La storia e il potere rassicurante della famiglia: la trilogia di Carmen Korn

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Korn

In occasione dell’uscita di Aria di novità, Alessia Ragno ci racconta le sue impressioni sulla fine della trilogia di Carmen Korn.

 

C’è un tipico senso di conforto e familiarità che investe il lettore delle saghe letterarie, soprattutto quando quello che raccontano sono storie di vita comune. L’abbiamo provato con i Cazalet di Elizabeth Jane Howard, con la famiglia Aubrey di Rebecca West e, infine, con le storie di Henny, Ida, Käthe, Lina e Louise, il cuore della trilogia di Carmen Korn. E proprio quest’ultima si conclude con un ultimo “giro di valzer”, Aria di novità, il capitolo finale delle storie imbastite con cura e devozione dalla scrittrice tedesca. Il senso di conforto proviene dalla placida sicurezza di ritrovare un gruppo di personaggi che, nel caso di Korn, sono umani e vicini e attraversano l’intero Novecento con disarmante normalità. La possibilità di accompagnare un personaggio per tutta la durata della sua “vita letteraria” è un lusso, un conforto letterario di cui a volte si sente un bisogno fisico.

Con È tempo di ricominciare, il secondo volume della trilogia, c’eravamo lasciati all’alba di una nuova epoca che andava a chiudere un dopoguerra duro e incerto. La voglia di rinascere coesisteva con la paura, ma Henny era felice

[…] lo era ogni volta che faceva un bilancio della sua vita. Forse aveva solo paura che tutto questo le venisse strappato di nuovo.

Ma questa paura non ha impedito loro, a Henny e le altre, di costruire la loro vita e di assecondare la scelta della penna che le ha create, cioè costruire un ritratto di donne e famiglie, certo, ma anche di un intero secolo in Germania, ad Amburgo, e nel mondo intero. Questo progetto storico offre, allora, una panoramica placida sugli eventi importanti del secolo passato in cui agiscono Henny e le altre, spettatrici determinate a preservare la loro vita e conquistare il futuro. Henny, levatrice, lascerà lo studio medico avviato col marito alla figlia Marike, Lina e Louise si prenderanno cura della loro libreria intitolata al vecchio amico Landmann, Ida vivrà la sua realizzazione nella figlia Florentine, mentre Käthe combatterà ancora a lungo contro i traumi della guerra e i rimorsi personali. È il 1970 quando iniziano le vicende di Aria di novità, con Henny e Käthe, ragazze del 1900, settantenni attive e lucide, alle prese con la modernità che le travolge e un desiderio ben chiaro sin da subito: «Voglio vivere ancora a lungo» si dicono nell’esordio del romanzo. Henny è la colonna portante designata dell’intera trilogia e a lei Korn affiderà il potere assoluto di traghettare le vicende di tutti con il suo fare rassicurante e solido, ma è prezioso anche il contributo della nuova generazione. Florentine svetta su tutte per indipendenza, spirito cosmopolita e la libertà di poter interpretare, in maniera del tutto personale, il concetto di relazione, matrimonio e maternità. Korn regala a Florentine uno spirito indomito che cederà al binomio moglie e madre, punto saldissimo nel credo della scrittrice, ma solo alle sue condizioni e con i suoi tempi. Con lei, amica di una vita, Ruth, la figlia adottiva di Rudi e Käthe, che nel romanzo introduce il tema più politico e diventa il simbolo dello scontro delle ideologie nell’Europa degli anni ’70. La scia di sangue che la RAF, Rote Armee Fraktion, gruppo terroristico di estrema sinistra molto attivo nell’Amburgo dell’epoca, lascia dietro di sé lambisce il romanzo e sconvolge molte vite. Ma ci sarà ancora il tempo di ricostruire la propria normalità, messaggio che Korn non tralascia mai di ripetere. Nella nuova generazione del romanzo si distingue anche Katja, decisa a combattere «lo strapotere maschile nel fotogiornalismo», a viaggiare per diventare testimone della storia e poi a trovare il suo equilibrio personale e familiare. La famiglia, del resto, è uno dei cardini dell’intera trilogia, tutto ruota intorno ad essa e poche deroghe si fanno alla convinzione che sia l’unica salvezza e ragion d’essere di tutte queste esistenze.

«È una vita che siamo una famiglia», disse Henny.
«Una famiglia di amici. Lo trovo un termine molto appropriato».

E ancora farà dire a Florentine, la più indomita di tutte:

Cosa c’è di più importante che vivere in mezzo alle persone che ami?

È inevitabile, in questa ultima fase del viaggio nel Novecento, protetto ancora di più dal calore della famiglia, una incursione nella crisi AIDS degli anni ’80 o la caduta del muro di Berlino, che avrà un impatto sorprendente sui personaggi di Korn. Ma del resto la storia interviene inesorabile sulle vite di questi personaggi senza scalfire le dinamiche interne che, anzi, si rafforzano e tengono insieme famiglie intere come fossero un organismo unico.

La trilogia di Carmen Korn è una occasione placida e rassicurante per guardarsi alle spalle, passare in rassegna quel «secolo tutto particolare», come lo definisce Rudi, rivedendosi anche un po’ in personaggi che non hanno bisogno di essere eroici per rimanere impressi, a loro basterà semplicemente vivere la storia. E a ciascuno di essi, con estrema generosità e un pizzico di sapienza da romanziera, Korn darà il conforto di cui ha bisogno donandolo di riflesso anche al lettore.

 

Alessia Ragno

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