Tibor Fischer
Adoro essere uccisa
Traduzione di Luca Scarlini
Dopo i tre romanzi che gli hanno dato la popolarità (Sotto il culo della rana, La gang del pensiero, Il collezionista), Adoro essere uccisa, suo primo libro di racconti, conferma Tibor Fischer quale una delle maggiori voci della narrativa inglese contemporanea. Al centro delle sette straordinarie narrazioni, c’è una presenza ossessiva, minacciosa, ricorrente, che è quella della città di Londra. Il campionario dei personaggi è composto da falliti, scoppiati, mitomani, inadeguati, che la città spinge ai margini; di queste identità nomadi, tra pensiero e delirio, lo scrittore si fa cantore in storie dove sarcasmo e pietas convivono. “Abbiamo mangiato lo chef”, che apre la raccolta, narra le vicissitudini di Jim, uno sconfitto della Web Age, che, pur avendo intuito le potenzialità economiche dell’era digitale, non ha saputo approfittarne e si trova a vivere una paradossale vacanza nel sud della Francia con persone assai più ricche di lui. “Il ritratto dell’artista” come un assassino schiumante racconta come, in epoca di post-umano, un aspirante artista debba fingersi serial killer per ottenere attenzione dai mercanti d’arte. “Il mangiatore di libri”, invece, ha come protagonista un maniaco della carta stampata che infesta alcuni dei più celebri shops londinesi, dove celebra una serie di personalissimi riti di ingerimento. Fischer è straordinario nell’analisi dei meccanismi di sopraffazione come anche nella descrizione di un orizzonte di banalità quotidiana che nessuna aspirazione, per quanto megalomane, in genere riesce a scalfire. Adoro essere uccisa è stato pubblicato nel 2001 con grande successo in più di dieci paesi.
– 11/09/2003
“Devozione” per i paradossi di Fischer
“Il paradosso della letteratura è che leggendo si cerca una fuga dalla vita, ma quello che leggiamo in fondo parla della vita reale”. Parola di Tibor Fisher, quarantaquattrenne romanziere inglese di origine ungherese, che, intervistato dal suo traduttore italiano Luca Scarlini al Festival Letteratura di Mantova, ha intrattenuto con il suo humour dissacrante un pubblico di attentissimi cultori. Sì, perché l’autore di Sotto il culo della rana (Mondadori, 1997), La Gang del pensiero (Garzanti, 1998), Il collezionista (Mondadori, 1998) e della recente raccolta di racconti Adoro essere uccisa (Fazi, 2003), è oggetto di una vera e propria devozione nel nostro paese.
In Gran Bretagna è stato appena pubblicato il suo ultimo romanzo Voyage at the End of the Room (Viaggio al termine della stanza, forse un riferimento ironico al celebre Viaggio al termine della notte di Céline), narrato in prima persona da una giovane donna, Oceane; il tema del romanzo è il viaggio, ma paradossalmente la narratrice non si muove mai dal suo appartamento. E di paradossi si è sempre nutrita la scrittura di Fisher, che a proposito de La Gang del pensiero dice: “Un filosofo dell’Università di Cambridge finisce per trovarsi nel sud della Francia a rapinare banche, aiutato da un gangster fallito. Quest’ultimo è convinto che il successo della loro attività di rapimento sia dovuto al fatto che ogni rapina è organizzata secondo una concezione filosofica diversa. Diventano i rapinatori di maggior successo della storia francese. L’ultima rapina l’ho collocata a Tolone; è una città in cui fino alla comparsa di Le Pen non era mai successo nulla. Un paio di mesi prima della pubblicazione del libro, a Tolone si è svolta la più grandiosa rapina ad una banca che si sia mai verificata in Francia. La vita è molto più strana e improbabile di quanto uno scrittore possa immaginare. Volevo scrivere un libro per il millennio”, prosegue Fisher, “ed é per questo che ho scelto un filosofo come protagonista del libro: la filosofia ci riporta alle origini della civiltà. Il grande paradosso della filosofia è che da un lato è un campo erudito, arido, solitario, dall’altro persone che stanno sedute in una stanza, da sole, possono avere un’enorme influenza sulla storia. Perché le idee sono molto importanti…”.
E ancora, del suo romanzo d’esordio, Sotto il culo della rana 8espressione ungherese che indica uno stato di sfiga assoluta), che racconta le sgangherate vicende di un gruppo di amici ungheresi nel periodo immediatamente precedente alla rivoluzione del 1956, afferma: “Quello che ho tentato di fare è dare al lettore un’idea di cosa significasse l’”ungheresità”, il modo di vivere e di pensare degli ungheresi. Un paio di anni fa mi trovavo ad un seminario in un’università tedesca, e la metà dei professori presenti sosteneva che il mio senso dell’umorismo è tipicamente britannico, l’altra metà che è tipicamente ungherese. E probabilmente sono ancora lì che discutono”. Testi, quelli di Fisher, molto diversi tra loro per strutture e temi – il terzo romanzo, Il collezionista, è narrato dal punto di vista di una ciotola sumera che racconta le storie delle persone che le sono legate -, accomunati tuttavia dalla leggerezza del tono e da uno sguardo da umorista: “L’umorismo non è tenuto in gran considerazione in alcuni ambienti letterari; in realtà, alcuni tra i più grandi scrittori della storia, ad esempio Aristofane o Molière, utilizzavano l’umorismo per esplorare la condizione umana in modo brillante, geniale. Per quanto riguarda la diversità tra i miei romanzi, sono uno scrittore che si annoia facilmente, non mi piace ripetermi. Forse i miei lettori rimangono delusi alla pubblicazione di ogni nuovo libro”. A giudicare dalla lunga fila composta di lettori che gli chiedono autografi e dediche, si direbbe proprio di no.
– 03/06/2003
Tibor Fischer-Adoro essere uccisa
“ Sono stato abbastanza stupido da pensare che scrivere delle short stories, proprio perché brevi, sarebbe stato più facile che scrivere un romanzo. Non è così”. Tibor Fischer introduce così il suo ultimo libro, Adoro essere uccisa e altri racconti (Fazi, euro 14,50), raccolta di sette short stories con un’unica, grande protagonista: Londra, città con la quale Fischer vive un rapporto di perenne amore/odio.
Cos’hanno in comune i personaggi delle storie?
” Sono personaggi che in un modo o nell’altro nella vita non riescono ad avere successo, e cercare di mantenersi a galla è la loro unica possibilità di vita”.
Scrittori preferiti?
” J.D. Salinger, Tom Wolfe, Tom Robbins, Anthony Burgess, Martin Amis, Céline, Sandor Marai”.
La tua colonna sonora?
” Arkology di Lee Scratch Perry; Qualsiasi cosa di Thelonious Monk;Tristano e Isotta di Wagner”.
– 15/05/2003
Adoro essere uccisa
Sette racconti ilari e tragici di uno scrittore inglese già piuttosto affermato in patria e autore di vari romanzi. Non solo un’epopea di spostati, drop-out, mitomani, ma un resoconto della loro esperienza quotidiana scritto dall’interno, mettendosi alla loro altezza e dal loro punto di vista. “La gente si preoccupa di dover fare le stesse cose, di dover indossare gli stessi vestiti… ma non si preoccupa di pensare sempre gli stessi pensieri”. Il libro, che rivela una immaginazione straripante, può essere usato come un manuale contro il conformismo.
– 11/05/2003
Adoro essere uccisa
All,inizio del millennio, Internet pareva l’Eldorado. E anche Jim, ex scherano d’un boss malavitoso, decise di buttarsi nel web a fare l’imprenditore. Ma in poco tempo scoprì che essere padroni di un azienda è una gran fregatura. E’ vero che comandi te stesso, ma è altrettanto vero che passi la vita a lavorare, dire bugie, lottare con il mondo intero che ti vuole prendere a calci. E allora sogni soltanto un posto fisso in banca, con ferie pagate e noia senza fine. Il fallimento dell’imprenditore Jim è una divertente presa in giro del mercato, della flessibilità, della competizione liberista. Ed è il centro d’un racconto di Tibor Fischer appena pubblicato in Italia da Fazi, nell’antologiaAdoro essere uccisa(traduzione di Luca Scarlini);
Fischer è uno degli scrittori più interessanti della nuova letteratura britannica. Figlio di due cestisti ungheresi scappati dopo il ’56, laureato a Cambridge, giornalista, è stato lanciato dalla rivistaGranta all’inizio degli anni Novanta. Quando nel ’92 pubblicò Sotto il culo della rana, storia di giovinezze negli anni 50 del socialismo magiaro, Rushdie acclamò il “delicato capolavoro tragicomico”. Poi seguirono, anche in Italia, Il collezionistaeLa gang del pensiero, romanzi rocamboleschi, che parlano di cattive ragazze, rapinatori filosofi, civiltà primitive più o meno come la Londra moderna. Il titolo originale di Adoro essere uccisaè Don’t read this book if you are stupid. Un ammonimento sul rettifilo di impertinenza e ironia, perché il vulcanico talento di Fischer ama sgambettare la tronfia stupidità moderna. Cattivamente divertente come Mister Bean, malinconicamente rabbioso come Hornby o Welsh, Fischer non prende sul serio niente nell’Inghilterra che s’è affidata a Tony Blair, a tante favole bislacche, a una robusta crescita economica. Racconta personaggi strani, che perdono sempre ma non si piangono mai addosso. Attrici comiche che sperano di far ridere e di scopare bene. Artisti che si fingono serial killer per ottenere fama nel mondo delle gallerie. Anziani cowboy a Manchester. Ma poi, più in generale, poliziotti, scippatori, mitomani, falliti, clubafterhours, pinte di birra, piatti di patatine fritte. Insomma la Londra di oggi. Le storie di Fischer raccontano un’ordinaria follia che ci riguarda da vicino. Perché siamo tutti “sotto il culo della rana in fondo a una miniera di carbone”, come dicevano i genitori ungheresi, per descrivere la condizione di sfiga assoluta. Che fare, dunque? Oltre a scaricare immondizia nella macchina dei vicini? O contemplare la gente nel metro? O cercare di non dormire mentre una bellissima fanciulla s’affaccenda col sesso orale? Il protagonista del racconto Il mangiatore di libri, dopo aver vivacchiato sposando donne giapponesi che volevano un permesso di soggiorno, decide che per trovare un po’ di speranza occorre leggere tutti i libri del mondo. Si chiude nella biblioteche pubbliche e nella librerie private, tenendo in mano un volume nella mano sinistra e uno in quella destra per non perdere tempo. Dopo tanta carta divorata, s’accorge che non è un caso che la “prima parola della letteratura occidentale” sia l’ira, l’ira di Achille nell’Iliade; L’ira di uno incastrato in una guerra che non voleva, combattuta da imbecilli. L’ira di uno abbandonato dalla madre, costretto da un centauro a mangiarsi le interiora.
L’ira che provano tutti, Gilgamesh e Mosé, Jahvé e Amleto, Elettra e i Ronin, quando scoprono che il destino, la provvidenza, sono una truffa. Le storie londinesi di Fischer schiumano di rabbia e si sciolgono nel sorriso. E’ vero che i dati del Fato sono sempre truccati, però occorre lanciarli comunque, per vedere
Che numeri escono. Sapendo che è giusto indignarsi e, nello stesso tempo, riscaldarsi di compassione.
– 24/05/2003
Buio di Londra. Sette vite al margine per raccontare il lato oscuro di una capitale: dal divoratore di libri al fallito del web
Nerissimo Tibor Fischer. I sette racconti di Adoro essere uccisa sono una dichiarazione d’odio per Londra, sua città d’adozione. Un tetro alveare assordante, nel quale ronzano senza posa né senso migliaia di fuchi isterici che lottano accanitamente per un’inutile sopravvivenza, preda delle più fantasiose ossessioni. C’è Miranda, stand-up comedian dedita al sesso per vendetta, che riversa sullo sparuto pubblico del pub in cui si esibisce una crudeltà che spettatori ormai inebetiti non sono più in grado di cogliere. C’è un “artista di merda” che riesce a ottenere la sospirata attenzione di un mercante d’arte solo quando, per svoltare un drink nei pub, diventa famoso inventando raccapriccianti imprese da serial killer. Ci sono le giornate-slalom dell’avvocaticchio Guy, che abita tra gli spostati di Brixton e lotta per rimanere vivo tra crimini e risse che esplodono qui e là come in un videogame. C’è il “divoratore di libri”, che si aggira nelle grandi librerie della città (Barnes & Noble è la sua preferita, la notte ci si ferma anche a dormire) con l’obiettivo di consumare tutti i libri scritti in lingua inglese, perché alla fine il senso della vita sarà pur scritto da qualche parte, no? E c’è Jim, uno degli sconfitti della New Economy, gestori di siti web con pochi clienti. Fugge da Londra in cerca di sole e capita in una villa sulla costa Azzurra con tre pseudo-amici, più ricchi e più schizzati di lui. Due bellissime russe li guidano nell’inferno in terra, tra discoteche esclusive da incubo, spiagge stipate all’inverosimile, ristoranti dove il cibo esala effluvi venefici per lo stomaco e il portafoglio.