di essere addirittura gelosa.
Sulla scena di questo romanzo si affollano molti personaggi di grande fascino. La madre alcolista, liberal e sfacciatamente ricca, che dispensa per telefono consigli bizzarri e poco materni, ed un gran numero di uomini afflitti da ansie e problemi d’amore, impacciati, tesi e perennemente a disagio davanti alla provocante olandesina, giunta a New York per far esplodere la propria carica di paranoia.
Il finale è una sorpresa assoluta. E delirante, come nelle premesse.
Ci sono molti buoni motivi per non lasciarsi sfuggire questo libro e fare conoscenza con la scrittura dissacrante e tagliente di Giphart. Non fosse altro per aver ideato un superbo ritratto di ‘tipico regista americano di teatro off’, in cui è possibile riconoscere i tratti di una malattia intellettualoide che sembra affliggere anche molti registi nostrani. La sgangherata e maledetta piéce teatrale su cui s’incentra gran parte del romanzo, è descritta in maniera irresistibile e contagiosa, con un continuo rinnovarsi di trovate geniali e di sicuro effetto. Indubbiamente, Giphart ha il dono di rendere seducente, attraverso la scrittura, anche la trama apparentemente più insignificante. E’ uno scrittore abile ed arguto, in grado di imbastire pagine dense di black humour, caratterizzate da un ritmo incalzante ed avvincente. Phileine chiede scusa è il romanzo che si raccoglie, così per curiosità, nel bel mezzo degli scaffali di una libreria, e che lascia indissolubilmente rapiti, tanto da tornare a casa con noi. La lettura è appassionante e divertente, senza smagliature, e riesce a convincere soprattutto per l’irresistibile crescendo delle situazioni. L’incontro/scontro fra la cultura europea ed americana sembra essere uno dei nodi focali in grado di rendere il testo arguto e brillante, come in una commedia di Frank Capra. In questa storia giocata sulle piccole cose, sembra esserci persino spazio per riflessioni non banali sulla cultura gay, i costumi sessuali e l’Aids. Guest star: l’anchor man David Letterman e la cantante Gloria Gaynor, involontari protagonisti del’evoluzione delle vicende della bella e conturbante protagonista.
– 05/04/2002
Un’olandese a New York
HA VENTIDUE ANNI, PHILEINE, é OLANDESE E RAGGIUNGE IL SUO RAGAZZO PER UNA SETTIMANA A NEW YORK.
Sei giorni per conoscere Phileine, per seguirla nella scoperta di New York, per sapere quello che pensa e per vivere con lei le sue vicende sentimentali, che passano dallâamore al disamore, alla gelosia, al litigio plateale, alla rappacificazione.
Ha la sua idea su tutto, Phileine, sembra aver riflettuto su tutto. Eâ molto bella e lo sa, anzi ci dice che, siccome è convinta che la bellezza debba essere interiore, ha avuto una fase della vita in cui ha fatto di tutto per sembrare brutta. Inutile.
Sua madre beve e ha degli amanti. Anche suo padre beve. Anche Phileine tende ad esagerare con il bere. In Olanda Phileine vive da sola, e ha delle amiche con cui condivide tutto, perché lei ha il culto delle amiche. Con loro fa interminabili discussioni sull’amore (sarebbe auspicabile un’economia di libero mercato anche per l’amore), sul sesso, sull’amicizia, sulla vita e sulla morte. Hanno fatto un sacco di esperienze, Phileine e le sue amiche.
Quando il suo ragazzo, durante la messa in scena di un ultra-moderno “Romeo e Giulietta”, fa l’amore con l’attrice protagonista sul palcoscenico, Phileine deve verificare tutte le sue teorie. In una scena splendida, Phileine balza sul palcoscenico e ‘recita’ la sua parte di innamorata gelosa.
Quanto ci è simpatica, questa Phileine. Anche se lei dice di sapere di essere antipatica, anche se gli altri dicono di lei che è un’attaccabrighe insopportabile, a noi piace per la sua irruenza, la sua sincerità, la sua spudoratezza che finisce per essere innocente, la monelleria che rivela una grande forza vitale, e poi quel fondo di malinconia, che le fa dire che per lei la solitudine è quando le persone con cui lei vuole stare non le vogliono bene.
A volte ci sembra che abbia avuto tanto dalla vita, ed è per quello che può permettersi di essere così sfacciatamente crudele nel prendere in giro gli altri (la bruttissima Jules che si rivela poi essere il bruttissimo Jules, o la mamma di Ruth dai tripli menti) o così insensibile da non accorgersi che Leonard non è reduce da un’influenza, ma ha l’Aids. E a volte ci sembra che sia così perché le è mancato qualcosa, “mi sento sola e non ho nulla che mi possa consolare”. Ma non è mai superficiale, ogni esperienza la tocca profondamente e, alla fine, sale ancora una volta sul palcoscenico per dire che le dispiace di essere stata insopportabile, per chiedere scusa, ãscusate se esistoä. Una rivelazione, questo primo libro tradotto in italiano dello scrittore olandese Ronald Giphart, autore di culto in patria. Perchè riesce ad essere credibilissimo e autentico nel dare voce a un personaggio femminile che è un po’ la Giulietta della fine degli anni ’90, un’antitesi della Giulietta che muore per amore, ma che, come lei, afferra l’amore a piene mani. Vivace, scoppiettante, una riflessione interiore espressa con brio e varietà di tono, un libro che non ha mai una pagina di stanchezza.