Evelyn Berthrong - John H. Berthrong

Confucianesimo

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Una introduzione

Collana:
Numero collana:
70
Pagine:
250
Codice ISBN:
9788881124718
Prezzo cartaceo:
€ 15,00
Data pubblicazione:
06-02-2004

Traduzione di Marcello Ghilardi

Il confucianesimo è stato – ed è ancora oggi – un sistema ampio e complesso di dottrine, rituali, pratiche e atteggiamenti che contribuisce a dar forma alla vita quotidiana di centinaia di milioni di persone. Sebbene si sia abituati a pensare al confucianesimo come a un “sistema filosofico”, nessuna filosofia occidentale ha mai avuto una così grande influenza sulla vita culturale e sulla psicologia collettiva di un popolo: per la pervasività dei suoi contributi alla civiltà cinese–- dalla critica d’arte alla teoria economica alla storiografia alla pedagogia – non è possibile comprendere la storia e la vita dell’Asia Orientale senza conoscere il confucianesimo. Questa introduzione non solo costituisce un’esposizione accessibile e rigorosa dei principali aspetti di questa complessa “forma di vita”, ma collega le dottrine al contesto vivo della storia orientale, consentendo al lettore un nuovo sguardo sulle culture di quei popoli. Tra gli argomenti trattati ricordiamo infatti anche il ruolo sociale e intellettuale delle donne, il rapporto tra confucianesimo, arte e poesia, la relazione con il mondo e le fedi occidentali.

CONFUCIANESIMO – RECENSIONI

 

Giuliano Boccali, IL SOLE 24 ORE
– 06/06/2004

 

La benevolenza secondo Confucio

 

Per il pubblico occidentale, la visione cinese della vita e del mondo s’identifica certamente con Confucio e anche oggi, dopo 2500 anni, si può asserire in generale che ogni cinese è confuciano. Colmare però l’aggettivo “confuciano” di contenuti riconoscibili è molto più arduo, se si eccettua forse lo spiccato conservatorismo che sembra caratterizzare questa visione. Non è chiaro, innanzi tutto, se il confucianesimo sia o meno una religione – anche se devo confessare che il quesito a me pare mal posto: se s’identifica una religione con la fede in un Dio, eventualmente unico, o con il culto di figure divinizzate (lo fu per esempio il Buddha, da una certa epoca in poi), di certo il confucianesimo una religione non è, o lo è diventata solo tardivamente e molto parzialmente intorno al I secolo a.C. Ma se si guarda alla religione come senso religioso, come evidenza a priori dell’unità della vita oltre ogni contraddizione, la religiosità del confucianesimo s’impone al di là di ogni dubbio. “Se non sai servire gli uomini, come puoi pensare di servire divinità e spiriti?” – chiede il Maestro e l’aforisma è rivelatore, molto oltre la sua brevità, del timbro particolare del senso religioso confuciano. Qui però la sensibilità occidentale trova forse un altro ostacolo: al centro di essa è infatti l’individuo, al centro di quella cinese (confuciana) è invece il tessuto delle relazioni e questo contribuisce a renderla ai nostri occhi inafferrabile.
Risulta così molto utile ogni strumento che aiuti e orienti nell’itinerario d’intendimento dell’affascinante mondo spirituale cinese e, in effetti, gli ultimi mesi sono stati ricchi di proposte editoriali in questo senso. Alludo innanzi tutto ai Dialoghi (Lunyu) attribuiti a Confucio stesso di cui Einaudi presenta la traduzione a cura dì Tiziana Lippiello. La curatrice appartiene alla prestigiosa scuola sinologica veneziana dell’Università Ca’ Foscari, e la sua opera è preziosa: dalla palude di versioni decotte dove talora affondano i classici, soprattutto orientali, il suo lavoro trae la celebre raccolta con una traduzione fresca e diretta, oltre che filologicamente aggiornata. Precede un’introduzione ricca di elementi e ben calibrata: l’interazione fra testo e premessa giova così a penetrare gradualmente non solo nella vita e nell’insegnamento di Confucio, ma nell’ascolto di quello stile che ci pare inafferrabile. Esso si forma in un itinerario di perfezionamento interiore “lungo la Via del passato, il dao… una Via ineffabile, ricolma di misteri, di verità svelate solo a chi, con perseveranza e dedizione, si appresta a intraprenderla”, come scrive Lippiello.
Queste verità non si rapprendano in concetti formulabili e non s’identificano in qualità statiche; si traducono piuttosto in modi di essere come “agire con la massima lealtà e non imporre agli altri quel che non si desidera per sé”, in attitudini come “generosità, amore incondizionato e dedizione all’altrui bene” che devono essere riconquistate di volta in volta nelle diverse situazioni e relazioni sociali. Nella tensione costante a realizzarle si forma lo stile chiamato in cinese ren (“umana benevolenza”) di colui che è chiamato junzi, “l’uomo nobile di animo”. Uno fra gli aspetti centrali di questa aspirazione è espresso così: “L’uomo dotato di benevolenza, desiderando essere saldo, fa sì che lo siano gli altri, desiderando progredire, fa sì che gli altri progrediscano. Assumi come esempio quel che puoi fare per chi ti è vicino: è la strada verso la benevolenza”. Sono parole che traducono un’evidenza profonda: le qualità e gli sviluppi umani, il progresso sia interiore sia concreto, non si conquistano indipendentemente dagli altri – e magari in conflitto con loro -, ma insieme con gli altri, attraverso la formazione di un ambiente che li rispecchi e li promuova per tutti.
Così, con l’esempio della vita e con il dialogo, Confucio ha plasmato per millenni la civiltà cinese, che è sempre ritornata al suo ammaestramento ogni volta che ha avvertito la necessità di “riconoscersi”. Protagonisti di questa vicenda sono stati inizialmente altri due maestri: Mencio (IV sec. a.C.) e Xunzi (III sec.) A quest’ultimo Amina Crisma dedica Conflitto e armonia nel pensiero cinese dell’età classica; qui la prima traduzione italiana del Trattato sui riti è accompagnata da un saggio approfondito che colloca l’opera nel periodo tragico di violenza e di caos nel quale l’autore visse e sulle cui cause si interrogò a fondo, dibattendo con pensatori contemporanei o precedenti come lo stesso Mencio. Dopo i tre grandi Maestri, alla fine dell’VIII secolo d.C. il celebre filologo Han Yu reinterpretò il pensiero confuciano gettando le basi del movimento di pensiero noto come Neoconfucianesimo e fiorito durante la dinastia Song settentrionale (960-1279). Questa fase in particolare è al centro dell’introduzione Confucianesimo di J. H. Berthrong ed E. Nagai Berthrong: una panoramica sulla storia intellettuale del confucianesimo e del suo ruolo decisivo nel processo di formazione e sviluppo della civiltà cinese, ma anche del suo influsso sulla cultura dell’intera Asia orientale (Corea, Vietnam e Giappone). In maniera originale, la trattazione si sviluppa attraverso uno spaccato, immaginario ma concreto, della vita quotidiana di una famiglia del ceto alto nella Cina dell’ultima dinastia cinese (Qing, 1644-1911) e ciò contribuisce a renderla molto accessibile e vivace.

Confucio, “Dialoghi”, a cura di T. Lippiello, Einaudi, Torino 2003, pagg.246, € 10,50;
A. Crisma, “Conflitto e armonia nel pensiero cinese dell’età classica: il Trattato sui riti di Xunzi”, Unipress, Padova 2004, pagg. 188, € 22,00;
J. H. Berthrong, E. Nagai Berthrong, “Confucianesimo. Una Introduzione”, Fazi, Roma 2004, pagg. 250, € 14,50.

 

Confucianesimo - RASSEGNA STAMPA

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