«Basta un filo di vento» di Franco Faggiani

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vento

Anche Basta un filo di vento, come tutti gli altri romanzi nati con l’affettuosa e determinante collaborazione di Fazi Editore, ha origine da una storia vera e recente. Parte delle vicende narrate sono ancora in corso – perciò, per riservatezza, non andrò oltre a raccontarne le origini – in una regione del centro Italia, dove però avevo già ambientato altri libri. Quindi mi sembrava opportuno traslocare la storia in un luogo diverso, che mi fosse più comodo da raggiungere per i sopralluoghi necessari per conoscerne gli aspetti naturali, la conformazione del territorio, le vicende umane capaci di attenersi a quel che avevo in mente.

Un giorno, parlando del più e del meno con un amico davanti a un eccellente calice di Pinot Nero, è saltato fuori l’Oltrepò Pavese, dove questo vino viene prodotto. Perché no da quelle parti, mi sono detto, in fondo le sue prime colline sono appena a un’ora d’auto da Milano, in giornata si va e si torna senza fatica.

Ho ripetuto il pensiero a voce alta e l’amico, che ben conosce quei luoghi, ha fatto quasi un balzo. Non per appoggiare la mia idea, in quel momento ancora piuttosto fluttuante, ma per contrastarla. «In Oltrepò? Ma sei matto? Anche se sono vicini alle città, tra quelle colline sono ancora contadini vecchia maniera, duri e schivi».

Quella frase mi ha fatto pensare che quelle alture disseminate di cascine isolate e piccoli borghi sarebbero state il posto perfetto per questa storia. Era proprio il tessuto rurale che volevo. La scelta definitiva l’ho poi fatta dopo una sera tardi, poco prima di un rientro a Milano. Passando sotto il turrito castello di Cigognola, su un’altura di poco più di 300 metri, lo sguardo è stato attratto dalla vista verso nord: un immenso mare di luci di diverse intensità illuminava la grande pianura sottostante che avrei dovuto attraversare per tornare a casa. Solo qualche piccola ondulazione del terreno divideva i due mondi contrastanti e, in fondo, lontani tra loro, quello delle frenesie cittadine e quello dei silenzi antichi delle colline. Tra le quali ho poi collocato la Conventina, la vasta azienda agricola che è una specie di arca carica di persone, animali, storie, sentimenti, aspettative e soprattutto sorprese. Un’arca forse un po’ antiquata, panciuta, ma per questo in grado di resistere alle tempeste del mondo circostante e soprattutto ancora di accogliere, di ricondurre a quella vita dai ritmi lenti e naturali che in fondo tutti noi desideriamo.

I rapporti tra i protagonisti nascono, crescono, maturano all’insegna dell’amicizia, del bene comune, della solidarietà e, naturalmente, dell’amore, che arriva perfino a sorprendere. Nulla dunque va dato per scontato, nemmeno l’avvolgente paesaggio che protegge e conforta, continuamente ridisegnato dalle stagioni con tonalità sempre diverse.

Anche in questo romanzo, come in La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), si presenta a un certo punto della trama una malattia dolorosa, una particolare forma di demenza che si può solo attenuare con la comprensione e l’accettazione. Anche questa è storia vera che incide sulla vita dei protagonisti. Tuttavia, come in La manutenzione dei sensi, dove era coprotagonista la sindrome di Asperger, ho cercato – spero di esserci riuscito – di parlarne con delicatezza, nel rispetto di chi è affetto da qualsiasi forma di decadimento e per non scivolare in un trattato medico-scientifico non certo di mia competenza. Io scrivo semplicemente storie di persone, cercando di documentarmi il meglio possibile sui fatti così come sono stati affrontati e vissuti.

 

Franco Faggiani

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