Philippe Simonnot
Il mercato di Dio
La matrice economica di ebraismo, cristianesimo, islam
Traduzione di Giuliano Gasparri
Prefazione di Marco Aime
Per la prima volta, i testi fondativi dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam vengono riletti da un economista. Una nuova interpretazione arricchita dal ricorso alle più recenti scoperte storiche e archeologiche, che ci permettono di comprendere la costituzione e l’evoluzione dei monoteismi. In effetti, fu un vero e proprio accordo commerciale quello intercorso tra Dio e Abramo, padre fondatore riconosciuto dalle tre grandi religioni, da cui derivò la nascita del concetto di Terra promessa, ancora oggi terreno di aspre dispute. Con conseguenze paradossali: ogni monoteismo tende alla distruzione della concorrenza sul “mercato” delle religioni, cosa che implica la fede in un dio unico, esclusivo e diverso da quello degli altri. In una parola, un monopolio. Ecco perché, nel corso dei secoli, è stata incoraggiata la riscossione delle decime, delle donazioni, delle offerte: “imposte involontarie” che, nel tempo, hanno foraggiato le spese quotidiane dei ministri del culto (e talvolta anche i loro dispendiosi investimenti). Un meccanismo che funzionava bene proprio in virtù di un’elementare legge economica: è più facile raccogliere oboli per una sola divinità, anziché doverli suddividere fra tanti dèi, come nel paganesimo. È stato così che ogni religione ha cominciato a concepirsi – e ad agire – proprio come un monopolio: una volta esclusa la concorrenza, ha aumentato i “prezzi” dei suoi “prodotti”, sebbene la qualità dei suoi “servizi” si andasse riducendo. E ha proseguito con questa politica fintanto che un altro culto non è riuscito ad affacciarsi sul “mercato”. L’economia ci offre così una singolare chiave di volta per interpretare sotto una diversa luce la storia religiosa degli ultimi quattromila anni.
– 20/05/2010
Villari e Simonnot vincono il Città delle Rose
– 05/02/2010
Il mercato di Dio
– 19/01/2010
Il marketing della spiritualità
– 12/01/2010
Le fedi come le aziende aspirano al monopolio