Ricerca di amore ed equilibrio nel terzo capitolo della saga di Jalna

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Jalna

In occasione dell’uscita di La fortuna di Finch, vi proponiamo le riflessioni di Giulia Pretta sul terzo volume della saga di Jalna di Mazo de la Roche.

 

Una famiglia dall’impostazione granitica come quella dei Whiteoak non poteva che necessitare di un periodo di adattamento dopo il terremoto che li ha sconvolti nel precedente capitolo della saga e che ha spostato del tutto gli equilibri tra i membri della famiglia. Chi era meno tenuto in considerazione diventa quello con più disponibilità economiche: Finch. Chi sembrava essere il bambino più sbarazzino e intelligente cade preda di un’adolescenza fuori dalle righe e meno incantevole: Wakefield. Chi era a capo della famiglia scopre di non riuscire più a ricoprire il ruolo come un tempo: Renny. Chi pensava di aver raggiunto la felicità al fianco dell’uomo giusto e si accorge che non basta la passione per far funzionare un rapporto: Alayne. Chi è ormai stato ripudiato e ha messo un oceano di mezzo: Eden. Tutti i membri del clan hanno bisogno di trovare un modo per reinserirsi nella famiglia, del nuovo equilibrio che viene sempre a mancare quando si verifica un lutto importante come quello da loro subito.

I maggiormente colpiti dal riassetto familiare trovano nel viaggio e nella distanza, l’unica soluzione per acquisire nuovi mezzi che li facciano tornare, pronti ad assolvere i loro nuovi ruoli. Finch, grazie alla generosa eredità, fa un lungo viaggio in Europa in compagnia degli zii. Alayne sente il richiamo della sua passata vita in America e torna in New England per capire quale sia il modo giusto per lei di stare a Jalna. Renny offre aiuto nella vicina tenuta di Mrs Lebraux, donna che sembra essere molto più adatta di Alayne alla vita del Nord. In tutti questi allontanamenti c’è una costante, una ricerca di equilibrio che si manifesta alla perfezione nelle relazioni sentimentali dei personaggi che impareranno a spese del proprio cuore, quanto un rapporto, qualunque esso sia, necessita di un bilanciamento perfetto per funzionare.

La coppia che più ha fatto penare e sospirare nei precedenti volumi è stata quella composta da Alayne e Renny. Sin da quando la ragazza arriva a Jalna sposata con Eden, l’attrazione tra i due è stata inevitabile e fonte di grande dolore per entrambi. Ora, dopo che Eden ha lasciato il Canada insieme a Minny e Alayne ha ottenuto il divorzio, nulla più si oppone all’unione con Renny, unione che sembrava avere tutte le premesse per terminare in un lieto fine. Ma si sa che l’amore veramente romantico è quello che resta insoddisfatto e incompleto. Una cosa è bruciare di passione per un uomo che si sa di non poter avere, idealizzandolo anche, tutt’altro affare è sposare quell’uomo e dover scendere a patti con il fatto che la luna di miele, ad un certo punto, termina. Nell’ingenuità e nell’infatuazione, Alayne e Renny hanno commesso questo errore. Se già come moglie di Eden, Alayne aveva mostrato insofferenza per i bizzarri comportamenti della famiglia, anche con il secondo matrimonio il problema si ripropone. Il morboso attaccamento di Wakefield per Renny — con cui pretende di dividere il letto come hanno sempre fatto —, la mancanza di rispetto da parte dei domestici, la scarsa disciplina a cui viene sottoposto Mooney, il figlio di Pheasant e Piers, e le abitudini di Renny rimaste invariate, fanno approdare Alayne a una grande verità: che ama Renny, ma che non apprezza le sue abitudini né il rapporto con gli altri familiari. Tutto ciò che desidererebbe sarebbe stare da sola con lui, senza intromissioni dall’esterno. E, chissà, poter completare la famiglia con un figlio.

Finch, di tutti i Whiteaok, è sempre stato quello più fuori posto, incapace di portare a termine un progetto e disperatamente bisognoso di affetto, approvazione e guida. Nonostante il suo status sia cambiato e possa permettersi di aiutare finanziariamente tutti quelli che glielo chiedono – o sembrano anche solo averne bisogno – le sue quotazioni in seno alla famiglia non sono cresciute: Renny si mostra come il peggiore dei tutori e dietro l’apparente bonomia Piers pensa solo a sfruttarlo. Nemmeno l’amore pare essere affare per lui. All’arrivo in Inghilterra, la zia Augusta, l’unica che gli abbia sempre mostrato affetto, è pronta con precisi piani matrimoniali che vedrebbero Finch legato a Sarah, una loro cugina rimasta orfana, e appassionata di musica. Sembrerebbe un’unione molto ben congegnata, ma Finch è sempre troppo concentrato su se stesso e sulle sue paure per riuscire a instaurare un rapporto che vada oltre i concerti privati che i due cugini si concedono quando non c’è nessuno nei paraggi. Finch, che per bocca di Eden viene descritto come “il più pusillanime, ma anche il più eroico, il più geniale e il più patetico” di tutta la famiglia, sembra preda di un grande romanzo d’amore dove i protagonisti si accorgono della loro passione quando ormai è troppo tardi, ovvero quando uno dei due è già impegnato in un matrimonio che appare sbagliato. In una spirale di desiderio e di odio per l’oggetto del suo amore, Finch pare, pur nella sua infelicità, apprendere come rapporti così tormentati non siano destino per lui.

Chi invece sorprende tutti e pare aver capito alla perfezione come giostrarsi al meglio nei rapporti, è Eden. Lo avevamo lasciato guarito dalla tisi dopo le cure di Alayne e fuggito con Minny per vivere “nel peccato” in Europa. Lo ritroviamo in Inghilterra, ai confini della tenuta di Augusta, dove riallaccia i rapporti con Finch mostrando una profonda comprensione per il fratello – con il quale non aveva mai avuto un gran legame –, sfoggia una relazione che pare funzionare nonostante le ristrettezze economiche e la mancanza di riconoscimento sociale in cui vivono, è lucido e pacato nell’analizzare la situazione tra Renny ed Alayne senza la benché minima acrimonia ed è convincente quanto basta per farsi mandare dei soldi da Renny mostrando quindi che il filo che lo lega alla famiglia è meno debole di quanto si pensi. La vita all’estero all’inseguimento della sua vena creativa e poetica – vena che sembra scorrere anche nel giovane Wakefield – gli ha giovato. Nell’allontanarsi, chissà?, forse per sempre da Jalna ha trovato per il momento la sua dimensione.

Gli allontanamenti e i tira e molla nei rapporti dei Whiteoak in questo capitolo della saga sono molti. Sono tutti alla disperata ricerca di un modo giusto di appartenere a Jalna e alla vita che si sono costruiti: la tenuta, ne La fortuna di Finch, ha allentato la presa e ha permesso ai suoi occupanti di ampliare i propri orizzonti. Ma sembra pretendere che tutti ritornino, forti delle nuove esperienze e pronti a prendersi carico delle responsabilità che ci si aspetta da loro. Siano essi la gestione, i soldi, la procreazione delle nuove generazioni della magmatica famiglia.

 

Giulia Pretta

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