Robert Reich
Come salvare il capitalismo
Traduzione di Nazzareno Mataldi
Dimenticate quello che credete di sapere sul capitalismo come lo conosciamo oggi.
Dimenticate la diffusa convinzione che si tratti di un sistema meritocratico in cui chiunque, se lavora davvero sodo, può farcela; che quelli che non ce la fanno, i poveri, siano responsabili della loro condizione.
Dimenticate, soprattutto, l’idea che il mercato sia così com’è perché la sua razionalità intrinseca l’ha plasmato nel migliore dei modi possibili. Il mercato, come ogni cosa creata dall’uomo, può essere ordinato e regolato in molti modi alternativi, e chi ne decide le regole è la politica.
In quest’ispirato saggio, che porta alla luce, anche per chi di economia non sa nulla, i meccanismi reali che muovono il mercato, Robert B. Reich – economista di fama internazionale ed ex ministro del Lavoro statunitense – mostra come in questi anni i centri di potere economico abbiano organizzato il gioco per vincerlo. Utilizzando la loro ricchezza per intervenire sulla politica attraverso spregiudicate donazioni elettorali e una feroce attività di lobbying, le grandi multinazionali e le banche di Wall Street si sono assicurate il potere per far sì che le regole economiche continuino a essere in loro favore. È questo il motivo della crescente disuguaglianza dei redditi che sta indebolendo la società americana.
Per modificare le regole affinché soddisfino anche i loro bisogni, i cittadini devono allora riguadagnare un potere che faccia da contrappeso a quello dei super ricchi. Un compito che sembra titanico, ma col suo spirito pragmatico e analitico Reich propone qui una serie di proposte concretissime e illuminanti, tra le quali quella clamorosa di dare a ogni americano che compie diciotto anni un reddito minimo garantito.
Proposte che, anche per l’amicizia personale di Reich con Hillary Clinton, renderanno questo saggio un libro molto discusso durante la prossima campagna presidenziale negli Stati Uniti.
«Se la storia insegna qualcosa, è probabile che gli Stati Uniti andranno incontro a un processo di riforme che a sua volta si riprodurrà altrove. Questo perché gli americani hanno sempre anteposto il pragmatismo all’ideologia. Ogni volta che in passato il capitalismo ha raggiunto un momento di crisi, non abbiamo mai optato per il comunismo, il fascismo o altre grandi costruzioni ideali. A più riprese abbiamo salvato il capitalismo dai suoi eccessi, operando le correzioni necessarie. È ora di farlo di nuovo».