Karim Miské
Appartenersi
Traduzione di Maurizio Ferrara
Appartenersi narra una storia universale e, oggi più che mai, necessaria. È il grido liberatorio dell’autore, Karim Miské: nato da padre mauritano, diplomatico e musulmano, e da madre francese, assistente sociale, professoressa, atea e femminista, per tutti è sempre stato «quel tipo bizzarro, con la faccia da arabo e i modi da bianco». Rimbalzato senza tregua da un’identità all’altra, sin da bambino cerca una categoria alla quale appartenere, finendo per non accettarne nessuna. Il suo specchio gli rimanderà sempre l’immagine di un bastardo, un emarginato, un intruso. Perduto tra mondi diversi – arabo, bianco, cristiano, ateo, musulmano, nero, comunista – e tra svariati paesi – la Francia, la Mauritania e anche l’Albania di Enver Hoxha –, Miské è «il granello di sabbia nell’ingranaggio dell’identità», perennemente in lotta con il riflesso più difficile da evitare, lo sguardo degli altri. E se all’inizio c’era la vergogna, ora c’è la rabbia, ma anche la solitudine. E l’eterna domanda: chi sono io? In cerca di risposte, l’autore racconta di un percorso atipico, di una ferita ancora viva, di toccanti ricordi d’infanzia e di come, col tempo, è riuscito a costruirsi una nave che lo aiuta ad attraversare la vita: la letteratura, unico antidoto e unico punto fermo in questa interessante riflessione sul tema dell’identità che è insieme saggio, memoir, testimonianza, ma soprattutto un’attualissima radiografia della complessità del mondo.
«È nato un autore. Ed è una buona notizia. Quando si metterà a correre, non sarà facile raggiungerlo».
«L’Express»
«Un’appassionante inchiesta che l’autore ci invita a seguire con maestria. Sospetto, vittima e inquisitore in un’unica persona: Karim Miské stesso».
«l’Humanité»
«Un libro da spiaggia? Meglio: un granello di sabbia nell’ingranaggio dell’identità».
«Le Canard Enchaîné»