L’avvocato Ferro e il mistero dei fantasmi fotogenici

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avvocato Ferro

Era la fine degli anni sessanta dell’Ottocento, quando un rispettabile gentiluomo di Boston, che chiamerò John Smith, aprendo il giornale del mattino scoprì di essere morto. La notizia lo stupì non poco, perché quella mattina si sentiva incredibilmente vivo ma, tant’è, carta cantava. Il signor John chiamò la signora Smith per un rapido confronto: “Ti sembro vivo, cara?”, le domandò. “Non eccessivamente vivo, ma nemmeno particolarmente trapassato”, rispose la moglie con noncuranza, “Forse ti occorre soltanto una seconda tazza di caffè”. John Smith le mostrò la fotografia trovata sul giornale, che lo ritraeva alle spalle di una vecchia signora, in forma di evanescente spirito. L’immagine sembrava autentica e la testata era autorevole, così la signora Smith gli suggerì di chiedere un consulto medico, poiché l’idea di essere la moglie di uno spettro non l’attraeva affatto. Il signor Smith, invece, preferì rivolgersi a un legale. Fu all’incirca così che ebbe inizio il processo che vide come imputato il celeberrimo fotografo spiritico Wiliam Mumler.

Il fenomeno della fotografia spiritica nacque in America nel 1860 quando il già citato fotografo sovrappose erroneamente due pellicole durante il processo di sviluppo, ottenendo così un suo ritratto nel quale era visibile l’immagine di un parente defunto. Da principio Mumler si turbò, ma gli ci vollero un paio di secondi per comprendere quel che era successo, e soltanto un altro paio per intuire le potenzialità economiche di quell’errore. Mumler iniziò così a vendere, ovviamente a caro prezzo, le sue fotografie spiritiche all’alta borghesia americana. A quei tempi, però, le fotografie non abbondavano come al giorno d’oggi, per procurarsele non bastava digitare il nome dell’interessato su Google immagini, e poiché i ritratti spiritici andavano come il pane, Mumler fu costretto a utilizzare come fantasmi immagini di ignari cittadini di Boston, tra i quali c’era anche il nostro amico John Smith.

Fu così istruito un processo per truffa, dal quale Mumler uscì indenne: il trucco fotografico non era dimostrabile con le conoscenze scientifiche dell’epoca e il fotografo fu assolto per insufficienza di prove, ma la sua reputazione fu irrimediabilmente compromessa. Questo accadeva in America nel 1869, ma la fotografia spiritica continuò ad esistere e a suscitare interesse per molti decenni.

In Italia, per esempio, conobbe il suo tardivo periodo d’oro nei primi decenni del Novecento. Le fotografie spiritiche non venivano però realizzate in studi fotografici come ai tempi di Mumler, bensì nel corso di spettacolari sedute spiritiche, presiedute da medium di grande fama.

Ne La fotografa degli spiriti, il quarto romanzo della mia pentalogia sensoriale dedicato al senso della vista, l’avvocato Ferro si ritrova, suo malgrado, invischiato in una frode a sfondo spiritico. Siamo nel 1908 e il trentasettenne avvocato Ferro lavora, da ormai una decina d’anni, nel prestigioso studio di famiglia. Non è un legale brillante, svolge il suo lavoro di malavoglia e coglie qualunque pretesto per accantonare le scartoffie e tuffarsi in un romanzo. La lettura è la sua passione ma, ahimè, non è un mestiere e l’avvocato si rende conto di dover dare una svolta alla propria carriera, non soltanto per far contenti i suoi famigliari, ma anche e soprattutto per riguadagnare la stima di se stesso. Per riscattarsi dalla nomea di avvocato mediocre, gli ci vorrebbe un caso legale eclatante, di quelli che si leggono sui giornali. L’occasione giunge da un amico giornalista, che gli propone di aiutarlo a portare alla luce la truffa di una falsa medium. L’avvocato Ferro, schivo e poco amante delle avventure che non siano stampate sulle pagine di un romanzo, si ritrova così catapultato nel bel mondo torinese, tra salotti alla moda, personaggi eccentrici quanto loschi e nobildonne dal fascino dannunziano che si dilettano con le sedute spiritiche.  Le indagini dell’avvocato, le cui uniche conoscenze in fatto di investigazione derivano dalle avventure di Sherlock Holmes, lo condurranno però a un esito inaspettato…

 

Desy Icardi

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