Federica Angelini, traduttrice dei romanzi di Franck Thilliez, presenta Labirinti, il nuovo romanzo del re del thriller francese.
Labirinti è il terzo atto di una costruzione letteraria che non credo abbia molti precedenti. Labirinti non è infatti un sequel né un prequel nel senso classico del termine e non è nemmeno uno spin-off. Eppure Thilliez con questo romanzo porta a compimento una complessissima architettura iniziata con Il manoscritto e proseguita con C’era due volte e, di nuovo, riesce a scrivere un romanzo che è anche completamente autonomo. Un’architettura che si muove nel tempo e nello spazio, riscrive finali e personaggi. Quindi il consiglio è di arrivarci dopo la lettura dei due romanzi precedenti, per poter cogliere tutti gli incastri, le sovrapposizioni, i rovesciamenti di prospettiva con cui si è dilettato, con la sua solita maestria, Franck Thilliez.
Eppure… eppure questo romanzo può anche essere letto da solo. La storia di cinque donne, ci dice l’autore all’inizio, pur avvisandoci che della quinta sapremo solo alla fine. E così entreremo nella vita di Véra, rifugiata tra le montagne in cerca di una cura dalla sua elettroipersensibilità, in quella di Lysine, giornalista che torna alla casa dei genitori per metterla in vendita, dopo aver di recente cambiato vita, e seguiremo la prigionia di Julie. Tre ambientazioni completamente diverse, tre storie che corrono parallele. Julie, costretta a restare dove non vorrebbe, deve trovare il modo di sopravvivere e fuggire, Véra si è volontariamente ritirata in un luogo isolato dal resto del mondo e riceve l’inquietante visita di un’ex paziente ora scrittrice (la quarta donna), Lysine si trova a indagare suo malgrado su una vicenda oscura e spaventosa che ruota attorno a un mistero da risolvere.
Entriamo nella psicologia di queste donne alle prese con vicende e situazioni estreme, minacciate da pericoli materiali o intangibili (come le onde emesse dai telefoni o da qualsiasi apparecchiatura elettronica), capaci di affrontare sfide quotidiane sempre più complesse. Ritroviamo il Thilliez che tesse trame intorno ai misteri della mente umana e al funzionamento della memoria, che muove personaggi a ritroso per ricostruire intrecci complessi che mettono in gioco storie e meccanismi avvincenti. E poi ci sono i personaggi, che non sono solo funzionali alla narrazione, a cui ci si affeziona, inevitabilmente. La suspense e la tensione innervano tutte le storie parallele che Thilliez ci racconta, ma non è mai, ancora una volta e forse più che mai in questo libro, solo un susseguirsi di eventi sorprendenti.
Piuttosto, a tenerci avvinghiati al libro sono le psicologie di queste donne, i loro timori, il loro coraggio, nonostante tutto, di non fermarsi. C’è in ciascuna di loro una spinta verso la ricerca, la sopravvivenza, la verità, verso la vita stessa. Il titolo del libro precedente era Puzzle, ma forse Labirinti è ancora più un puzzle del precedente, oltre ovviamente a essere un labirinto esso stesso. Un doppio gioco di percorsi e vicoli ciechi e incastri che mantengono le promesse più o meno nascoste di Il Manoscritto e di C’era due volte per portare a compimento un’opera semplicemente fuori dall’ordinario.
Federica Angelini