Jean Clair - Régis Debray
Processo al surrealismo
Contiene:
Jean Clair, Del surrealismo considerato nei suoi rapporti con il totalitarismo e i tavolini medianici (traduzione di Stefania Micheli)
Régis Debray, L’onore dei funamboli. Risposta a Jean Clair sul surrealismo (traduzione di Lorenza Di Lella)
Pro e contro il surrealismo nell’intervento di due grandi studiosi che si affrontano su una delle esperienze artistiche più importanti del Novecento.
Il caso è aperto: il movimento surrealista e il suo capo carismatico André Breton sono chiamati a sottoporsi a un nuovo giudizio. Per l’accusa, lo storico d’arte francese Jean Clair, già direttore del Musée Picasso e della Biennale di Venezia, che prosegue in questo saggio la sua rivisitazione critica dei miti del modernismo. Dopo aver affrontato le ambiguità ideologiche dell’arte contemporanea e le tangenze tra espressionismo e nazismo, Clair esplora qui una parte nascosta e rimossa del movimento di avanguardia forse più fertile, nonché più inafferrabile, del Novecento. Alla sua lente, Breton diviene la figura in cui emergono le principali contraddizioni della visione surrealista: la perdita di contatto con la realtà, l’ambigua esaltazione del meraviglioso e dell’ignoto, la fumosità delle aspirazioni politiche, il carattere estetizzante di cui vengono puntualmente esposte le radici nell’irrazionalismo ottocentesco, nello spiritismo, nel culto della violenza tipico dei totalitarismi. Il rovesciamento di prospettiva è radicale, ma fornisce al lettore l’apporto costante di un occhio finissimo e di un pensiero problematico che non perde mai di vista l’eccezionale qualità delle creazioni artistiche del movimento surrealista.
La difesa è invece assunta dal filosofo e letterato Régis Debray, autore di un pamphlet appassionato in cui si ribadisce l’autenticità dell’aspirazione rivoluzionaria surrealista, il fondamentale anelito libertario che mirava a riunire prospettiva artistica e politica, liberazione dell’inconscio e della società, muovendo da un’idea profondamente nuova dell’umano e delle sue potenzialità.
Al lettore è offerta in questo modo la possibilità di una rilettura dialettica e appassionante di uno dei momenti fondamentali dell’esperienza moderna, il cui lascito resta ancor oggi vitale.
«Come in una querelle fra antichi e moderni, un faccia-a-faccia movimentato (ma rispettoso) fra il detrattore Jean Clair e il difensore Régis Debray».
«Radio France»
«Jean Clair ama le controversie, le polemiche, la provocazione».
«Le Monde»
«Jean Clair è un provocatore, la sua opera non è da meno e darà un dispiacere ai numerosi sostenitori del movimento di André Breton. Ma questo storico dell’arte è un habitué delle polemiche dell’intellighenzia».
«Le Point»
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