«Sommersione»: la solitudine come luogo dell’anima

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Sommersione

In occasione dell’uscita di Sommersione, Carlotta Casolaro ci racconta le sue impressioni sul romanzo di Sandro Frizziero.

 

Dopo aver deciso di odiare chiunque popoli la sua isola, dalla moglie deceduta ai vecchi preti ricoverati in un ospizio, dalla vicina di casa alle prostitute, un vecchio pescatore affronterà la sua “giornata decisiva”, riuscendo, tra un fattaccio raccontato e un altro, a stupire gli abitanti dell’Isola e gli stessi lettori.

Può un romanzo raccontare l’odio in una serie infinita di piccoli dettagli che fanno innamorare? La risposta è sì. Sommersione è un inno alla vita solitaria intesa come l’aspetto più vibrante dell’emarginazione sociale, un invito a rispettare i silenzi come momento di raccoglimento delle parole. Sandro Frizziero ha questa capacità innata di entrare in comunione con il lettore, rendendo sacro anche il profano attraverso il suo linguaggio colorito e malinconico: c’è questa intimità tra i personaggi e il lettore che crea confidenza e abbatte tutte le barriere del consentito, regalando un’esperienza di alienazione dal mondo senza precedenti. Si potrebbe pensare che Sommersione sia il racconto di una sola storia, ma in realtà l’autore non si accontenta e decide di regalarci tante vite, nelle quali il lettore diviene prete, figlio, bestemmiatore, amante, marito. Ed è in questo mescolarsi di ruoli che crollano tutti i muri delle differenze, come se lo sbaglio di uno fosse lo sbaglio di tutti, come se nessuno potesse davvero giudicare l’altro senza prima guardare se stesso.

Esiste una fierezza nell’emarginazione e una gioia nell’esclusione. A parere di tutti gli isolani, il mondo fuori dall’Isola non è così migliore del mondo in cui vivono loro (…). Solo chi vive in una minuscola porzione di terra appena emergente dal mare può provare quella sensazione di perenne precarietà.

Nel romanzo di Frizziero c’è questo immancabile senso di inclusione nell’Isola, che rappresenta un luogo sospeso nel tempo e isolato dal mondo esterno. Grazie a tutto questo, infatti, appare evidente l’impronta malinconica che caratterizza il flusso della narrazione, alla luce di un equilibrio instabile simile a quello dell’esistenza. Anche il mare ha un ruolo molto importante: se la stabilità è tipica della terraferma, il mutevole è tipico del mare.

Resterai per sempre qui, tra l’odore del salso (…), tra le rive, dove i pesci morenti, abituati a vedere nel fondo del mare, sono pronti a scrutare nelle profondità del tuo animo. Certo, i frutti inquinati delle tue fatiche non tolgono nulla alla grandiosità del mestiere di pescatore. Sarà forse per il loro particolare rapporto con il mare, da sempre fonte di misteri e avventure (…)

Sandro Frizziero ci ha regalato un capolavoro che oscilla tra le atmosfere essenziali di Hemingway e la malinconia di Cechov, ricordandoci sempre che l’odio non è altro che la parte più fragile dell’amore e che, solo forte delle sue crepe, potrà ritornare alla fonte da cui proviene.

 

Carlotta Casolaro

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