Roberto Galaverni
Il poeta è un cavaliere Jedi
Una difesa della poesia
Attraverso una costellazione di poeti classici e contemporanei, italiani e stranieri– da Dante a Leopardi, da Montale a Pasolini, da Zanzotto a Magrelli, ma anche Eliot, Auden, Brecht, Szymborska, Heane – a partire dal motivo centrale poeta-impero vengono reinterpretate da Galaverni alcune grandi questioni della poesia e in generale della creazione artistica: il rapporto col mondo, l’impegno civile, la relazione tra individuo e comunità, tra responsabilità e libertà, il senso della tradizione, la forza del poeta e della lingua, la resistenza ai luoghi comuni e agli stereotipi, come a ogni condizione di uniformità e di mortificazione dell’essere.
– 06/09/2008
Il critico astronomo
– 12/05/2008
Quella piccola sfera magica che chiamiamo poesia del luogo
– 19/04/2008
“Il poeta è il giardiniere della lingua”
– 06/10/2007
Il poeta è come un cavaliere Jedi
– 31/08/2007
Com’è difficile la rima fiore-amore
– 08/02/2007
Galaverni e “Il poeta è un cavaliere Jedi”
– 07/12/2006
Versi & commenti
– 28/10/2006
D’Altrocanto è poesia
– 01/09/2006
“Un rapporto ad alta tensione, senza garanzie e senza rete”
– 04/07/2006
I poeti, cavalieri Jedi assediati dai critici
– 11/06/2006
Poesia, una spada per anime pigre
– 23/05/2006
Il cavaliere dalla pura forza
– 28/05/2006
Il giardiniere della lingua
– 11/05/2006
Dante e Brodskij, Jedi nelle guerre stellari della poesia
– 01/05/2006
Una luccicante spada laser
– 13/04/2006
E’ tornato lo Jedi? Sì, ma oggi scrive poesie
– 16/03/2006
Disobbedienza in versi
“Il poeta è un cavaliere Jedi” di Roberto Galaverni ha l’andamento dei classici trattati scritti “in difesa della poesia”, il procedere per associazioni e confronti legati a quanto alcuni poeti hanno scritto sulla propria attività, ricavando lungo il percorso la certezza della impermeabilità della poesia a tutto quanto è praticità o, nell’esistenza, sostanza residuale e ripetitiva. L’idea è che la poesia sia un atto particolarissimo di conoscenza che si attua attraverso il linguaggio, per cui ogni poeta, scrivendo, compie un gesto di identificazione in un linguaggio che è poi la sua patria i cui confini sono segnati da emozioni, pure se incrociano paesaggi e comportamenti. Ma la poesia è anche un atto morale, poiché è una disinteressata affermazione di libertà e disobbedienza a ogni norma per l’affermazione di una singolarità espressiva che è pura proprietà del poeta. Possono esservi alle sue spalle tradizioni e legami di filiazione, ma la poesia vera è quella che rigenera, o mette a tacere quelle tradizioni e quelle filiazioni. Brodskij e Heaney aiutano Galaverni nel suo viaggi, che poi tocca il corpo cospicuo di alcuni poeti italiani del ‘900, Montale o Pisolini per esempio. Di Pasolini gli piace sottolineare la polemica sottintesa in “Trasumanar e organizzar” contro la degradazione della lingua operata dalla cedevolezza agli automatismi gergali. La poesia è sempre una rivolta “contro colui che comanda”, e la rivolta si esercita anzitutto nella purificazione della lingua. Così, di Montale, Galaverni tiene a mettere in evidenza che la forza poetica della poesia di lui “non prescinde dalla presenza di una forza, da una reazione e da un attrito, da una spinta oppositiva e insomma dall’affermazione di una vitalità”. Il bello di questo libro originale sta nel suo affermare che quella lingua “sempre in armi” che p la lingua della poesia, “mai elitaria ma sempre iscritta nel cerchio della vita dell’uomo” è al fondo un reale argine antropologico.
– 02/04/2006
Nella poesia una lingua ad alta tensione
– 28/03/2006
Cos’è la poesia? Una dedizione al linguaggio
– 25/03/2006
La poesia salvata dagli Jedi
– 22/03/2006
Contro i luoghi comuni il poeta fa lo Jedi
– 21/03/2006
Da Dante a Guerre Stellari così si difende la poesia
– 03/03/2006
Il poeta è un cavaliere Jedi