Alba Donati
Idillio con cagnolino
Idillio con cagnolino è un fermo immagine sulla perfezione di un triangolo amoroso tra una figlia, una madre e una nonna. Mette in scena la storia che passa, una linea retta tra una nonna arcaica e post-bellica, una madre cresciuta nel periodo del boom economico e una figlia digitale. Nelle affermazioni della bambina, quasi dei piccoli apologhi, intravediamo molto del nostro passato, come un filo che si riannoda con la saggezza dei vecchi. Sullo sfondo, un dialogo serrato tra città e campagna, tra capitalismo e difesa dell’essenziale, tra grandi temi e piccole osservazioni domestiche.
Idillio con cagnolino mette la sordina per parlare delle grandi ingiustizie sociali e storiche a cui ci ha abituati la poesia di Alba Donati e lo fa ascoltando il punto di vista di una bambina che parla con i suoi giocattoli, con i lupi e le streghe.
La raccolta si chiude con il Pianto per la distruzione di Beslan, un allucinato resoconto su come il nuovo millennio sia potuto iniziare con una strage di bambini. L’idillio rivela la sua natura di incanto provvisorio, di attimo di quiete strappato all’imprevisto, all’incidente, al terrore. Ed è proprio per questo fatalmente vitale.
Alba Donati è nata a Lucca e vive tra Firenze e Lucignana. Scrive di poesia su quotidiani e riviste. Ha pubblicato La repubblica contadina (City Lights Italia 1997, Premio Mondello Opera Prima 1998) e Non in mio nome (Marietti, 2004). Ha curato Costellazioni italiane 1945-1999o. Libri e autori del secondo Novecento (Le Lettere, 1999), Poeti e scrittori contro la pena di morte (Le Lettere, 2001) e, insieme a Paolo Fabrizio Iacuzzi, il Dizionario della libertà (Passigli, 2002). Recentemente ha messo in scena con l’Orchestra Regionale della Toscana il poema Pianto sulla distruzione di Beslan, con musiche di Haydn.
«C’è in Alba Donati, nella sua chiarezza espressiva, nella sua comunicabilità immediata e necessaria, un bisogno, nella dissociazione generale in cui viviamo, di comunità, di ricostruzione sociale, e politica. Un bisogno – nel dialogo serrato tra città e campagna, tra madre e figlia – di tracciare un confine, di fondare, di fare ordine nel buio».
Claudio Damiani
«Una poesia che, dal cuore della più circostanziata memoria personale e storica, si apre verso un ambito autenticamente civile».
Giulio Ferroni
«Della poesia di Alba Donati amo anche la razionalità, gli stridori. Le aritmie, ovvero gli strumenti felicemente usati per togliere alle emozioni la loro cantabilità, e convertire tutto a quell’unica ricchezza tonale che è lo stile».
Sergio Zavoli
«La poesia di Alba Donati può aver riferimenti più locali, il primo Pagliarani, Roversi: ma dietro ci senti le voci robuste di Lee Master, di Pavese, di Ginsberg e della Beat Generation, del grande Whitman, di quanti hanno mostrato che la poesia è l’energia linguistica e spirituale più forte che noi uomini possiamo conoscere».
Giuseppe Conte, Il Secolo XIX
«Alba Donati è poeta nella scrittura e nell’atteggiamento verso la propria esperienza».
Franco Loi, Il Sole 24 Ore
«Si trova in questa poesia una vera ossessione della violenza intesa non come qualcosa di pertinente alla natura, bensì sempre legata alle scelte dell’uomo e alle sue azioni, alla responsabilità, o irresponsabilità, del potere. I riferimenti non mancano: il fascismo e il nazismo, ma anche il Vajont, i fatti di Genova e di San Giuliano di Puglia, l’11, anzi qui il 10, settembre. Rispetto a tutto questo la Donati, ora con piglio più fiero ora con irrisione e spirito canzonatorio, contrappone la possibilità di una storia diversa».
Roberto Galaverni, il manifesto