Achille Occhetto
Potere e antipotere
Prefazione di Gore Vidal
In questo volume Achille Occhetto analizza i meccanismi del potere: le sue dinamiche, i suoi simboli e feticci, le astuzie di chi lo detiene e le invidie di chi lo corteggia tramando nell’ombra. E contemporaneamente fa il punto sulle vicende politiche degli ultimi anni, a partire dalla crisi delle forze dell’opposizione nel nostro paese.
Scettico verso il diffuso quanto generico richiamo al riformismo, critico nei confronti delle dinamiche politiche fondate soprattutto sulla furbizia, nel corso del libro Occhetto lascia affiorare i propri ricordi, sempre inscindibilmente legati alla vita politica nazionale e alle sorti della sinistra italiana, oggi incapace – secondo lui – di dare vita all'”antipotere” di un partito socialista e democratico, e colpevole di avere dimenticato alcuni riferimenti teorici fondamentali come Hannah Arendt e soprattutto Gramsci. Oltre a una rilettura di questi pensatori, l’autore indica per la sinistra italiana nuovi possibili capisaldi: in primis Giordano Bruno, punto di partenza per originali riflessioni sull’ipotesi di una società “circolare” e non più gerarchica.
Potere e antipotere, attraverso una critica radicale alle modalità attuali di gestione del potere, ridisegna così il progetto di una leadership di sinistra capace di garantire un governo “illuminato”.
«Mi sembra che Occhetto si tolga un bel po’ di sassolini dalle scarpe: era ora. E che un politico citi Joyce e Laurence Durrell, la Arendt e Giordano Bruno, mi fa pensare che in Italia la cultura politica non sia del tutto morta».
dalla prefazione di Gore Vidal
«Tutta la passione e l’intelligenza di Achille Occhetto per il futuro della politica».
Walter Veltroni
«Questo libro di Achille Occhetto è una bella sorpresa. Anche per chi non è di sinistra».
Marco Travaglio
«Un libro che vi consiglio per capire il presente e il futuro della politica».
Paolo Mieli
«Potere e antipotere è tutt’altro che un pamphlet buttato giù di fretta per fare una polemichetta elettorale o per saldare i conti».
Giulietto Chiesa, «Tuttolibri – la Stampa»
– 27/10/2006
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Sostiene Achille
“La sinistra è diventata sterile, non fa più figli politici”. Quasi un’invettiva, firmata dall’ultimo segretario del Pci Achille Occhetto, nel suo nuovo libro (“potere e antipotere”, Fazi editore). L’ennesimo sfogo di un politico condannato alla sua immagine di rancoroso? No, le pagine dell’ex leader del Pds sono una sorprendente riflessione sul tema de potere, tra citazioni di Gramsci, Giordano Bruno, Celestino V, De Sade. Anche se il fondatore del Pds non manca di affrontare il panorama dell’attuale sistema politico. I “leader padroni”, il cui potere si regge sulla distribuzione dei posti pubblici, candidature, assessorati, enti di governo e di sottogoverno, “il che li rende esenti da ogni verifica critica”. I congressi di partiti ridotti solo alla partecipazione di “famiglie, beneficiati, la moderna tribalizzazione della politica. E il ritorno della questione morale, con modalità peggiori rispetto ai temi di Bettino Craxi che, almeno, aveva l’illusione di muoversi nell’impunità assoluta. “Dov’è andata a finire, se mai c’è stata, tutta quella conclamata intelligenza politica, tutta quella autoesaltazione del politico puro, del professionista della Politica con la “p” maiuscola?”, si chiede Occhetto. In controluce, c’è l’arcirivale Massimo D’Alema, certo. Ma anche la politica, come tutte le passioni, ha uno sfondo strettamente personale.
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Veltroni: Occhetto? Coraggioso. E dimentica D’Alema-premier
ROMA – “Non sono Celestino V, perché io non ho fatto un gran rifiuto ma una “svolta”, protesta Achille Occhetto, “e di conseguenza Massimo D’Alema non è Bonifacio VIII”. L’autore di “Potere e Antipotere” (Edizioni Fazi) se la cava con una battuta, durante la presentazione alla Protomoteca, per rileggere le pagine più originali del suo libro, che lasciano ampio spazio a paragoni con la politica di oggi.
Con un programma di interventi che contempla Amato e Prodi, Veltroni e Marramao, si parla di passato prossimo e di futuro immediato: del Pci e del partito democratico. È Walter Veltroni a riconoscere che se non ci fosse stata la svolta, “di cui Occhetto ebbe il coraggio che noi non avremmo avuto”, il centrosinistra non avrebbe governato del ’96 al 2001. “prima con me e Romano poi con Amato, nella seconda fase (e che fine ha fatto il governo di Massimo D’Alema?). Tocca lui ricordare i giorni convulsi del dopo Bolognina, quando si cercava un nome per il partito e “dall’esterno” (da Craxi?) fu proposto di “chiamarci “comunisti per il socialismo democratico”… ma fortunatamente riuscimmo a fare il salto e a scegliere Pds”. A proposito di aneddoti, Prodi racconta di quando, il giorno della sfiducia al suo governo, “vennero due leghisti al banco del governo a chiedermi se ero disposto a finanziare la tv padana in cambio di loro voti. Feci cenno di no”. Giuliano Amato, che rende onore al Pci come partito “non cranico in cui la classe dirigente era colta, qualità che si è poi andata perdendo”, pone la questione: chi deve costituire il nuovo partito democratico, l’Ulivo e l’Unione intera? Per Occhetto, che esprime tutto il suo scetticismo per la lista unitaria, la risposta è scontata: “Se il partito democratico è rosolo Ds più Margherita io sono fuori, se invece la costituente delle idee parte dai contenuti sono pronto”.
– 23/02/2006
Occhetto e Amato al Professore: costituente del partito democratico
ROMA – Occhetto e Amato lanciano un appello per “una costituente delle idee”, poiché è necessaria una “piattaforma comune per il partito democratico”. L’occasione per parlare del futuro del centrosinistra è la presentazione del libro “Potere e antipotere” dell’ex segretario che ha traghettato il Pci nel Pds, Achille Occhetto. A presentarlo ieri in Campidoglio Romano Prodi, Walter Veltroni, Giuliano Amato e il filosofo Giacomo Marramao: Si parla anche di etica e politica. Prodi ricorda un episodio: il giorno della fiducia al suo governo nel 1998, quando ancora credeva di poter contare su un solo voto di scarto a favore, due leghisti gli si avvicinarono chiedendogli: “Ci finanzi radio Padania?”. “Io feci segno di no”: tanto per dire della bussola che deve guidare i comportamenti politici. Ma ribadisce che “il partito democratico è inutile senza la fusione con i cittadini” e che bisogna concentrare tute le forze “per chiudere questo brutto quinquennio”. L’ex premier Amato riflette anche su Bettino Craxi: “Sono sempre stato molto sensibile al moralismo di Berlinguer, ma vorrei non ci fosse una visione stereotipata degli Anni Ottanta e del ruolo giocato da Craxi attribuendogli tutti i danni”. Anche una stoccata ai Ds: “Il Pci era un partito colto, una delle qualità che si sono andate perdendo…”. Ma è Walter Veltroni a invitare a gettare il cuore oltre l’ostacolo per il partito democratico. Definisce “vitale” l’atto di coraggio di Occhetto e rivela di come si discusse se chiamare il nuovo soggetto “Partito comunista per il socialismo democratico”: un modo per restare in mezzo al guado.
– 15/03/2006
Occhetto pronto ad appoggiare Rossi Doria
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“Costituente delle idee fatta di differenze”
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– 26/01/2006
L’ira di Achille guarda a sinistra
Messo in ombra dalla politica, Achille Occhetto va in libreria. Potere e antipotere è il titolo del volume che sta per essere pubblicato da Fazi. «Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere» scrive l‚ex segretario del Pci «che la sinistra non è la soluzione ma il problema». Un problema che, come diceva Antonio Gramsci, viene da lontano. Da quando Occhetto fondò il Pds «per rinnovare la sinistra».
– 19/02/2006
Occhetto: io Celestino V, D’Alema come Bonifacio VIII