James Lloyd Carr
Un mese in campagna
Introduzione di Penelope Fitzgerald
Traduzione di Silvia Castoldi
Viene riproposta in una nuova edizione questa indimenticabile storia d’amore, un piccolo capolavoro pieno di poesia che ha ricevuto ovunque una straordinaria accoglienza.
Tom Birkin, veterano della Grande Guerra con un matrimonio fallito alle spalle, arriva nello sperduto villaggio di Oxgodby, nello Yorkshire, con l’incarico di restaurare un dipinto murale del quattordicesimo secolo appena scoperto tra le rovine di un’antica chiesa. Alla ricerca di un po’ di pace e di una vita semplice, troverà molto di più: l’amore per la giovane moglie del vicario e l’amicizia dello stravagante archeologo Charles Moon, anch’egli reduce di guerra, incaricato di ritrovare la tomba dell’antenato di una nobile famiglia del luogo.
Vincitore del prestigioso Guardian Fiction Prize nel 1980, Un mese in campagna è un indimenticabile inno all’amore perduto, all’amicizia e all’arte come ricompensa per le delusioni e il dolore del vivere. Un piccolo gioiello, dallo stile asciutto e profondamente poetico, accolto unanimemente dalla critica come uno dei migliori romanzi della letteratura inglese del Novecento. Da questo romanzo è stato tratto nel 1987 il film omonimo interpretato da Colin Firth e Kenneth Branagh.
James Lloyd Carr (1912-1994) romanziere ed editore, è stato ufficiale nella raf, preside e antiquario. Oltre a Come gli S.S. Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra (Fazi, 2008), tra i suoi romanzi ricordiamo anche A Day in Summer; A Season in Sinji, The Harpole Report, What Hetty Did e Harpole & Foxberrow, General Publishers. Con Un mese in campagna e The Battle of Pollocks Crossing (1985). Carr è stato finalista del Booker Prize.
«Un piccolo capolavoro».
Giulia Borghese, iO Donna
«Ogni riga è un gioiello, ogni briciola di humour inglese un regalo. Sono i miracoli che sa fare la letteratura, quella vera».
Cristina De Stefano, Elle
«Non è esagerato paragonare questo piccolo, prezioso racconto a tante pagine di Cechov».
Mario Fortunato, L’Espresso
«Scritto meravigliosamente, questo libro possiede qualità che non sarà facile dimenticare».
London Review of Books
«Non c’è niente di simile nella letteratura inglese contemporanea».
The Spectator
– 28/12/2005
James Lloyd Carr UN MESE IN CAMPAGNA
Ho sentito parlare per la prima volta di J. L. Carr leggendo un brano di Unreceived Opinions di Micheal Holroyd. Holroyd aveva ricevuto da George Ellerbeck, macellaio, una lettera con la quale gli comunicava che aveva vinto il premio letterario Ellerbeck. Si dà il caso che Mr Carr, il quale si guadagna da vivere facendo lo scrittore, sia uno dei miei clienti e mi paghi in parte con le copie invendute dei suoi lavori note, a quanto mi risulta; come remainders.
– 01/12/2005
Una ragnatela nell’aria
– 21/10/2005
Lontano, lontano
– 27/08/2005
Un mese in campagna
IL ROMANZO DI UN VILLAGGIO. E’una di quelle liete sorprese che la letteratura inglese sa regalarci. Carr (1912-94), oltre che scrittore, era preside, antiquario e ufficiale della Raf. In questo suo primo libro tradotto in Italia non accade niente di davvero romanzesco: un giovane restauratore viene chiamato dal vicario di un paesino nello Yorkshire a ridar vita, per così dire, a un grande affresco medievale. Va ad abitare nella cella campanaria e da lassù vede svolgersi la vita del villaggio, nelle vie e nelle case. E per di più si innamora. Un piccolo capolavoro.
– 09/09/2005
Un mese in campagna
ATTENZIONE, capolavoro, verrebbe da dire. Ma l’autore ci insegna l’understatement britannico, per cui facciamo come lui. Poco chiasso.
Seguiamolo nel paesino dell’Inghilterra del Nord, nell’estate del 1920, con il suo giovane eroe, Tom, ex soldato traumatizzato, marito abbandonato, in cerca di pace, di professione restauratore. Si deve scrostare un dipinto in una chiesetta di campagna. Tutto qui. Tutto qui? Le malattie escono luminose dalla nebbia, le campane suonano, la stufa di ghisa borbotta, i vicini portano pasticcio di coniglio e torta di mirtilli, la moglie del reverendo assomiglia alla Primavera di Botticelli…non succede quasi niente eppure ogni riga è un gioiello, ogni briciola di humour inglese un regalo.
Sono i miracoli che sa fare la letteratura, quella vera.
– 26/06/2005
Giardinieri senza etichetta
– 16/09/2005
Il mese puro di James Lloyd Carr
Fazi edita “Un mese in campagna” di Lames Lloyd Carr (nella foto. 135 pagine, 14.50 euro; introduzione di Penelope Fitzgerald)
Al tempo stesso romanziere ed editore, antiquario e preside, Lloyd Carr prestò servizio come ufficiale nella RAF durante la Seconda Guerra Mondiale. Primo romanzo ad essere tradotto in Italia (insieme a questo, anche “The battle of Pollock’s crossino” furono finalisti al Booker Prize), scritto in modo ineccepibile, con delle qualità che non potranno essere dimenticate, quel che “The Mail On Sunday” definì un piccolo capolavoro contiene qualcosa di esoterico mai raggiunto dalla letteratura inglese contemporanea. Indimenticabile inno all’amore perduto e vincitore, nel 1980, del prestigioso Guardian Fiction Prize, “Un mese in campagna” è anche una intonazione al valore della vera amicizia, con uno sguardo passionevole rivolto all’arte, il tutto legato insieme quale ricompensa alle delusioni e al dolore di vivere.
La trama: Tom Birkin, reduce dalla Grande Guerra, con un matrimonio fallito alle spalle, giunge nello Yorkshire per restaurare un antico dipinto murale nella chiesa del piccolo villaggio di Oxgodby. E’alla ricerca di un po’di pace e tranquillità, di serena semplicità. Saprà trovare l’amore per la giovane moglie del vicario più l’amicizia dello stravagante Charles Moon.
Si tratta di un piccolo gioiello narrativo, dallo stile asciutto ed elegante, un libro che alla sua uscita fu accolto quale migliore della narrativa inglese, tuttora al centro di una rinnovata attenzione a livello internazionale che pone l’opera a pieno diritto tra i classici moderni; fu proprio da “Un mese in campagna” che nel 1987 fu realizzato il film omonimo interpretato da Colin Firfh e Kenneth Branagh.
– 30/07/2005
Quel villaggio di traumi e simboli
– 19/08/2005
Carr, un idillio rurale alla Hardy per guarire dalla Grande guerra
– 13/08/2005
Un affresco per dimenticare la guerra
– 14/08/2005
La campagna dei segreti
– 13/09/2005
La cenere di Carr
– 05/07/2004
Preziosa meteora
James Lloyd Carr è stato una specie di meteora nella letteratura inglese del Novecento. Era un uomo scostante, schivo, e forse questa sua generale misantropia ha investito anche il rapporto fra i libri da lui scritti re il pubblico. Tuttavia questo “Un mese in campagna”, del 1980 e ora pubblicato in Italia da Fazi (traduzione di Silvia Castaldi, pp. 135, 14,50 euro), è un racconto che conobbe a suo tempo un buon successo. Tanto che qualche anno dopo, nel 1987, ne fu tratto un bel film di Pat O’Connor con un giovanissimo Colin Firth protagonista, Kenneth Branagh e Miranda Richardson (scelta, quest’ultima, su cui si dice l’autore mugugnò un poco). Ho definito istintivamente “Un mese in campagna” come un racconto. Non pensavo solo alla brevitas, ma anche al suo tono: il libro è un perfetto idillio che si tinge però di una malinconia desolata e immedicabile. La storia di Tom Birkin, i giovane restauratore che piomba, durante un’estate lontana, nel minuscolo villaggio di Oxgodby per riportare al primitivo splendore un antico affresco, è una storia fatta di niente, di pause e lunghi silenzi, dentro cui la vita si annida e poi sfugge. E’ la storia di un amore proibito (per la moglie del vicario), o meglio del suo ricordo remoto e tuttora fiammeggiante. E’ infine la storia di un0’amicizia maschile, gonfia del ricordo della prima guerra mondiale appena combattuta, che ha lasciato tutti in preda a un orrore così grande da ridurre l’esistenza a un balbettio.
Non è esagerato paragonare questo piccolo, prezioso racconto a tante pagine di Cechov. La scrittura vi è semplice e tersa. La storia procede con un passo che suona lento come sono lente certe estati del cuore. Perfino il cattivo carattere dell’autore (scomparso nel ’94), che riecheggia nei ruvidi dialoghi del libro, finisce col contribuire a un senso di disincanto e abbandono molto cechoviano. Lode all’editore per averci fatto conoscere uno dei più bei segreti della letteratura americana.